Diciassette anni dopo l’arresto di Amanda Knox, accusata di aver ucciso Meredith Kercher, sua coinquilina a Perugia, alcuni abitanti del capoluogo umbro sono indignati perché la città è protagonista ancora una volta di una vicenda drammatica che vorrebbe dimenticare. A novembre sono arrivati per due giorni di riprese il cast e la troupe di una serie sul caso. Sarà trasmessa negli Stati Uniti da Hulu, il canale in streaming della Disney. Le produttrici esecutive sono Amanda Knox e Monica Lewinsky.
La sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi ha voluto scrivere una lettera aperta alla cittadinanza, scusandosi per il dolore causato dalla loro presenza. Su un balcone del centro storico è stato appeso un lenzuolo con la scritta “rispetto per Meredith”. Un consigliere comunale ha criticato sui social media la decisione della sindaca di autorizzare le riprese a Perugia, dove per lungo tempo, ha detto, quella vicenda di cronaca nera ha oscurato “la storia, l’arte e la bellezza” della città. Il quotidiano La Nazione ha scritto che Meredith e Perugia avrebbero meritato più rispetto, senza subordinare al guadagno la dignità di una studente assassinata.
Fare le riprese altrove
Il fatto che Knox, dopo quattro anni in prigione sia stata assolta dall’accusa di aver ucciso Kercher, una studente britannica di 21 anni, assassinata nell’abitazione che le due ragazze condividevano, sembra non avere molta importanza in questa vicenda. “Le persone dimenticano che anche Knox è una vittima di questo caso”, sottolinea Luca Luparia Donati, direttore dell’Italy innocence project (il settore italiano di un’organizzazione internazionale che si batte contro gli errori giudiziari), che rappresenta Knox in un processo per diffamazione.
Knox all’epoca dei fatti aveva vent’anni ed è stata condannata due volte insieme all’ex compagno Raffaele Sollecito per l’omicidio di Kercher. Entrambi sono stati assolti nel 2015. L’unico imputato condannato in via definitiva per il crimine è Rudy Guede, che dopo 13 anni di carcere ha finito di scontare la sua pena nel 2021. Agli occhi di molti perugini e dell’opinione pubblica italiana, però, Knox potrebbe non scrollarsi mai di dosso l’immagine creata in tribunale e amplificata dai mezzi d’informazione di tutto il mondo: una donna diabolica e ossessionata dal sesso che ha ucciso Kercher durante quello che i pubblici ministeri hanno descritto come un gioco erotico finito male.
Knox si è ricostruita una vita negli Stati Uniti impegnandosi nella difesa delle persone condannate ingiustamente, ma non si è mai lasciata alle spalle gli eventi di Perugia e ha cercato far sentire la propria voce. Ha esposto in modo esaustivo la propria difesa in un’autobiografia del 2013, nel 2016 ha partecipato a un documentario trasmesso da Netflix e ha curato diversi podcast sull’argomento. Anche Sollecito e Guede hanno scritto un’autobiografia. Il pubblico ministero che si è occupato del caso ha scritto un libro sul processo.
Mentre Knox ha detto di voler ribadire la verità, la sorella di Meredith Kercher, Stephanie, ha replicato: “La nostra famiglia ha sofferto così tanto. Facciamo fatica a capire a cosa serva questa serie”. Oltre a Perugia, gran parte delle riprese avverrà in altre località italiane e in uno studio cinematografico europeo.
Perugia è ansiosa di superare questo momento drammatico della sua storia, che è lunga 2.400 anni. Paolo Mariotti, presidente di un consorzio locale, afferma “Perugia è una città provinciale” che non è abituata a delitti che attirano l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. Ha un’università con studenti di tutto il mondo e l’omicidio Kercher non ha certo trasmesso l’idea che qui possono sentirsi al sicuro, spiega Mariotti.
Nella lettera aperta la sindaca Ferdinandi ha affermato che il comune non aveva il potere di impedire le riprese in città. “Volevo offrire a Perugia un’occasione di riscatto, l’opportunità di mostrarsi, anche dentro una storia tragica, per quello che è. Eppure per cercare di tutelare l’immagine della città per un attimo ho perso di vista le persone, il dolore vivo della loro carne”. Secondo Mariotti sarebbe stato meglio girare altrove in Umbria: “Ci sono tante città medievali con strade strette. Il risultato sarebbe stato identico”. ◆ as
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1592 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati