Riferendosi al conflitto in Ucraina, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che vuole “raggiungere un accordo per fermare questa guerra ridicola”. La sua telefonata del 12 febbraio con Vladimir Putin e l’incontro del 18 febbraio tra le delegazioni di Stati Uniti e Russia in Arabia Saudita hanno alimentato la speranza che il negoziato possa mettere fine a tre anni di combattimenti. Come dovrebbe svolgersi la trattativa? Chi dovrebbe coinvolgere? Come potrebbe essere un eventuale accordo finale?
Il New York Times si è occupato di questi temi dalle prime settimane della guerra, nel 2022, quando l’Ucraina e la Russia avevano avviato un negoziato diretto che poi è naufragato. Riassumendo quello che sappiamo della situazione, ecco una guida sugli eventuali colloqui di pace.
Oggi l’Ucraina ha poche speranze di annullare le conquiste della Russia sul campo di battaglia. Questo significa che qualunque accordo comprenderà dolorose concessioni di Kiev, che potrebbero sembrare un premio di Trump all’aggressione di Putin. E significa anche che la Russia sarà molto determinata. Allo stesso tempo, però, Putin potrebbe avere buoni motivi per trovare un accordo. L’economia russa rischia di essere travolta da un’inflazione fuori controllo, in una fase in cui la spesa militare è enorme e muoiono almeno mille soldati al giorno. Un accordo, tra l’altro, potrebbe aprire la strada a una riduzione delle sanzioni occidentali. Molti dubitano che Putin negozierebbe in buona fede, mentre l’Europa e l’Ucraina temono di essere scavalcate da Trump, che potrebbe stringere un patto con il Cremlino in autonomia.
Eppure secondo alcuni esperti oggi è possibile trovare un’intesa che sia soddisfacente per Putin e allo stesso tempo in grado di garantire almeno in parte la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina.
Chi siederà al tavolo delle trattative? L’amministrazione Biden aveva cercato di isolare diplomaticamente la Russia e aveva fatto presente che qualsiasi negoziato sul destino dell’Ucraina avrebbe dovuto coinvolgere gli ucraini. Trump ha rinnegato questa linea il 12 febbraio, quando ha discusso il futuro del paese direttamente con Putin precisando che poi avrebbe “informato” il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj sui contenuti della conversazione. Ora Kiev appare isolata. Zelenskyj non è stato invitato all’incontro in Arabia Saudita.
Anche i paesi europei rischiano di essere tagliati fuori, nonostante gli aiuti complessivi stanziati dall’Europa per Kiev dall’inizio della guerra, circa 140 miliardi di dollari, superino quelli degli Stati Uniti.
Territorio L’Ucraina ha dichiarato che non riconoscerà mai nessuna modifica dei suoi confini. La Russia rivendica non solo quel 20 per cento di territorio ucraino già controllato dal suo esercito, ma anche una striscia ancora in mano a Kiev e divisa in quattro regioni che Mosca non controlla completamente.
Probabilmente la Russia avanzerà richieste che vanno oltre il destino di Kiev
Un possibile compromesso sarebbe il congelamento dei combattimenti.
In questo scenario la Russia conserverebbe i territori che ha conquistato, ma rinuncerebbe al tentativo di impossessarsi di altre zone del paese. Kiev e l’occidente non riconoscerebbero formalmente le annessioni della Russia, anche se Mosca non rinuncerebbe ufficialmente alle sue rivendicazioni territoriali.
L’accordo potrebbe stabilire che le dispute saranno risolte pacificamente in futuro, entro dieci o quindici anni, come proposto dai negoziatori ucraini per lo status della Crimea nei colloqui di pace del 2022.
Un dettaglio importante è Kursk.
Oggi l’Ucraina controlla circa cinquecento chilometri quadrati di territorio in questa regione della Russia. Il Cremlino ha respinto l’idea che l’Ucraina possa usarli come merce di scambio per trattative future. Ma se il negoziato dovesse partire prima che la Russia riesca a cacciare gli ucraini dalla regione, Kiev potrebbe comunque trovare il modo di barattare una ritirata da Kursk in cambio di alcune concessioni di Mosca.
La Nato e l’Unione europea Per l’Ucraina la possibilità di ottenere garanzie di sicurezza per il futuro è importante quanto la rivendicazione dei territori conquistati dalla Russia. In sostanza Kiev vuole assicurarsi che non ci sarà una nuova aggressione russa. L’Ucraina ha sottolineato più volte che l’adesione alla Nato è un punto cruciale, ma per la Russia questa possibilità è una minaccia alla propria esistenza. L’amministrazione Trump ha chiarito che su questo punto prevede che sarà Mosca ad avere la meglio.

