Motivarlo
L’ultima manovra del governo italiano è stata di 28 miliardi di euro. Il 13 giugno l’assemblea degli azionisti della Tesla ha approvato un compenso per Elon Musk che è quasi il doppio: 55,8 miliardi di dollari.
Per poterli incassare, però, Musk deve prima vedersela con Kathaleen McCormick, una giudice del Delaware, lo stato in cui ha sede la società.
Nel 2018 il consiglio d’amministrazione della Tesla, composto da vecchi amici di Musk e dal fratello, aveva già approvato un compenso enorme. Ma Richard Tornetta, ex batterista in un gruppo di thrash metal e titolare di nove azioni della società, si era opposto e aveva presentato ricorso affermando che era una cifra eccessiva.
Per giustificare l’entità dell’ultimo compenso, la presidente della Tesla Robyn Denholm ha spiegato che serve “a mantenere alta l’attenzione di Elon e a motivarlo”.
La giudice ha messo in dubbio la necessità di un incentivo simile per una persona che possiede il 20,5 per cento di azioni della società e che quindi ha già ogni interesse a farla crescere.
È difficile fare calcoli precisi, ma il compenso di Musk è quasi un milione di volte quello che guadagna in un anno un dipendente della Tesla.
Come spiega bene uno studio dell’Institute for policy studies e del Congressional progressive caucus center, i forti divari salariali favoriscono i “comportamenti sconsiderati” dei dirigenti, spingendoli a prendere decisioni solo in funzione dell’aumento della loro remunerazione senza tenere conto dei reali interessi dell’azienda e dei dipendenti.
Non solo, amministratori delegati strapagati e lavoratori sottopagati producono livelli più alti di insoddisfazione e di avvicendamento degli impiegati, e di conseguenza incidono sui ricavi.
Insomma, pagare troppo i dirigenti (o troppo poco i dipendenti) fa male agli affari, e questo dovrebbe interessare anche chi non si preoccupa dei diritti dei lavoratori. ◆