Nel febbraio del 2015 tre ragazze quindicenni, Amira Abase, Kadiza Sultana e Shamima Begum, scompaiono dalla zona est di Londra. Due giorni dopo vengono immortalate da alcune telecamere di sicurezza in Turchia, paese che avevano raggiunto per unirsi al gruppo Stato islamico sul territorio siriano. Di loro si sono perse le tracce fino a quando nel 2019 un giornalista del London Times riconosce Shamima Begum tra le persone rifugiate in un campo nella Siria del nord e registra una breve intervista che metterà la ragazza al centro di uno dei più divisivi dibattiti della storia britannica recente. Oggi Shamima, dopo aver visto morire tutti e tre i suoi figli per le precarie condizioni della guerra e del campo profughi, chiede di poter tornare in patria anche se il governo britannico le ha tolto la cittadinanza. Josh Baker commette l’insopportabile errore di essere molto più affascinato dal suo investigare che dalla storia che prova a raccontare. Ma se si accetta questa cosa, la vicenda che ricostruisce nella seconda stagione del podcast I’m not a monster consente d’immergersi nelle questioni sospese lasciate dall’ascesa e dal rapido declino dello Stato islamico. E ha il merito di aver scoperto che quella che a molti sembrava la scelta di un’adolescente era frutto del traffico di esseri umani organizzato dai servizi segreti dei paesi occidentali. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1515 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati