Da due anni e mezzo la guerra in Ucraina scuote le fondamenta dell’Europa orientale sul piano militare, politico e sociale. Dal punto di vista economico, tuttavia, le sue onde d’urto non si estendono molto oltre la Russia e l’Ucraina, e i paesi che fanno parte dell’Unione europea si sono in qualche modo adattati alla situazione. Le previsioni autunnali dell’istituto di studi economici viennese Wiiw mostrano la notevole solidità delle economie della regione. Secondo l’istituto quest’anno i paesi orientali dell’Unione europea cresceranno in media del 2,2 per cento.

È un dato al ribasso rispetto alle previsioni precedenti, ma si tratta comunque di una crescita tre volte superiore a quella del resto dell’Unione. La Russia e l’Ucraina registrano valori ancora più positivi, con una crescita rispettivamente del 3,8 e del 2,7 per cento.

La Russia cresce

Da quando ha aggredito il paese vicino, l’economia di guerra sta regalando alla Russia la crescita più alta degli ultimi anni. La speranza dell’occidente di mettere Mosca in ginocchio con le sanzioni sul petrolio, le banche e le aziende tecnologiche finora non si è concretizzata. Al contrario: il Wiiw ha perfino rivisto al rialzo le sue stime di crescita.

Come spiega in un’intervista il direttore dell’istituto Richard Grieveson, l’industria militare russa è diventata il principale motore della crescita. Quest’anno il Cremlino spenderà per l’esercito 99 miliardi di euro, il 6,2 per cento del pil. Per il 2025 è previsto un ulteriore aumento della spesa di circa 29 miliardi di euro. Tuttavia gli analisti non credono che la Russia possa mantenere questo ritmo anche nel 2025. Il Wiiw prevede una crescita economica del 2,5 per cento per l’anno prossimo, ma i segnali di difficoltà sono evidenti, per esempio nella mancanza di manodopera: i russi, già colpiti dal calo demografico, sono attirati nell’esercito con enormi incentivi finanziari, ma muoiono al fronte a migliaia. Per questo mancano persone nelle fabbriche e negli uffici. Le sanzioni occidentali, inoltre, non sono prive di effetti. Dall’inizio del 2024 l’istituto viennese ha osservato un calo delle importazioni russe dell’8 per cento. La diminuzione è legata alle difficoltà finanziarie: le banche di paesi alleati come la Cina tardano sempre più nei pagamenti per paura di essere soggette a sanzioni secondarie da parte degli Stati Uniti. “Anche la Turchia subisce forti pressioni per ridurre le sue esportazioni verso la Russia”, spiega Grieveson.

In Ucraina i soldi scarseggiano

I problemi di Mosca non aiutano gli ucraini. Il Cremlino sarà comunque in grado di finanziare la guerra per molto tempo ancora. Alla fine del 2024 il deficit di bilancio della Russia sarà pari all’1 per cento, mentre quello ucraino è quasi venti volte superiore. Kiev può continuare la guerra solo perché l’occidente finanzia le sue spese non militari. Nelle ultime settimane il parlamento è stato costretto a votare frettolosamente un aumento delle tasse e una spesa aggiuntiva per evitare un deficit di finanziamento dell’esercito pari a 10,6 miliardi di euro.

Gli ucraini hanno problemi simili a quelli dei russi, ma in forma più grave. Per esempio sul piano della carenza di manodopera. Il loro territorio inoltre è colpito da bombardamenti su larga scala. Nel 2024 Mosca ha distrutto gran parte delle centrali elettriche del paese. Anche fabbriche e porti sono presi di mira dai missili. A peggiorare il quadro è intervenuta la siccità estiva, che farà calare le esportazioni di prodotti agricoli del 2025.

Dato che per l’Ucraina l’agricoltura è un settore centrale, il Wiiw ha ridotto le sue previsioni per il 2025 dal 4 al 3,3 per cento. Ma le cifre sono piuttosto variabili, perché dipendono dagli sviluppi della guerra. Altrettanto decisiva è la stabilità della rete elettrica nel corso dell’inverno: se crollerà sotto gli attacchi russi, l’economia subirà ulteriori perdite. È da mettere in conto anche una nuova ondata di persone in fuga dal paese.

Ma la guerra crea anche crescita. Secondo Olga Pindyuk, responsabile del dipartimento ucraino del Wiiw, l’effetto deriva da un lato dalle paghe alte dei soldati in prima linea e, dall’altro, dall’impulso all’industria degli armamenti. “Nessuno dei due fattori, però, ha un effetto decisivo sull’economia, dato che i volumi sono relativamente piccoli”, dice Pindyuk.

Per procurarsi maggiori entrate, lo stato ucraino sta pensando di consentire di nuovo le esportazioni di armi, vietate dal 2022. Gli esperti stimano che la capacità dell’industria della difesa si aggiri sui venti miliardi di dollari, assorbita solo per un terzo dallo stato. La domanda estera di armi ucraine è piuttosto alta, soprattutto quella di droni.

Il caso della Polonia

Le economie dei paesi dell’est dell’Unione europea sembrano sorprendentemente insensibili alla guerra vicino ai loro confini. Come spiega Grieveson, nel 2023 la crescita ha risentito dell’inflazione e degli alti costi dell’energia, soprattutto a causa della situazione incerta delle forniture russe. Ma “sorprende davvero quanto sia ridotto l’impatto negativo del conflitto”, sottolinea il ricercatore. Secondo Grieveson, il caso della Polonia, il paese con la crescita più stabile della regione, mostrerebbe l’effetto congiunto di vari fattori positivi: l’economia cresce e i salari aumentano, con il nuovo governo tornano le sovvenzioni dell’Unione europea e i tassi d’interesse diminuiscono. “Nei paesi dell’Europa del centro e dell’est il consumo privato è il primo motore della crescita”, riassume il direttore del Wiiw.

Il fatto che non solo la Polonia, ma l’intera regione sia in una fase espansiva è ancora più notevole considerando che la Germania attraversa una dura crisi. Le economie di molti dei paesi dell’est sono dipendenti dall’industria tedesca, in particolare dal settore automobilistico. E oggi, se avvertono segnali di crisi, possono sempre rimediare altrove. Per Grieveson è una nuova evoluzione: “A lungo abbiamo detto che la regione non può crescere senza la Germania. Ma è proprio quello che sta succedendo da un anno e mezzo” nonostante la crisi del grande vicino. Grieveson è convinto che nei prossimi due anni le economie della regione potrebbero avere delle difficoltà se la Germania non si riprendesse. Ma finora né la guerra né la crisi le hanno danneggiate. I rischi però restano, soprattutto se la situazione geopolitica dovesse continuare a peggiorare. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1588 di Internazionale, a pagina 99. Compra questo numero | Abbonati