Internet è allo stesso tempo una fogna a cielo aperto e pagine gialle globali. Ma cos’è, esattamente? Non può essere ridotta alle sue componenti tecniche. È metafisica, ma senza un significato fisso o trascendente. È una sfera di cristallo, ma senza alcuna chiaroveggenza. Nel suo ultimo libro, Quattro nuovi messaggi, Joshua Cohen si occupa delle proprietà esperienziali della modalità online, delle sue trame e tautologie, dei suoi effetti sul linguaggio e quindi sull’uomo e sul significato. In Emissione, il primo dei quattro racconti che compongono il libro, un personaggio è in cerca di un avvocato per far cancellare un post da un blog. La storia è intelligente e occasionalmente esilarante, anche se la premessa – che il post in questione possa rovinare la vita di un ragazzo che spaccia cocaina agli studenti di Princeton, dunque già messo male – non è del tutto credibile. Inviato, un’elaborata sala degli specchi, si apre con una specie di leggenda sulla profanazione di un cimelio di famiglia, una testiera di legno intagliato, e poi segue il discendente dell’intagliatore direttamente online, in uno dei milioni di clip porno. In McDonald’s uno scrittore in difficoltà chiede ai motori di ricerca “cosa c’è di sbagliato nella mia storia” e intanto rumina sulla nullità esistenziale delle parole, dei nomi, della causalità narrativa, dei cliché di genere. Questo è il più strano, il più rischioso, il più esoterico, riflessivo e impegnativo dei Quattro nuovi messaggi di Cohen, ma anche quello che mostra meglio i suoi talenti di esploratore dell’assurdo. Cohen ha letto tutti i modernisti europei, è uno scrittore colto, ma il suo libro non suona mai scontato.
Rachel Kushner, The New York Times