Lasciare una porta aperta per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea (ma non nella Nato) potrebbe essere un buon compromesso. Prima del fallimento dei colloqui del 2022, infatti, i negoziatori russi avevano accettato un testo che definiva un accordo “compatibile con la possibile adesione dell’Ucraina all’Unione”.
Garanzie di sicurezza In mancanza di un’adesione alla Nato, Zelenskyj ha parlato di un dispiegamento di duecentomila soldati stranieri in Ucraina per garantire la tenuta del cessate il fuoco, ma gli analisti sottolineano che l’occidente non può mettere insieme una forza militare così grande. Sul fronte opposto, anche la Russia vuole “garanzie di sicurezza” per scongiurare la possibilità che l’Ucraina cerchi di ricostituire la sua potenza militare per riprendersi i territori occupati dall’esercito di Mosca. Il Cremlino vuole imporre un tetto alle dimensioni dell’esercito di Kiev e vietare la presenza di truppe straniere sul suolo ucraino.
Questo aspetto è considerato da molti il più delicato di un’eventuale trattativa. Un gruppo di esperti guidato da Marc Weller, professore di diritto internazionale di Cambridge specializzato in negoziati di pace, ha preparato un possibile accordo basato su un compromesso, ovvero l’invio in Ucraina di un contingente internazionale ridotto, composto da 7.500 soldati di paesi graditi sia a Mosca sia a Kiev.
La proposta prevede sanzioni immediate contro chiunque riprenda le ostilità, e permetterebbe all’Ucraina di fare esercitazioni militari congiunte (limitate) con altri paesi e di collaborare con altri eserciti nella produzione di armi e nell’addestramento.
Il cessate il fuoco La solidità di un cessate il fuoco potrebbe dipendere dai dettagli dell’accordo.
Thomas Greminger, ex diplomatico svizzero coinvolto nel controllo del cessate il fuoco in Ucraina orientale dopo il 2015, sottolinea tre aspetti fondamentali. Il primo è la possibilità di accordarsi sulla “linea di contatto” che separerebbe il territorio controllato dalla Russia da quello in mano all’Ucraina. Poi ci sarebbe la necessità di creare una “zona di disimpegno”, o zona cuscinetto, tra le forze rivali, in modo da evitare scontri accidentali e incomprensioni che possano far riprendere le ostilità.
Infine bisognerebbe sanzionare eventuali violazioni del cessate il fuoco. Il linguaggio dell’accordo “potrebbe essere molto tecnico” su temi come la zona di disimpegno e il rispetto del cessate il fuoco, spiega Greminger, che oggi dirige il Center for security policy, un centro studi di Ginevra. Tuttavia questi tecnicismi “potrebbero rivelarsi decisivi per la tenuta del cessate il fuoco”.
La Nato in Europa orientale Putin sostiene che la sua guerra non riguarda solo l’Ucraina, ma anche la volontà russa di costringere l’occidente ad accettare un nuovo quadro della sicurezza in Europa. Alcune settimane prima dell’invasione, il presidente russo aveva presentato un ultimatum in cui chiedeva alla Nato di interrompere l’espansione verso est e ritirarsi da gran parte dell’Europa.
Secondo il Cremlino, nella telefonata del 12 febbraio con Trump, Putin ha sottolineato la “necessità di eliminare alla radice le cause del conflitto”. Questo significa che probabilmente la Russia avanzerà richieste che vanno oltre il destino dell’Ucraina. Gli alleati degli Stati Uniti risponderanno che un arretramento della Nato in Europa aumenterebbe il rischio di un’invasione russa in Polonia e nei paesi baltici, ma Trump potrebbe accettarlo, soprattutto considerando il suo scetticismo sull’invio di soldati statunitensi.
Il negoziato sarà insidioso. L’ex diplomatico Greminger ha individuato almeno tre linee di confronto per le trattative: Stati Uniti-Russia, Russia-Ucraina e Russia-Unione europea. “Ci sono come minimo questi tre livelli”, spiega. “E non ci sono scorciatoie”.
Trump e Putin Le rivendicazioni di Putin vanno al di là del territorio e della sicurezza. Nel 2022 i negoziatori russi avevano cercato di cancellare l’identità ucraina, chiedendo che il russo tornasse a essere la lingua ufficiale del paese e che fosse vietato intitolare luoghi e monumenti agli eroi dell’indipendenza ucraina. Probabilmente questi temi riemergeranno. Putin potrebbe anche far leva su una risoluzione del conflitto per ottenere altri vantaggi da Trump, a cominciare dalla cancellazione delle sanzioni contro Mosca. “Putin vorrebbe avere un rapporto produttivo e duraturo con questa amministrazione”, conferma Rose Gottemoeller, ex sottosegretaria di stato statunitense. “Ma per ottenere quello che vuole deve essere pronto a fare delle concessioni”. ◆as
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Questo articolo è uscito sul numero 1602 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati