Cultura Libri
La mia Monticello
240 pagine, 17 euro

Qualcuno ha scritto che accettare la propria storia non significa annegarci dentro, significa imparare a usarla. Jocelyn Nicole Johnson usa la storia in modo spettacolare. Il racconto che dà il titolo a questa raccolta è un’immersione storica che si svolge in un terrificante futuro prossimo. L’ambientazione è la Virginia, dove Johnson è nata. Tuttavia, per i suoi personaggi, la Virginia è diventata molto inospitale. La narratrice è una giovane studente universitaria. Lei e un piccolo gruppo di vicini sono stati costretti a fuggire dalle loro case. Traumatizzati, sono per lo più neri e latini, cacciati da una milizia bianca. Anche se tutto questo richiama alla mente il mortale raduno Unite the right del 2017 a Charlottesville, i lettori sono portati ancora più indietro nel razzismo del paese, quando il gruppo arriva alla piantagione di Thomas Jefferson in Virginia, Monticello. Ciò che rende La mia Monticello così efficace è che non si allontana molto dalla vita come la conosciamo oggi. Nel futuro prossimo evocato da Johnson ci sono le ondate di calore e gli incendi che mettono in evidenza il cambiamento climatico. Ci sono le conseguenze di un’elezione particolarmente difficile. C’è la vile retorica della teoria della sostituzione etnica. Ma le vite dei personaggi, riccamente disegnati dall’autrice, sono sempre al centro dell’attenzione. Un esordio straordinario di una scrittrice di talento con una visione senza fronzoli della storia e di ciò che ne può derivare.
Anissa Gray, The Washington Post

La canzone popolare
464 pagine, 21,00 euro

C’è Christophe, un rappresentante di cibo per cani che non ha mai lasciato il suo villaggio di Cornécourt, e i gloriosi ricordi legati alla sua giovinezza, quando era la stella della squadra di hockey e il sogno di tutte le ragazze della scuola. E c’è Hélène, dirigente della classe media che è tornata nel paese d’origine, nell’est, dopo un esaurimento a Parigi. Per caso i due quarantenni, quello che vive con il padre e il figlio in una catapecchia e quella che vive con il marito e i figli in una casa di architetti, s’incontreranno di nuovo e giocheranno a rivivere la loro adolescenza. Crederanno di poter tornare indietro e sospendere il tempo. È l’asse intorno al quale ruota questo splendido romanzo sulla crisi di mezza età. Nicolas Mathieu, incoronato portavoce della Francia periferica, ricostruisce magnificamente le traiettorie dei suoi protagonisti, le scelte e le non scelte che le hanno determinate. Descrive i conflitti dei disertori di classe come la sua protagonista, l’impossibilità di sentirsi a casa in qualsiasi luogo. Osserva i dettagli attraverso i quali si manifestano la diffidenza e il disprezzo tra i gruppi sociali. Dice tutto questo e molto di più. Un po’ troppo: è come se Nicolas Mathieu fosse inebriato dal suo gusto per l’analisi sociologica e dal suo talento per lo studio psicologico, reso più vivido dalla sorprendente chiarezza delle frasi, punteggiate da esplosioni di ironia o di lirismo. Eppure, è la malinconia a dominare. La malinconia che attanaglia al momento del bilancio di mezza età, ovviamente. Ma anche, e soprattutto, quella di una scrittura che si è data il compito impossibile di fermare il corso dei giorni.
Raphaëlle Leyris, Le Monde

Cuor contento il ciel lo aiuta
240 pagine, 19,50 euro

Sedaris vive nel West Sussex ma ha trascorso il periodo del lockdown a New York. In questo libro di memorie racconta la sua esperienza d’isolamento con la sua consueta miscela di autoironia e affabile misantropia. Si diletta nel banale, trattando temi come gli oroscopi, il segreto della longevità delle relazioni, le assurdità del linguaggio eufemistico e gli effetti – nonché i costi esorbitanti – della chirurgia dentale. L’attenzione si sposta di tanto in tanto su argomenti più cupi, in particolare sulla morte del padre di 98 anni. Personaggio in precedenza un po’ prepotente, Lou Sedaris si era trasformato negli ultimi mesi in “uno gnomo gentile”, spingendo il figlio a chiedersi se “l’uomo tenero e allegro che ho visto quel pomeriggio nella casa di riposo Spring­moor fosse lì da sempre, soffocato da strati di rabbia e impazienza”. Sedaris non si presenta sempre in buona luce in questo libro. Può essere anche meschino e amaro, ma è in parte grazie a questi difetti che le persone si relazionano con lui.
Houman Barekat, The Guardian

Blizzard
184 pagine, 18,50 euro

La prima a disperarsi è la ragazzina che per allacciarsi le scarpe ha lasciato la mano del bambino. Quando si è rialzata, lui era già scomparso. La ragazzina ha dieci anni. Si chiama Bess. La neve sommerge il paesaggio e Bess sa che non potrà mai tornare ad affrontare Benedict, l’uomo che le ha affidato il suo bambino, se non lo riporterà indietro sano e salvo. Benedict, a differenza di Bess che viene dalla città, è un uomo dell’Alaska. Siamo nel bel mezzo di Blizzard, il primo romanzo cupo ma luminoso di Marie Vingtras. I personaggi monologano a turno, abbandonandosi a una narrazione che prevede l’ascolto di un terzo invisibile (il lettore). Benedict è accompagnato da un vecchio amico scapolo e ubriaco, Cole. Con le racchette da neve ai piedi, i due avanzano come possono. Il romanzo non si concentra tanto sulla ricerca del bambino quanto sulla scoperta dei tormenti passati dei personaggi, distillando informazioni sempre più inaspettate. Ognuno di loro ha sperimentato il vuoto di un’assenza, a cui fa eco la scomparsa attuale. Al centro della trama c’è la storia del fratello di Benedict, scomparso un giorno senza alcuna spiegazione.
Claire Devarrieux, Libération

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1505 - 31 marzo 2023
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