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Olimpica

La leggenda vuole che l’atto politico più importante dei giochi olimpici fosse la proclamazione di una tregua, chiamata ekecheirìa.

Era indetta qualche mese prima dell’inizio delle Olimpiadi e divulgata dai messaggeri di pace, che facevano conoscere a tutta la Grecia la data esatta dei giochi e annunciavano una tregua sacra, che serviva a interrompere le battaglie in corso e consentiva di recuperare i cadaveri.

I riferimenti letterari alla tregua olimpica abbondano, ne parla anche Erodoto, ma gli studiosi moderni, scrivono Gianfranco Colasante e Mario Pescante sulla Treccani, sono molto dubbiosi sulle interpretazioni e soprattutto sulle finalità.

Realisticamente durante le Olimpiadi le guerre non si fermavano e quella che chiamavano ekecheirìa serviva a proteggere le persone che si spostavano per raggiungere i giochi.

All’idea di un armistizio legato alla celebrazione sportiva si ispirò Pierre de Coubertin, considerato il fondatore dei giochi olimpici moderni. Pur essendo un razzista con simpatie naziste, nel 1936 scrisse: “L’umanità sarebbe felice se, come ai tempi dell’antica Grecia, nel mezzo di una guerra gli eserciti nemici interrompessero le loro battaglie per celebrare i giochi olimpici”.

Nel 1992 il Comitato olimpico internazionale ha rinnovato il sogno di una tregua olimpica chiedendo a tutti i paesi di osservarla e nel 1999 è stata creata la Fondazione internazionale per la tregua olimpica.

Nel 2011 l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato anche una risoluzione, non vincolante, che chiede un armistizio durante i giochi. Al di là delle origini e delle vere ragioni della tregua olimpica, ogni giorno di guerra in meno e ogni giorno in più in cui non sono uccisi uomini, donne e bambini, andrebbe incoraggiato.

Dall’inizio degli anni duemila la tregua olimpica è stata violata più volte. Malgrado gli appelli degli ultimi giorni, molto probabilmente lo sarà anche quest’anno da vari paesi, tra cui Russia e Israele. ◆

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