Cosa c’entra la ricerca poetico-concettuale di un autore come Giacomo Nanni con il grande disagio sociale che in Francia è sfociato nel movimento dei gilet gialli? Con La vera storia di Lara Canepa (Coconino press) Nanni cominciò la sua indagine impressionistica del retino da stampa come dissoluzione della memoria nel sogno mediante la figura di Elvis Presley: la mercificazione delle icone e degli esseri umani si equivalevano. Qui c’è invece la storia di un giovane di 23 anni che vive con un croissant al giorno. Lui è quasi fuori campo ma il suo monologo interiore non lo è, e l’oggi è inestricabile dal flashback di ieri. Una confusione che è anche una fusione nel bello: con il suo uso unico del retino da stampa sgranato (e simulato), Nanni veicola reminiscenze proustiane riconvertite però dall’aristocrazia ai poveri, madeleines di un precariato talmente disperato da perdersi nella poesia per ritrovarsi nello spirito. Le sue albe, tramonti e crepuscoli sono anch’esse fuse, magari in un’eclissi di sole che pare l’inizio di un nuovo mondo o la fine di quello attuale. Ma la verità ultima che Nanni afferma attraverso il suo personaggio disperatamente innamorato, o innamorato benché disperato, è che il diritto alla riappropriazione della memoria è fondamentale per il degno mantenimento della propria identità in quanto essere umano, che il capitalismo cerca di svuotare di ogni senso. Le icone come gli esseri umani. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati