“Ho soprattutto clienti abituali, probabilmente nel 90 per cento dei casi sono madri con figli, pensionati e impiegati. Si tratta per lo più di persone comuni che non riescono ad arrivare alla fine del mese”, racconta il gestore di un banco dei pegni sotto la stazione centrale di Varsavia. Sulla porta un cartello avverte che il banco è aperto 24 ore su 24. In vetrina ci sono una decina di smartphone, molto oro, ma anche un televisore e un router per la connessione a internet. I banchi dei pegni si trovano per lo più in centro nelle città, grandi e piccole. Soprattutto nelle vie principali, nelle piazze, nelle stazioni, dove c’è più movimento. E dove è più facile per i clienti rimanere anonimi. Ma ce ne sono anche nei complessi residenziali e nei quartieri di lusso. Nessuno sa davvero quanti ce ne siano in Polonia. Una cosa è certa: ce ne saranno sempre di più. “Per quale motivo? Perché la situazione finanziaria di molte famiglie polacche peggiorerà ancora. Per molti la pandemia ha significato incertezza sulla propria vita e sulla salute, e problemi economici. Ora a tutto questo si sono aggiunte la guerra in Ucraina e l’inflazione”, afferma Dominika Maison, docente di psicologia all’università di Varsavia. “I banchi dei pegni sono destinati ad aumentare”.
Siamo in un complesso residenziale nel quartiere Praga di Varsavia. Su una strada lunga alcune centinaia di metri ci sono tre banchi dei pegni. Solo il proprietario di uno dei negozi accetta di rilasciare un’intervista, ma in forma anonima. Il banco è un angusto locale buio al pianterreno di un condominio. Gli scambi avvengono attraverso un piccolo sportello. Da entrambi i lati ci sono delle grandi vetrine con la merce: un caricabatterie per auto, un portafoglio da uomo, videogiochi, un trapano, molti telefoni, gioielli. “Gestire un banco dei pegni conviene sempre meno, perché continuano ad aumentare, la concorrenza è tanta. Le persone che hanno un bisogno urgente di denaro sono ogni giorno di più. E così il cerchio si chiude”, dice il titolare, che gestisce l’attività da tredici anni.
Chi sono i suoi clienti? “Che si tratti di persone povere o attaccate a una bottiglia è solo un mito. Quella è gente che non ha niente da impegnare. Di solito portano in pegno o comprano i telefoni più economici. Il grosso dei clienti appartiene al ceto più basso, quello di chi si trova in una condizione di costante difficoltà, oppure alla classe media, che ha migliorato la sua condizione ma non abbastanza da permettersi dei risparmi. Conserva ancora beni e oggetti dei tempi migliori, che può impegnare quando le finanze familiari traballano”.
Pensionati e studenti
Żuromin è una cittadina di novemila abitanti a 140 chilometri da Varsavia. È uno dei centri più poveri della Masovia, regione centrorientale della Polonia. È praticamente priva di mezzi pubblici e di fabbriche. Il banco dei pegni si trova da due anni in un punto centrale della cittadina, tra la banca e il negozio dei vestiti usati. “Le persone qui vivono di servizi e dei cosiddetti ‘pollai’, cioè gli allevamenti di galline disseminati in tutta a zona. Oltre a questo ci sono i sussidi statali”, raccontano i gestori del banco. Anche loro preferiscono restare anonimi.
“Quando ho fatto domanda per questo posto di lavoro, temevo che avrei avuto a che fare con senzatetto e ubriaconi, pronti a impegnare degli stracci per comprarsi una bottiglia”, racconta uno di loro. “Pensavo a situazioni tese, a insulti. Che ne so, temevo che mi avrebbero inseguito per strada, perché magari non gli avevo prestato il denaro per bersi la birra davanti al negozio di alimentari. Be’, mi sbagliavo di grosso”. Il banco è frequentato da pensionati e studenti, giovani giocatori d’azzardo e gente senza un lavoro fisso. È arrivata pure un’insegnante, che a causa della pandemia ha perso molte lezioni private e ora stenta ad arrivare alla fine del mese. Poi c’è il titolare di una piccola azienda, che non ha soldi per pagare i dipendenti. Maison, coautrice del primo rapporto sui banchi dei pegni in Polonia, divide i clienti di questi negozi in diversi gruppi. Il primo è composto dalle persone che non guadagnano abbastanza per pagare beni e servizi di prima necessità, come il cibo, i pannolini o l’affitto. Nel secondo rientra chi ha avuto problemi di liquidità finanziaria: liberi professionisti o piccoli imprenditori che hanno svolto qualche lavoro, ma non sono stati pagati e devono saldare i debiti contratti. Il terzo gruppo è composto da furbacchioni che cercano di lucrare sui pegni: comprano qualcosa da una parte e la danno in pegno dall’altra. Nel quarto gruppo ci sono quelli che non sanno gestire il proprio denaro: hanno valutato male le proprie possibilità finanziarie e non riescono a ripagare i debiti.
