Balù è un cane meticcio arancione, ultimo rimasto di una famiglia di quattro che nel quartiere di Santa Rosalia, a Palermo, tutti chiamavano “i villaggini”. Ogni giorno Balù va verso il cimitero dove il custode Giuseppe gli dà un po’ d’acqua per rinfrescarsi prima di staccare dal lavoro e andarsi a fare un giro insieme. Giuseppe non è il “padrone” di Balù; come dice lui stesso: sono più degli amici. Era stato Balù a cominciare a seguirlo mentre andava al lavoro alle cinque di mattina o quando attraversava la piazza per andare a comprare le sigarette.
A Palermo ci sono due tipologie di cani randagi: quelli che vivono nelle periferie ai margini degli insediamenti umani e i “cani di quartiere” che, pur non avendo un proprietario, vivono nella comunità insieme agli abitanti che se ne prendono cura. Balù è un cane di quartiere e come altri è protetto da un regolamento comunale, che ne garantisce la cura, la vaccinazione e la sterilizzazione. L’autrice britannica Georgia Walker si è trasferita da due anni a Palermo e ha cominciato a familiarizzare con i cani di diversi quartieri, come Rocky, che sale spontaneamente nella sua macchina per farsi dare dei passaggi ascoltando musica napoletana. Il cambiamento dell’economia cittadina in direzione del turismo di massa rischia però di far estinguere questo fenomeno centenario. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1596 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati