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I figli degli altri

Io e mia moglie abbiamo accettato il fatto che non possiamo avere figli, ma mi resta la paura che il vuoto lasciato da questo importante progetto non ci permetterà di essere pienamente felici. Come possiamo evitare che questa delusione ci logori lentamente? –A.

La columnist del Guardian Tess Pryor, oggi sessantenne, ha parlato diverse volte dell’esperienza traumatica vissuta insieme al compagno, quando hanno deciso di non avere figli dopo che lei aveva subìto cinque aborti spontanei. “In quel periodo, e per molti anni dopo, abbiamo mostrato classici sintomi depressivi”, racconta. “Ci sentivamo tristi, vuoti, a volte arrabbiati, persi, angosciati e senza nulla a cui tendere”. Il tempo però ha cambiato le cose. “Oggi guardiamo la vita attraverso lenti più morbide. E, con questi decenni alle spalle, vogliamo condividere con gli altri che, benché a volte sia difficile, è possibile crearsi una vita diversa insieme. Siamo consapevoli che stare insieme da trent’anni è un bellissimo risultato e ci apprezziamo l’un l’altra ancora di più. Oggi cerchiamo di non pensare troppo a quello che abbiamo perso ma al fatto che siamo ancora qui e siamo ancora insieme”. Pryor racconta anche che, ultimamente, il fatto che i loro amici stiano diventando nonni ha riaperto vecchie ferite. Ma si rende anche conto che la loro vita è stata piena di bambini, oggi adulti: nipoti, figliocci o figli di amici che hanno accolto il loro desiderio di dargli affetto. “Un cuore spezzato non si cura mai, ma i bambini degli altri possono essere un ottimo defibrillatore”.
daddy@internazionale.it

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