Truphena Ombiri non dimenticherà mai la prima volta che ha visto un corridore notturno. Era a casa sua a Homa Bay, sulle sponde del lago Vittoria, nel Kenya occidentale, quando ha sentito bussare alla porta. È uscita per vedere chi era ed è rimasta senza parole, anche se la visita non era completamente inaspettata. “Quando sono uscita mi ha guardato negli occhi e ha cominciato a urlare”, racconta.

All’esterno c’era un uomo completamente nudo, con la faccia coperta di cenere per nascondere la sua identità. Ombiri ha capito subito che era un corridore notturno. Crescendo li aveva sentiti descrivere talmente tante volte che sapeva chi aveva di fronte. “Quando soffia il vento la gente scappa perché ha paura che sia uno di loro”, spiega.

Nel Kenya occidentale tutti conoscono le storie sui corridori notturni, ma i fatti sono sfuggenti e avvolti nel mistero. Nell’unico studio sul tema, Tom Kwanya della Technical university of Kenya scrive che le ricerche sono scarse a causa dello stigma di cui è vittima la cultura indigena del paese.

Dopo una serie d’interviste in dholuo, la lingua di Homa Bay, e la scoperta di una ricerca del 1901, Kwanya è giunto alla conclusione che i corridori notturni sono persone comuni – uomini e donne di tutte le fasce di reddito – che di notte fanno cose strane come tirare sabbia sui tetti di lamiera, scuotere gli alberi e bussare alle porte. “Il loro obiettivo di fondo non è fare ginnastica ma spaventare le persone e prenderle in giro”, scrive.

Secondo Kwanya, in molte zone rurali, ma anche in città come Kisii i corridori notturni si avvicinano a questa tradizione ereditandola dai genitori o attraverso il matrimonio, ma anche per passione. In un libro del 1975 intitolato Fire and vengeance (Fuoco e vendetta) si parla di un insegnante europeo di una scuola superiore della contea Homa Bay che a un certo punto è diventato uno di loro.

I corridori notturni destano sconcerto, ma sono considerati per lo più innocui. Un corridore intervistato da Kwanya ha detto che le uniche persone rimaste ferite o uccise avevano patologie pregresse legate all’ansia. Detto questo, per molti sono comunque una seccatura. “A volte sono fastidiosi”, dice Ombiri. “Fanno cose come tirarti sassi sul tetto mentre sei a letto. Come fai a dormire?”.

I riflettori si sono accesi su di loro nel 2013, quando il sedicente presidente dell’Associazione dei corridori notturni del Kenya, Jack Songo, ha lanciato una campagna per far riconoscere le corse notturne come uno sport ufficiale. “Purtroppo siamo stati discriminati per tanto tempo, anche se non facciamo del male a nessuno”, ha detto, spiegando che i corridori notturni hanno un ruolo positivo perché garantiscono la sicurezza di notte.

Nel 2020, però, Songo ha ritrattato tutto, spiegando ai mezzi d’informazione locali di essere solo “un attore e un comico”. Lo ha fatto dopo che un proprietario aveva rifiutato di affittargli la casa. Quando gli abbiamo chiesto di chiarire la sua posizione, ha invece risposto: “Sono un autentico, vero, verissimo corridore notturno”. È il suo “talento”, dice, e tutte le notti, durante la stagione primaverile delle piogge, esce a correre.

Secondo molti kenyani, però, questo non è semplicemente un hobby. In Kenya credere alla stregoneria è molto comune e spesso i corridori notturni sono associati al soprannaturale. Nel dialetto dholuo, sono chiamati jajuok, che significa “streghe”. In lingua logooli sono chiamati umurogi, cioè “vittime di un incantesimo”. Un’altra credenza comune è che correre di notte sia una maledizione e che, se qualcuno prova a smettere, muore imme­diatamente.

Nel suo studio Kwanya spiega che i corridori notturni sono diversi dalle streghe perché non sono violenti. Asuman Zuberi, un funzionario del sistema sanitario in pensione, sostanzialmente concorda. “È una cosa molto diversa dalla stregoneria”, dice. “Non fanno male a nessuno. Il loro scopo principale è renderti la notte più fastidiosa possibile”.

Una volta Zuberi ha lasciato la porta di casa socchiusa per provare a catturare un corridore notturno che veniva spesso a disturbarlo. “È stata questione di un attimo: ho sentito qualcuno che cadeva in soggiorno e un secondo dopo, prima che potessi reagire, si era già rialzato e se ne stava andando”, racconta.

Secondo Zuberi, i corridori notturni stanno molto attenti a non farsi prendere. Alcuni hanno paura di essere discriminati: “Magari di giorno fanno gli insegnanti, i presidi oppure i medici. Se sei un professore come fai ad andare dagli studenti e dirgli: ‘Di notte faccio anche questo’? È molto complicato”. Altri temono per la loro incolumità. Zuberi dice che una volta un corridore è stato picchiato. Fortunatamente non succede spesso, perché c’è la credenza che se qualcuno aggredisce un corridore notturno rischia di diventarlo a sua volta.

“È come una maledizione”, dice Zuberi. I corridori notturni, più che fare paura, fanno pena. “Se hai la malaria vai in ospedale, ti curano e guarisci. Questa invece è come una cosa che hai dentro, che a un certo punto erutta e devi seguirla per forza”.

Kennedy Onyango, un agricoltore e regista di Homa Bay, la pensa diversamente. “I corridori notturni mi fanno paura”, dice. Ha sentito dire che possono ipnotizzare le vittime durante il sonno e portarle a zonzo su degli animali giganti. “C’è chi racconta di essere stato rapito e caricato sulla schiena di un ippopotamo”, dice. Altri dicono di essere stati prelevati di notte e costretti a zappare la terra.

Onyango non pratica la magia, ma dice che alcuni cittadini proteggono le loro case facendo degli incantesimi juju per immobilizzare i corridori notturni. “Rimangono bloccati come statue, come un monumento”, dice. La strategia di Onyango, però, è un’altra: “Non gli faccio vedere che ho paura, faccio lo spavaldo”. ◆ fas

Joel Balsam è un autore di reportage di viaggio che vive a Montréal, in Canada. Questo articolo è uscito sul giornale online statunitense Atlas Obscura con il titolo The mysterious, naked night runners of western Kenya.

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Questo articolo è uscito sul numero 1515 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati