I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.
Ci saranno sicuramente tanti modi per incoraggiare le persone a lasciare la propria terraferma, qualunque essa sia, in favore dell’esplorazione dello sconosciuto. Quello che Ferruccio Parazzoli propone in Apologia del naufragio è senza dubbio uno dei più complicati. Io, per esempio, non sono ancora sicura di averlo capito fino in fondo. Riesci a vedere come le nostre lettere, anche quelle che stai leggendo, sono delimitate da uno spazio bianco che, delimitandole, dà loro significato? E il nero di cui sono composte è come un abisso che le spinge verso lo stesso spazio bianco? Se non lo vedi, affidati a Parazzoli, che è come un padre che prende per mano un bambino e lo guida dentro un bosco fino a uscire dall’altra parte, dove c’è il mare. L’autore ci spiega come questo movimento continuo ci spinga a naufragare e nel naufragio – forse – a riscoprirci. Io ho provato, e usando i titoli dei capitoli come indicazioni stradali per non perdermi, sono arrivata all’ultima pagina e dove, credo, lo scrittore mi voleva condurre: in un luogo dove il naufragio, il fallimento, non spaventa più. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati