Quando lo si riguarda è ancora più bello il racconto per bambini, ma incantevole per tutti, della francese Anne Herbauts, che ha però realizzato anche dei graphic novel per adulti usando le tecniche più diverse. Il loro impianto surrealista anticipava di molto una tendenza oggi dilagante, quella di una sorta di ritorno all’infanzia del fumetto attraverso il ritorno all’infanzia dell’arte, per dirla con la nota formulazione dei dadaisti. La festa dei colori qui racconta di una bambina appassionata di videogiochi, come i coetanei di città, ma che vive invece in mezzo alla natura insieme alla cagnolina Baguette e al suo amico passerotto, Briciola. La bambina cerca di coinvolgere Baguette, e di conseguenza anche Briciola, nella sua passione per i videogiochi avventurosi e immersi nella natura. Anche se Baguette all’inizio non sembra capirci molto, gradualmente si lascia trascinare in quel mondo virtuale fino a perdercisi dentro ancor più della bambina, che non la trova più. La sua ricerca, in cui il reale e il virtuale si confondono, sarà la vera avventura che si sovrappone a quella virtuale quasi divorandola, tra funghi esplosivi, vulcani e lumache vischiose. La parabola gentile dell’autrice sull’imparare a distinguere tra virtuale e reale mantenendo libera la fantasia, trova la sua espressione perfetta in disegni all’apparenza imperfetti, quasi in antitesi all’estetica patinata del video­gioco, divorata dai disegni del bambino, dell’infante.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1607 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati