Mads Damkjær, un simpatico funzionario pubblico con il parka e i capelli pettinati con la riga di lato, solleva il piede dall’acceleratore mentre mi indica la fabbrica che sta facendo dimagrire milioni di persone. Stiamo attraversando la piccola città danese di Kalundborg, dove stalattiti di ghiaccio pendono dai tetti delle case colorate e le cinque torri della chiesa medievale sono protese verso il cielo come artigli. Davanti a noi, costellato di bandiere e protetto da guardie, c’è il complesso in cui l’azienda farmaceutica danese Novo Nordisk produce i “miracolosi” prodotti dimagranti Ozempic e Wegovy, nonché metà dell’insulina mondiale.

A Kalundborg, che ha sedicimila abitanti, sembra che tutti abbiano a che fare con la Novo Nordisk. Damkjær racconta che suo fratello lavora nello stabilimento dell’azienda negli Stati Uniti. Mentre andiamo verso il porto, dove la gente del posto fa il bagno nell’acqua gelida, scopriamo di essere accomunati dall’amore per il Liverpool. Una volta arrivati incontriamo Shaun Gamble, originario della Nuova Zelanda. Oggi proprietario di un bar, un tempo lavorava per la casa farmaceutica come camionista.

Nata un secolo fa per produrre insulina, la Novo Nordisk sta diventando un nome familiare anche fuori dalla Danimarca. Nell’ultimo anno è diventata l’azienda europea con il più alto valore in borsa, superando il gruppo francese del lusso Lvmh (nel 2023 le sue vendite sono cresciute di più di un terzo e l’utile netto è aumentato del 51 per cento, toccando gli 11,1 miliardi di dollari). Se i suoi farmaci dimagranti riuscissero a combattere con successo l’obesità, la vita di milioni di persone potrebbe cambiare.

Mentre mi scaldo le mani stringendo una tazza di cappuccino, Damkjær mi dà qualche informazione su Kalundborg. “Quando le cose succedono così rapidamente”, dice quasi scusandosi, “le statistiche diventano subito obsolete”. Le gru avevano appena finito di assemblare gli scheletri di quattro nuove fabbriche, costate due miliardi e mezzo di euro, quando, nel novembre 2023, la Novo Nordisk ha annunciato che avrebbe investito in città altri 5,5 miliardi, dodici volte il bilancio annuale del comune. In un paese di sei milioni di abitanti, l’azienda influisce pesantemente sul pil nazionale. Tra il 2022 e il 2023 l’economia danese è cresciuta dell’1,7 per cento. Senza la Novo Nordisk sarebbe probabilmente entrata in recessione. Considerando tutte le mansioni – camionisti, addetti alle mense, saldatori – con i suoi dipendenti l’azienda impiega circa il 3 per cento della forza lavoro danese. E ha il potere di influenzare i bilanci della sanità, le aliquote fiscali e perfino il costo dei mutui. In Danimarca non c’è praticamente nessuno specialista del diabete o dell’obesità che non abbia ricevuto denaro dalla Novo Nordisk o dalla fondazione che la controlla.

Una corsa continua

La sede centrale si trova a Bagsværd, un anonimo sobborgo di Copenaghen. L’ufficio principale ha una struttura circolare ispirata alle forma elicoidale della molecola dell’insulina. Nella mensa i dipendenti chiacchierano davanti a piatti di zuppe e insalate guarnite con semi di lino. Altri si aggirano intorno ai distributori del caffè, in attesa del loro latte d’avena.

Ma l’atmosfera rilassata è illusoria. Alla Novo Nordisk si lavora a ritmi serrati per soddisfare la domanda di semaglutide, il principio attivo dell’Ozempic e del Wegovy, e per massimizzare i profitti prima che il brevetto scada (probabilmente tra dieci anni). La concorrenza arriva soprattutto dalla Eli Lilly, un’azienda statunitense che ha sviluppato il proprio agonista del recettore glp-1, la classe di farmaci che riproducono gli effetti di un ormone che elimina l’appetito. La Novo Nordisk sta anche cercando di ultimare un nuovo farmaco per la perdita di peso e il trattamento di altri problemi di salute, come le malattie cardiovascolari e le malattie rare del sangue. A Måløv, un altro stabilimento vicino a Copenaghen, i laboratori sono in gran parte automatizzati e si estendono a raggiera a partire dall’edificio principale. I siti di produzione di Kalundborg sono operativi senza sosta, sette giorni su sette.