Gli uomini portano il più delle volte strumenti di lavoro e console per videogiochi; le donne gioielli ed elettrodomestici
Dal rapporto di Maison, intitolato Il mercato polacco dei banchi dei pegni, emerge chiaramente che tutti e quattro i gruppi sono formati soprattutto da uomini. “Lo si può vedere anche qui da noi”, racconta il proprietario del banco dei pegni del quartiere Praga, a Varsavia. “Ci sono quelli che vengono più di una volta alla settimana, altri una volta al mese. Se le persone vivessero bene, di posti come il mio non ce ne sarebbero. E devo dire che ultimamente i clienti sono pure aumentati”.
“Qui vengono soprattutto donne”, dice la proprietaria di un banco dei pegni del quartiere Wola, sempre a Varsavia. “Portano dei gioielli. A volte dicono che sono regali del loro matrimonio, oppure che li hanno ereditati dai genitori. Forse è perché le donne sono più responsabili? Nei momenti di difficoltà è sulle loro spalle che pesa il mantenimento della famiglia”. I banchi promettono nelle loro pubblicità di accettare in pegno qualsiasi cosa. Ma in realtà prendono solo cose che possono vendere se non sono riscattate. Gli uomini portano il più delle volte strumenti di lavoro e console per videogiochi; le donne gioielli ed elettrodomestici (robot da cucina, miscelatori, asciugatrici, epilatori, ma a Breslavia c’era anche un vibratore). Telefoni, computer e tablet, invece, li portano tutti: uomini e donne.
“Una volta c’era più elettronica, ma oggi è diventata relativamente più economica. Ora è l’oro che va per la maggiore”, dice il proprietario del banco di Praga. “Mi capita anche di ricevere diverse volte lo stesso anello o lo stesso computer. Non devo neanche far verificare l’oro, perché conosco già l’oggetto. Il computer lo pago sempre di meno, perché la tecnologia perde valore rapidamente”.
La valutazione è molto semplice: il proprietario del banco entra nelle aste online e cerca un oggetto uguale o simile. Individua l’offerta più economica e offre la metà. Poi stabilisce il tempo in cui l’oggetto resterà in pegno e l’importo necessario per riscattarlo.
Nei banchi dei pegni delle grandi città dominano l’elettronica e l’oro, ma più ci si addentra nella provincia più cresce la quantità di strumenti di lavoro ed elettrodomestici. A Żuromin, oltre ai telefoni, ci sono molti computer, gioielli e attrezzi. Si trovano trapani professionali, smerigliatrici, ma anche martelli usati per venti złoty (poco più di quattro euro). Non mancano i profumi e perfino una crema per le rughe.
“Le persone ci portano ciò che è prezioso e necessario qui in campagna. Molti lavorano nell’edilizia, ma per il resto questa è una zona di agricoltori”, dicono i gestori del banco di Żuromin. “A Varsavia, in un banco dei pegni, non troverai mai uno strumento per testare l’umidità del grano. Da noi sì. E si vende pure bene. Come i tosaerba. Di recente, qualcuno ha portato una molla sturatubi di quindici metri e ha trovato subito un nuovo proprietario”.
Il più delle volte le persone tornano per l’oro. “Da me il 95 per cento dei clienti lo riscatta”, afferma la proprietaria di un banco dei pegni nel quartiere Wola. “Anche se ci sono casi in cui qualcuno non può permettersi di farlo. Allora lo blocca pagando gli interessi, in modo che io non lo metta in vendita. Una volta una signora è andata avanti così per un anno e mezzo prima di liberare l’oggetto”.
“Nel mio banco le persone di solito tornano per i gioielli o per il telefono. Meno spesso per i videogiochi, le console e gli orologi. C’è stata una coppia che ha impegnato le fedi nuziali poche settimane dopo essersi sposata. Poi le ha riscattate, ma è tornata a impegnarle molte altre volte. Alla fine non è tornata più”, racconta il gestore del banco del quartiere Praga.
Il periodo prima delle feste di fine anno è caratterizzato da un grande afflusso di clienti (bisogna pur mettere qualcosa in tavola)
“Da noi il 90-95 per cento degli uomini torna per riscattare gli attrezzi. Se non li recuperano, spesso perdono l’opportunità di lavorare e guadagnare”, affermano i proprietari dei banchi dei pegni di Żuromin.
L’attività s’intensifica nella seconda metà del mese: di solito intorno al 20, quando gli stipendi, le pensioni, i sussidi cominciano a finire. Allora le persone si presentano con articoli che in genere valgono cento, duecento, trecento złoty (rispettivamente 21, 42 e 63 euro). Sperano che queste somme bastino per tirare avanti fino al bonifico successivo. Se un giro al banco dei pegni non basta, tornano ancora una, due, tre volte. All’inizio del mese, invece, di solito si viene per riscattare i beni.
Senza farsi vedere
Anche il periodo prima delle feste di fine anno è caratterizzato da un grande afflusso di clienti (“Bisogna pur mettere qualcosa in tavola”). E lo stesso succede per quello delle vacanze (“Il bonifico non è arrivato e la famiglia si aspetta di andare in ferie”) o alla fine di agosto (“I bambini hanno bisogno del materiale scolastico”). Un gruppo a parte sono le persone che si trovano in difficoltà all’improvviso: perché, per esempio, gli si è rotta la lavatrice o non hanno più l’auto con cui vanno al lavoro. Succede che qualcuno lasci un oggetto in pegno la mattina e torni a riscattarlo la sera, perché nel frattempo è riuscito a racimolare del denaro con qualche lavoro.
