Enfatizzare
“I giornalisti che seguono l’invasione russa dell’Ucraina sono impegnati in un conflitto latente con il governo ucraino”. Lo racconta Ben Smith, prima direttore di Buzzfeed news, poi al New York Times e oggi a capo del sito Semafor.
Kiev usa gli accrediti stampa come strumento per condizionare il modo in cui i giornalisti raccontano il conflitto, minacciando di revocare o negare le credenziali necessarie per poter circolare e lavorare in certe aree del paese.
È successo agli inviati e ai fotografi del New York Times, del New Yorker, di Nbc News, della Cnn. Ma è capitato anche a Hromadske, un sito ucraino. Finora le denunce di queste pressioni sono state fatte sottovoce perché gli accrediti sono fondamentali e la preoccupazione dei giornalisti è che parlarne rischi di irrigidire ulteriormente il governo ucraino.
Di sicuro non è una novità di questo conflitto: da sempre si dice che la verità è la prima vittima della guerra. E da sempre i governi dei paesi in guerra fanno ogni sforzo per enfatizzare i successi e minimizzare i danni. In questo caso però ci sono alcuni elementi che rendono più delicata la questione.
Fin dall’inizio dell’invasione russa, Kiev si è impegnata in una grande operazione di comunicazione per mantenere il controllo del modo in cui la guerra viene raccontata e contrastare, sui mezzi d’informazione, la visione che il Cremlino cerca di imporre.
È comprensibile, anche perché l’Ucraina si difende dall’aggressione di un paese molto più grande, e che per primo e più di tanti altri manipola, censura e diffonde notizie false. Ma essere dalla parte della ragione, come l’Ucraina che è vittima di un’invasione, non può giustificare comportamenti scorretti. Neanche se lo si fa con le migliori intenzioni.
“È importante avere giornalisti che possano mostrare onestamente quello che succede in prima linea, e non sono sicura che sia chiaro a tutti nell’esercito”, ha detto la giornalista ucraina Nastja Stanko. ◆