A Bagsværd, di fronte all’azienda ci sono i grattacieli del quartiere popolare di Værebro Park. Per usare il linguaggio del governo, metà dei residenti sono immigrati “non occidentali” e il tasso di disoccupazione è molto alto. Mi interessa capire se e come la zona è cambiata con il successo della Novo Nordisk. “Nella nostra comunità non sono molte le persone che lavorano per l’azienda”, mi dice la cameriera di un bar, servendomi una porzione di polpettone che costa meno del cappuccino di Kalundborg. “Dal punto di vista delle tasse in effetti la sua presenza si fa sentire”, dice un’altra donna. Un evidente eufemismo per una multinazionale che è di gran lunga la maggiore contribuente del fisco danese e aiuta a finanziare il generoso welfare del paese (lo scorso novembre il governo ha annunciato che, viste le entrate fiscali superiori alle previsioni, avrebbe aumentato la spesa per il welfare e ridotto le tasse).

Perfino un’autostrada

Nel reparto di frutta e verdura di un discount locale incontro Bhagya Laxmi Kaxhati, una signora che lavora alla Novo Nordisk come addetta alle pulizie. “Hanno costruito un sacco di edifici”, dice. “La zona è molto cambiata”. In India Kaxhati era ingegnera chimica, ma da quando si è trasferita in Danimarca, dodici anni fa, è riuscita a trovare solo lavori non quali­ficati. Ha continuato a presentare domande alla Novo Nordisk per altri impieghi, racconta, ma senza successo.

In un caffè di Kalundborg, 7 febbraio 2024 (Charlotte de la Fuente, The New York Times/Contrasto)

La Novo Nordisk è nata grazie a una storia d’amore, come piace raccontare al suo ufficio marketing. Lo scienziato August Krogh, che nel 1920 aveva vinto il premio Nobel per le sue ricerche sui vasi sanguigni, era sposato con la collega Marie, che soffriva di diabete. Nel 1922 Marie convinse il marito ad accompagnarla in un viaggio in Canada, dove un team di ricercatori aveva scoperto come estrarre l’insulina dal pancreas degli animali. La coppia concluse un accordo per commercializzare l’insulina nei paesi del Nordeuropa e l’anno successivo fondò quella che sarebbe diventata la Novo Nordisk.

L’azienda crebbe stabilmente, specializzandosi nel trattamento del diabete. Poi, una decina d’anni fa, i suoi ricercatori si accorsero che uno dei loro farmaci più promettenti, il semaglutide, riduceva anche l’appetito. Nel 2017 la Food and drug administration (l’agenzia statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) lo approvò per il trattamento del diabete, con il marchio Ozempic. Quattro anni dopo è arrivata anche l’autorizzazione per la cura dell’obesità, concessa in seguito anche dall’Unione europea. Il farmaco è stato commercializzato con il nome Wegovy e ha avuto un successo così sorprendente che per un certo periodo la Novo Nordisk ha faticato a soddisfare la richiesta.

Dopo il caffè a Kalundborg, Damkjær mi porta al municipio per incontrare il sindaco Martin Damm, sessant’anni (anche lui legato alla Novo Nordisk: ci lavora il marito della sorella). Da giovane, quando era nella marina danese, Damm prestava servizio sulle torpediniere durante le esercitazioni della Nato nel mare del Nord. Fare il sindaco di Kalundborg dev’essergli sembrato altrettanto emozionante. La Novo Nordisk paga tante tasse, dice, che ha permesso al comune di ridurre le imposte locali. Il tasso di disoccupazione di Kalundborg è crollato. E in città sono arrivati migliaia di operai edili. Damm mi racconta di una bancarella che vende più di cinquecento hot dog al giorno.

Ma la crescita può anche creare problemi. La gente del posto si lamenta del traffico, del fatto che la Novo Nordisk sottrae manodopera alle altre attività e del cambiamento dei ritmi e delle abitudini sociali. Per Kalundborg uno sviluppo ancora maggiore comporterebbe ulteriori disagi: più studenti, più infrastrutture e perfino la costruzione di un’autostrada (fortemente sollecitata dalla Novo Nordisk). E poi più case per i dipendenti. Anche se l’economia locale è in crescita, la popolazione di Kalundborg è leggermente diminuita. Molti fanno i pendolari con altre città.

Il comune fa di tutto per convincere i dipendenti della Novo Nordisk a trasferirsi da Copenaghen. S’impegna a dargli la priorità nelle liste d’attesa per gli appartamenti in affitto e a diffondere i curriculum dei loro familiari tra gli altri datori di lavoro della città. Le donne sono reclutate nella squadra di calcio, mentre i mariti entrano nei circoli di vela. Un lavoratore che l’azienda non ha ancora convinto è Damkjær: “A Copenaghen posso andare al cinema a vedere qualsiasi film e comprare i pomodori alle tre del mattino. Anche se non l’ho mai fatto…”, dice.

Affari di peso
Mercato statunitense dei farmaci per la perdita di peso, valore in miliardi di dollari (Fonte: trackdrugs.net)

Già in passato Kalundborg si era fatta sedurre dalle sirene dello sviluppo. All’inizio del novecento ospitava una fiorente industria cantieristica, che crollò subito dopo la prima guerra mondiale. Negli anni sessanta due suoi abitanti inventarono i bigodini riscaldati, e in città arrivarono migliaia di operaie da tutta la regione per realizzarli. I bigodini Carmen hanno rivoluzionato le acconciature femminili in tutto il mondo, finché non sono stati sostituiti dagli arricciacapelli elettrici.

