Sottotitolato Pane spinoso, orda d’oro, inquisizioni, sette e altri accidenti, questo racconto, che “ha inizio negli anni settanta del milleduecento nel delta del Danubio”, fu elaborato nella seconda metà degli anni settanta del novecento per Alterlinus. Fece storia anche perché la protagonista era una strega, metafora dei paria di tutto il mondo e di tutte le epoche ma soprattutto di figure e modi femministi prima del tempo. Samodraz, ovvero “colei che si governa da sé”, strega e figlia di un grande capo tartaro che l’ha educata come una guerriera, sente invece di appartenere agli izgoi (espulsi), tribù dell’amata madre. Brandoli, osando ispirarsi all’espressionismo violento di maestri come Sergio Toppi o Enrique Breccia, è anche lei una guerriera, ma del fumetto. Queirolo, in assoluta simbiosi con Brandoli, sceneggia un romanzo storico capolavoro dove la ragione tenta di opporsi alla follia della guerra perenne. Spiccano le streghe, che come la madre di Samodraz sono semplicemente donne capaci di far guarire gli uomini con delle erbe, e uomini degni come l’astrologo Sigieri, che grazie all’università si è legato ai seguaci del filosofo arabo Averroè, i cui testi furono bruciati dai fondamentalisti religiosi. Samodraz, proprio per la sua indipendenza, il suo essere ibrida, interetnica e interclassista, entra in empatia con tutti i reietti e le cause. E Sigieri è l’angelo custode che la protegge anche da se stessa. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1562 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati