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“Depressione, irrequietezza, difficoltà di concentrazione, nausea, insonnia, attacchi d’ansia”. Sono alcuni dei sintomi degli 815 pazienti ospitati a Doha, in Qatar, in quello che era un complesso di appartamenti costruito per i Campionati del mondo di calcio del 2022. Sono per la maggior parte bambine e bambini, tutti palestinesi, evacuati dalla Striscia di Gaza. Eliza Grisworld, una giornalista del New Yorker, ha visitato il centro e ne ha parlato sull’ultimo numero del settimanale statunitense.
“Un pomeriggio di febbraio, uno sciame indiavolato di una trentina di bambini corre su un grande spiazzo di erba sintetica. Alcuni vanno in bicicletta e in monopattino. Uno ha delle mazze da golf. I bambini più piccoli spingono quelli più grandi su sedie a rotelle a velocità preoccupanti. Molti di loro sono senza un arto”. A Londra la giornalista ha incontrato Ghassan Abu Sittah, un chirurgo plastico e ricostruttivo specializzato in traumi pediatrici: “Questa è la più grande coorte di amputati pediatrici della storia”.
Abu Sittah ha curato bambini sopravvissuti alle guerre in Iraq, Yemen e Siria. A ottobre e novembre ha trascorso quarantatré giorni a Gaza facendo interventi chirurgici d’emergenza con Medici senza frontiere. Il numero di vittime era così alto che a volte non lasciava la sala operatoria per giorni di fila. Poiché le ossa crescono più velocemente dei tessuti molli e i nervi recisi spesso si riattaccano dolorosamente alla pelle, i bambini amputati hanno bisogno di continui interventi chirurgici, spiega Abu Sittah. Ogni arto richiede otto-dodici interventi chirurgici.
L’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, stima che circa mille bambini e bambine di Gaza abbiano perso un braccio o una gamba dall’inizio del conflitto. Le forze israeliane hanno distrutto l’unica struttura di Gaza per la produzione di protesi e per la riabilitazione, l’ospedale Hamad. ◆