Sui giornali statunitensi stanno uscendo molti articoli che invitano Joe Biden a non ricandidarsi alle elezioni del 2024. Questi commenti si concentrano solo sulla principale debolezza del presidente, l’età, e ignorano i suoi evidenti punti di forza.
Uno dei motivi per cui esito a dire che Biden è troppo anziano per ricandidarsi è che la sua età mi sembrava un problema già nel 2020. Tutto quello che si dice oggi su questo argomento era valido anche all’epoca. Biden si bloccava all’improvviso durante i discorsi, dimenticava le parole e pronunciava frasi poco comprensibili. Quattro anni fa queste difficoltà si abbinavano a un modo antiquato di fare politica. Da candidato del Partito democratico ricordava con nostalgia i rapporti politici con i senatori segregazionisti e sembrava convinto che, come ai vecchi tempi, si potesse collaborare stabilmente con i repubblicani. Inoltre usava il suo legame con Barack Obama come una lancia e allo stesso tempo come uno scudo: era la base per la sua candidatura e la sua difesa contro ogni attacco. Ma Biden non era Obama, e il senato degli anni settanta era un lontano ricordo. In altre parole, il problema di Biden nel 2020 non era solo la sua età ma la sensazione che fosse fermo nel passato.
Biden ha dimostrato però agli scettici, me compreso, che si sbagliavano. Ha vinto le primarie democratiche anche se gli elettori potevano scegliere candidati più giovani, e ha vinto facilmente le presidenziali contro Donald Trump. Per gli americani le sue difficoltà comunicative non erano un problema.
Se fare campagna elettorale è come una gara di velocità, governare è una maratona. Nel 2022, quando Biden non riusciva a far passare le sue proposte, ero preoccupato per la sua mancanza di energia. Forse se fosse stato più giovane avrebbe potuto gestire meglio le trattative al senato. Ma poi i democratici sono riusciti a far passare una serie di leggi importanti al congresso, nonostante la maggioranza minima. E alle elezioni di metà mandato i democratici sono andati meglio del previsto.
Bisogna anche considerare che Biden ha ottenuto alcuni risultati proprio grazie alla sua età. In particolare, è riuscito a colmare i divari generazionali e demografici della sinistra. Negli ultimi anni l’elettorato democratico è diventato più giovane, più progressista e più istruito, mentre Biden si è formato come politico in un’epoca in cui gli operai erano ancora la base elettorale del suo partito. Un Biden più giovane e combattivo avrebbe cercato di neutralizzare l’ala sinistra del partito. Oggi, invece, l’ha accolta in un’amministrazione che rappresenta una sintesi delle varie correnti. Buona parte dello staff della Casa Bianca appartiene alla fazione più giovane e progressista, mentre la cerchia più ristretta dei collaboratori è composta da fedelissimi di lungo corso, che si sono formati nella stessa era di Biden. Il risultato è un programma politico che riflette il matrimonio tra un Partito democratico moderno e uno stile politico legato al passato. L’ideale per la sinistra sarebbe un leader di talento capace di superare le divisioni attuali, ma oggi questa figura non esiste e Biden sembra l’unico in grado di unire l’elettorato.
Inoltre nel 2024 Biden avrà qualcosa che non aveva nel 2020: risultati di governo. È riuscito a far approvare dal congresso provvedimenti importanti su infrastrutture, ambiente e tecnologia. La disoccupazione è al 3,4 per cento, il dato più basso dal 1969, mentre l’inflazione sta calando. Penso che le probabilità di vittoria di Biden nel 2024 dipenderanno, più che dalla sua età, dalla possibilità che il mercato del lavoro resti dinamico durante la fase di declino dell’inflazione. Il presidente ha costruito una solida coalizione internazionale contro la Russia e ha permesso all’Ucraina di respingere l’invasione. Inoltre ha trasformato la confusa aggressività di Trump contro la Cina in una serie di politiche pensate per allentare la dipendenza degli Stati Uniti e dei loro alleati dalla produzione cinese e arginare l’avanzamento tecnologico di Pechino. Ora Biden può parlare del futuro con un’autorità che gli mancava nel 2020 e che oggi manca a tutti gli altri democratici, oltre che a tutti i repubblicani.
Certo, sono preoccupato dalla possibilità che nel 2024 debba affrontare un candidato repubblicano più giovane e capace di Trump. Ma nella campagna elettorale Biden avrà una forza, un obiettivo e una concretezza che non aveva nel 2020. In passato ho commesso l’errore di sottovalutarlo. L’età è importante, ma lo sono anche molti altri aspetti. Come Biden continua a dimostrare. ◆ as
Ezra Klein è un giornalista statunitense. Ha fondato il sito d’informazione Vox. Dal 2020 è un opinionista del New York Times. Conduce il podcast The Ezra Klein show.
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Questo articolo è uscito sul numero 1500 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati