Adolescenza, pubertà o giovinezza sono i nomi che si danno al periodo della vita in cui tutto sembra possibile, brutto o bello, tutto tranne una cosa: essere al sicuro. È un momento in cui si può facilmente essere manipolati. È sempre così, ovunque, anche nel 1976, alla periferia del quartiere Gittersee di Dresda. Più precisamente in un’auto parcheggiata, il cui conducente offre una sigaretta alla sedicenne accanto a lui. No, non ci sono aggressioni fisiche ma c’è senz’altro una forma di abuso. L’uomo è un ufficiale della Stasi e ascolta la giovane Karin, la trasforma in un’informatrice, le presta attenzione e ottiene in cambio fiducia. Il padre è alcolista, la madre è depressa e se ne va per sfuggire al suo triste matrimonio per inseguire il suo sogno di una vita nei circoli intellettuali. Anche il migliore amico di Karin, Paul, fugge attraversando il confine con la Germania Ovest. Ecco perché nel romanzo di Charlotte Gneuss appare Wickwalz, l’uomo della Stasi, ecco perché la ragazza si siede accanto a lui, fuma le sue sigarette e tradisce i suoi amici. In questo modo si libera brevemente dal suo senso d’impotenza ma poi si sente ancora più abbandonata. Le descrizioni di Gneuss della vita quotidiana nella Rdt sono particolarmente felici: disegna i suoi personaggi con tocco sicuro ed è un piacere vederla intrecciare l’ingiustizia personale con quella politica. Gneuss con Karin ha creato un personaggio che verrebbe voglia di continuare a seguire in altri paesi e in altri tempi.
Michael Wolf,Die Tageszeitung
Mohamed Mbougar Sarr è un brillante osservatore dell’umanità e in Puri uomini riesce, attraverso il suo viaggio personale e un confronto con i suoi pregiudizi, a trascendere culture e confini e a sondare l’animo umano nelle sue molteplici contraddizioni. I “puri uomini” sono “gli unici in Senegal a cui si nega la sepoltura. Gli unici a cui sono negate sia la morte che la vita”; i góor-jigéen, gli uomini-donne, gli omosessuali. Un argomento tabù nella società senegalese che l’autore tratta con sensibilità, senza voglia di scioccare, ma piuttosto di abbassare le difese. Ndéné Gueye, un giovane professore di lettere deluso dall’insegnamento, guarda un video virale in cui il cadavere di un omosessuale viene dissotterrato e trascinato da un’orda inferocita. Inizialmente indifferente, il giovane si ritrova presto al centro di un dibattito, perché il rettore della sua università vuole vietare l’insegnamento di alcuni autori, tra cui Verlaine, noti per le loro relazioni bisessuali. Attraverso gli incontri con diversi personaggi – la sua amante Rama, bisessuale e libera; suo padre, l’imam per il quale i precetti religiosi sono sacri; Samba Awa, travestito protagonista del folklore locale – troverà il coraggio delle sue convinzioni e l’audacia di essere se stesso. Anche se il romanzo si concentra sui difetti della società senegalese, i suoi argomenti risuonano più che mai in un’epoca in cui le conquiste dell’uguaglianza si stanno indebolendo. Un’opera magnifica e toccante.
Anne-Frédérique Hébert-Dolbec, Le Devoir
In Tom Lake, il nono romanzo di Patchett, una compagnia teatrale estiva vive nelle zone rurali del Michigan come una sorta di famiglia incestuosa. Condividono alloggio, pasti e letti; la loro comunità è piena di momenti d’intimità intensi e fugaci. Mentre la compagnia mette in scena una produzione di La piccola città di Thornton Wilder, l’attrice scelta per il ruolo di Emily, l’ingenua giovanetta della commedia, se ne va e una ragazza di nome Lara arriva per prenderne la parte. Lara non ha studiato teatro ma ha una straordinaria capacità d’interpretare il ruolo. Tom Lake è una fiaba ed è transitoria come qualsiasi idillio; quel momento magico scivola tra le dita di Lara che sa che “nessuno può continuare a interpretare Emily per sempre” e sembra soffrire in anticipo. Il sipario calerà prima di quanto lei possa aspettarsi. Nell’estate del 2020 Lara, che ha ormai 57 anni, racconta alle figlie ventenni la sua brevissima avventura estiva come attrice. Katy Waldman,The New Yorker
La letteratura di Melinda Moustakis è quasi un manuale per imparare a intrecciare l’ambientazione di una storia con le vite dei suoi personaggi. Ma soprattutto svela che quell’intreccio è inestricabile: i luoghi non sono separabili dalla vita. In 150 acri si addentra in Alaska esplorando la tensione tra la volontà umana e quella del territorio, e tra personaggi che cercano sia unione sia solitudine in un luogo per loro assolutamente nuovo. Lawrence e Marie sono due sposi appena arrivati ad Anchorage che si avventurano in quei luoghi selvaggi per assicurarsi un pezzo di terra dove abitare. Per Lawrence si tratta di mettere su famiglia dopo aver combattuto nella guerra di Corea, per Marie vivere in Alaska significa un nuovo futuro al di là delle aspettative che pesavano su di lei in Texas. Queste due strade parallele danno forma a un romanzo che descrive quanti atti di rimozione, sia personali sia collettivi, sono necessari per resistere come coppia in un’Alaska che sta per trasformarsi in uno stato degli Stati Uniti. La prospettiva mutevole del romanzo consente al lettore di vedere ciò che Lawrence e Marie non possono ancora rivelare o sapere l’uno dell’altra e di sentire la spinta e l’attrazione tra marito e moglie, tra uomo e territorio e tra proprietà e sovranità. Lawrence e Marie costruiscono una narrazione del loro matrimonio che gli consente di sopravvivere. Anne Valente, Chicago Review of Books
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