La sovrana d’oro di Edoardo VIII ha uno status leggendario per due motivi. In primo luogo, il re, notoriamente vanitoso, si rifiutò di essere raffigurato rivolto verso destra, ritenendo che il sinistro fosse il suo profilo migliore. Poi, a causa della sua abdicazione, la moneta non entrò mai in circolazione. Eppure un esemplare – di provenienza sospetta – compare negli improbabili dintorni di una fattoria per la produzione di latte nel villaggio irlandese di Rainsford, nella contea di Meath. Vinta, si dice, in una partita di poker da uno dei camerieri di Edoardo VIII, la moneta è diventata il tesoro più prezioso del proprietario terriero locale ubriacone e prepotente, Hugh Dollard. Il giovane bracciante Maurice ha subìto ripetute violenze e abusi da parte del suo datore di lavoro e del suo altrettanto vendicativo figlio, Thomas. Quando la moneta è smarrita durante una lite familiare, Maurice la intasca imprudentemente. L’eredità della moneta e la sua maledizione sono raccontate da Maurice, a 84 anni, seduto al bar dell’ex residenza Dollard, diventata un albergo. Mette in fila cinque bicchieri e propone un brindisi per ciascuno di loro, dando vita a lunghi monologhi interiori sulle cinque persone che più hanno segnato la sua vita. Il primo brindisi è dedicato al fratello maggiore di Maurice, Tony, da lui idolatrato ma morto di tisi in giovane età. Il secondo monologo è per Molly, la figlia di Maurice nata morta. Il terzo a Noreen, la cognata con disturbi mentali, considerata nel linguaggio dell’epoca affetta da “malinconia” e internata in manicomio. Il quarto brindisi va all’unico figlio sopravvissuto di Maurice, Kevin, giornalista negli Stati Uniti. Infine brinda all’amata moglie Sadie, la cui morte, avvenuta due anni prima, è ancora dolorosa e vicina, almeno nella sua memoria. La struttura è piacevolmente chiara: cinque singole opere di narrativa pienamente realizzate, legate insieme dalla presenza talismanica della moneta rubata.
Alfred Hickling,The Guardian
Il romanzo di Sharon Dodua Otoo si basa su una voce narrante intorno alla quale la letteratura è stata finora silenziosa: lo spirito del mondo. “Come un soffio d’aria, non posso essere né visto né toccato”. Da questa prospettiva Otoo racconta la vita di quattro donne, tutte di nome Ada. La prima vive a Totope, nell’Africa occidentale del quattrocento. La seconda è considerata la prima programmatrice informatica della storia, che lavorò insieme a Charles Babbage alle prime macchine calcolatrici. La terza è costretta a prostituirsi in un campo di concentramento. La quarta vive nel ventunesimo secolo, è incinta e sta cercando un appartamento a Berlino. Così il romanzo affronta temi come il razzismo, la maternità e la sorellanza. I livelli temporali spesso si fondono. I fili narrativi sono tenuti insieme da un braccialetto in cui s’imbattono tutte e quattro.
Hanna Engelmeier, Süddeutsche Zeitung
Kiko, vent’anni, sopravvissuta a prolungati abusi quando era bambina, continua a lottare. Itoshi è un giovane incapace di parlare. Entrambi avevano perso la fiducia nell’umanità. Ma dopo essersi incontrati, hanno cominciato a trovare conforto l’una nell’altro. Come simbolo del loro isolamento, l’autrice fa riferimento a una balena che si credeva abitasse al largo della costa occidentale degli Stati Uniti. Conosciuta come la “balena più solitaria del mondo”, il suo richiamo ha un tono di 52 hertz, una frequenza troppo alta per essere udita da altre balene. Itoshi, che la madre chiamava mushi (insetto), si rifiuta di rivelare il suo nome. Una divertita Kiko decide di chiamarlo 52. “Ehi, ascolterò la tua voce che nessuno può sentire”, gli dice. Le sue parole scongelano il suo cuore ghiacciato, che comincia a risuonare con quello di Kiko. Le distanze tra le persone aumentano, dovremmo sforzarci di ascoltare le voci flebili ma disperate di persone la cui solitudine è diventata più profonda.
Asahi Shimbun
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