“La diffusione dei banchi dei pegni dimostra quante persone vivano in condizione d’indigenza, senza alcun margine di sicurezza e senza risparmi”, afferma un venditore del quartiere Praga. “È sufficiente che un datore di lavoro non paghi lo stipendio in tempo e queste persone si presentano da me. La quantità dei banchi dei pegni la dice lunga non solo sulla condizione economica della società polacca, ma su quanto sia diffuso il fenomeno dei datori di lavoro che non pagano in tempo. Ho sentito che nel settore edilizio i ritardi di due o tre mesi nel pagamento degli stipendi siano la norma. E cosa dovrebbero fare queste persone? Prendono un oggetto di valore e lo portano al banco dei pegni”.
“Alcuni all’inizio sono imbarazzati, associano il banco dei pegni a una specie di zona grigia, alla mafia. Del resto il precedente banco dei pegni della nostra città è finito in un’inchiesta per traffico di droga”, affermano i gestori del banco di Żuromin. “Poi, però, con il tempo si abituano tutti. Be’, quasi tutti. C’è una signora che si presenta abbastanza regolarmente e chiude sempre la porta dietro di sé per paura che qualcuno la veda. Le persone della classe media si vergognano. È imbarazzante trovarsi in stato di necessità. Di solito parlano poco, vogliono avere subito i loro soldi e andarsene rapidamente. In genere quello che gli offriamo gli sembra poco, hanno aspettative più alte. I clienti abituali e le persone più povere hanno più tempo, vengono qui per sbrigare un affare ordinario”.
“Vergogna? Direi piuttosto sollievo”, racconta il gestore del banco del quartiere Praga. “Racimolano i contanti di cui hanno bisogno, senza dover andare in banca per un prestito. A volte ho l’impressione che si vergognino più che altro di essere giudicate dai vicini o dai familiari. Alcuni uomini non vogliono dire alle mogli di avere dei problemi al lavoro. Ci sono giovani coppie che si rifiutano di dire ai genitori che qualcosa è andato storto nell’economia familiare”.
Spesso i clienti raccontano ai proprietari dei banchi di avere appena fatto una visita medica e di avere urgente bisogno di denaro per i farmaci. “Probabilmente in molti casi è vero. Ma a volte ho l’impressione che le persone parlino di questi medicinali per non ammettere di non riuscire ad arrivare a fine mese”, spiega una signora che gestisce un banco dei pegni nel quartiere Żoliborz, a Varsavia.
“Sta cambiando il ruolo dei banchi dei pegni. Sempre più spesso le persone li trattano come una specie di negozio da rigattiere, in cui si possono vendere gli oggetti che non si usano più”, spiega la professoressa Maison. “Dopo le feste di fine anno o le prime comunioni il movimento aumenta, le persone si presentano con i regali non graditi. Prendono meno di quanto guadagnerebbero su eBay, ma almeno ricevono contanti. E i polacchi adorano i contanti”, sottolineano i proprietari dei banchi di pegni. “Sì, anche il mio banco dei pegni è trattato dalla maggior parte della gente come un negozio dell’usato. Svuotano le soffitte, portano gli oggetti che non gli servono più”, conferma una signora che gestisce un banco dei pegni nella parte più elegante di Żoliborz. Chi sono i compratori? “Di solito sono persone che in passato hanno lasciato qualcosa in pegno. Se qualcuno deve andare in un negozio e spendere tremila złoty (628 euro) per un computer portatile, allora preferisce venire da me e pagarlo la metà”, spiega la signora.
“Lo sa cosa piace ai clienti? Che non facciamo domande. A noi non importa nulla se uno ha dei debiti, qual è la sua storia o la situazione economica. Se ha un oggetto con un qualche valore riceve i suoi soldi e finisce lì”, spiega il gestore del banco di Praga. “Alle persone piace il fatto che la transazione duri appena cinque-dieci minuti. A volte mi ringraziano perché non è stato necessario rivolgersi ai vicini o alla banca”.
Meglio di una banca
Secondo Maison, i polacchi hanno in generale una buona opinione dei banchi dei pegni, perché spesso li aiutano a mantenersi a galla. E questo, in qualche modo, dimostra quanto sia negativa l’immagine delle banche, associate sempre più spesso ai mutui e ai problemi finanziari. “I banchi dei pegni non sono più collegati al prestito a usura e oggi sono frequentati da chi attraversa un momento economico difficile”, spiega Maison. “Perché la maggior parte delle persone pensa che chiedere un prestito in banca sia una soluzione rischiosa. Al banco dei pegni, invece, la situazione psicologica è più favorevole: lasci un oggetto, ricevi i tuoi soldi e per un attimo puoi mettere da parte le tue preoccupazioni”. ◆ dp
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Questo articolo è uscito sul numero 1469 di Internazionale, a pagina 54. Compra questo numero | Abbonati