Non molto tempo fa la Danimarca cercava di far mangiare i suoi cittadini di più, non di meno. Agli inizi degli anni duemila il Noma, un ristorante di Copenaghen con tre stelle Michelin, aveva reso famosa la cucina nordica e attirava turisti gastronomici da tutto il mondo.

Guadagni in crescita
Ricavi della multinazionale farmaceutica Novo Nordisk, miliardi di dollari (Fonte: trackdrugs.net)

Come per quella raffinata cucina, anche le persone che possono permettersi il Wegovy sono piuttosto ricche. Almeno per ora. A Vesterbro, un quartiere alla moda di Copenaghen, incontro John Rosenberg, un energico medico di base in scarpe da trekking. Nella sala d’attesa del suo ambulatorio sono tutti magri. I pazienti che prendono il Wegovy sono 140, spiega Rosenberg. Poi si lamenta del fatto che gli appuntamenti per esami del sangue, consulti e controlli sono quasi sempre legati alla prescrizione del farmaco. In tutto il paese circa centomila persone pagano tra i 189 e i 335 dollari al mese per averlo.

Il mercato degli Stati Uniti, dove il Wegovy è molto più costoso, rappresenta il 79 per cento delle vendite totali dei farmaci per l’obesità della Novo Nordisk. Questo ha comportato conseguenze impreviste. A dicembre la rivista Forbes ha citato il post su X di un economista danese: “Un enorme grazie agli americani in sovrappeso che tengono basso il mio mutuo”. La Novo Nordisk accumula tanti dollari che la banca centrale danese deve mantenere i tassi di interesse più bassi di quelli della Banca centrale europea per impedire che la corona danese guadagni troppo valore.

Timori finlandesi

E se l’azienda fallisse? Alcuni danesi temono che possa ripetersi quello che è successo alla Nokia, la società di telefonia mobile che nel 2000 generava il 4 per cento del pil finlandese ma che poi è stata spazzata via dalla Apple e dalla Samsung. La Novo Nordisk è citata 31 volte nelle ultime previsioni del governo per l’economia danese. Ma la Danimarca non è la Finlandia, dice il professor Martin Jes Iversen, che incontro alla Copenaghen business school. Il paese ha la Lego, il primo produttore al mondo di giocattoli; la seconda impresa globale di spedizioni, la Maersk; e la Vestas, la più grande azienda di turbine eoliche. Il successo della Novo Nordisk non è un caso is0lato, ma il prodotto di un ecosistema favorito dalla ricerca aperta, da aliquote fiscali competitive e dal talento.

Nelle aule dell’università regna il silenzio: il trimestre non è ancora cominciato e i docenti lavorano da casa per evitare la neve. Iversen si anima mentre mi indica una sottile linea blu su un grafico: è il valore di mercato della Novo Nordisk. È cresciuto costantemente per anni e poi, a un certo punto, è schizzato quasi in verticale. Circa il 30 per cento degli investitori sono danesi. Un altro 28 per cento delle azioni (equivalenti a circa il 70 per cento dei diritti di voto) appartiene invece alla Fondazione Novo Nordisk. Questo implica che di fatto l’azienda non può essere venduta. La fondazione, inoltre, investe molto nella ricerca, soprattutto in Danimarca.

L’influenza della Novo Nordisk è evidente ovunque: nella boutique che apre a Kalundborg, nel nuovo istituto di ricerca che offre borse di studio, nel corso di bioimprenditoria della Copenaghen business school e nei menù in inglese per studenti e lavoratori stranieri. E ovviamente nei dati sul pil: nel 2022 quello di Kalundborg è cresciuto del 27 per cento, più di qualsiasi altro comune danese. Seguivano Gladsaxe (dove si trova Bagsværd, sede del quartier generale della Novo Nordisk), Hillerød (che ospita un altro sito di produzione dell’azienda) e Ballerup, che comprende Måløv. Insieme, questi quattro comuni hanno contribuito per due terzi all’aumento del pil nazionale.

Quando è stato annunciato che la Novo Nordisk avrebbe comprato un terreno a Odense, la terza città della Danimarca, la gente del posto ha festeggiato “senza nemmeno sapere cosa ci avrebbero fatto”, racconta Damm. Le autorità di Odense sono già state tre volte a Kalundborg per capire come funziona una “città della Novo”. Forse le cose potevano andare diversamente. “E forse avremmo potuto parlare della Maersk o della Vestas”, dice Iversen. Ma non è così. Almeno per ora, si parla solo della Novo Nordisk. ◆ bt

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Questo articolo è uscito sul numero 1571 di Internazionale, a pagina 42. Compra questo numero | Abbonati