È facile e frustrante riassumere la carriera di Rupert Murdoch, l’imprenditore di 92 anni che il 21 settembre ha annunciato di voler lasciare la guida del suo impero mediatico. Negli ultimi cinquant’anni Murdoch ha guadagnato miliardi di dollari grazie a organi d’informazione che hanno diffuso un populismo reazionario alimentato dalla paura e dalle divisioni sociali. I suoi giornali e canali tv hanno fomentato la crudeltà repressa del loro pubblico, stimolandone gli istinti peggiori e dando vita a un’ottusa cultura reazionaria che ha contribuito a trasformare la politica di molti paesi.
Come tanti imprenditori del nostro tempo, Murdoch ha manovrato le leve del potere prima di tutto per aumentare la sua ricchezza e la sua influenza. Nel Regno Unito i suoi tabloid hanno terrorizzato i reali e i nobili, costretti a fare i conti con il fatto che l’imprenditore aveva un’influenza paragonabile alla loro. Ha contribuito a consolidare il conservatorismo liberista della premier britannica Margaret Thatcher, che in cambio gli ha permesso di espandere il suo monopolio sul mondo dell’informazione. Negli Stati Uniti il quotidiano New York Post ha pubblicato senza sosta le storie raccapriccianti di una città in declino, convincendo gli elettori a scegliere sindaci che hanno usato il pugno di ferro.
E poi c’è Fox News, il gioiello della corona di Murdoch, che dal 1996 domina il mondo dei notiziari tv via cavo ed è diventato un ingranaggio cruciale nell’apparato elettorale repubblicano, tanto da contribuire in modo decisivo a lanciare le nuove stelle del partito. Murdoch ha costruito il suo impero andando alla ricerca di segmenti di mercato trascurati e offrendo al pubblico un’alternativa senza filtri alla rigida tradizione culturale del paese. Quando ha deciso di sfidare l’egemonia delle tre emittenti nazionali degli Stati Uniti – Cbs, Nbc e Abc – Fox ha ottenuto i primi successi con tre programmi che erano molto diversi da quelli mandati in onda dai rivali: Married… with children, una sguaiata sitcom che aveva per protagonista una famiglia stupida e irritante come possono essere certe famiglie nella realtà; Cops, una sorta di reality che spogliava di qualsiasi trama e interesse il tipico programma sulla polizia e metteva in primo piano il disgusto borghese verso i poveri; e infine I Simpson, la dimostrazione, una volta per tutte, che i secchioni di Harvard possono essere divertenti.
Poi Murdoch ha deciso di sfidare la Cnn sul terreno dell’informazione. Ha chiesto al consulente repubblicano Roger Ailes di creare un canale di notizie ispirato ai programmi radiofonici aggressivi ed estremisti di Rush Limbaugh. Fox News è stata lanciata nel 1996. Murdoch ha capito subito che c’era una platea vasta e ignorata di persone la cui priorità non era avere le notizie ma sentirsi dire che la colpa dei problemi del paese era di qualcun altro. Mentre la Cnn dava all’opinione pubblica notizie internazionali e il rigore giornalistico, Fox News ha puntato tutto sulle guerre culturali, e ha finito per trasformare il dibattito politico statunitense.
Un nome da dimenticare
Ailes ha gettato benzina sul fuoco del risentimento dei conservatori. L’incendio è diventato incontrollabile nel 2016, quando gli statunitensi hanno eletto presidente Donald Trump, un uomo con opinioni personali e politiche intrise della stessa rabbia crudele e illogica alimentata da Fox News per vent’anni. In un certo senso il successo di Fox News nel 2016 è stato l’apice della carriera di Murdoch. Poi, come in molte storie dell’orrore, l’uomo ha scoperto di non poter controllare la sua creatura. Era disgustato dal comportamento di Trump, ma ha mantenuto buoni rapporti con il presidente perché sapeva che era popolare tra gli spettatori di Fox News. Alla fine ha scoperto che era Trump a tenere in piedi Fox News, non il contrario.
Questo pone l’emittente nella scomoda posizione di dover scegliere tra dire al pubblico quello che non vuole sentirsi dire (che Trump è inadeguato a ricoprire la carica di presidente) oppure prendere la decisione redditizia, anche se umiliante, di abbassare la testa e salire sul carro della candidatura di Trump alle presidenziali del 2024. È una situazione tutt’altro che invidiabile. Forse è anche per questo che Murdoch ha deciso di farsi da parte e mollare la patata bollente al figlio Lachlan.
Ora ci si chiede se Fox News cambierà sotto la nuova guida. La risposta è no. Le tv via cavo sono in declino e molti degli abbonati rimasti sono anziani che non hanno né le conoscenze né la voglia di passare ai servizi di streaming. Non è un segreto che questa fascia demografica tenda a essere più conservatrice, e oggi gli elettori conservatori votano in gran parte Trump. Lachlan Murdoch potrà anche condividere l’insofferenza del padre verso il candidato repubblicano, ma difficilmente lascerà che le sue valutazioni personali interferiscano con gli affari.
Cosa farà invece Rupert Murdoch? Molti sostengono che sia stato il più spregevole ed efficace antagonista politico della sua generazione. Si potrebbe essere d’accordo. Ma la percezione di questo potere sconfinato è anche il prodotto della tendenza dei mezzi d’informazione a mistificare la propria rilevanza. È innegabile che Murdoch abbia avuto una grande influenza sulla politica contemporanea. Tuttavia, lo stesso vale per altre persone, come il finanziatore repubblicano Sheldon Adelson, che preferiva lavorare nell’ombra. Tutti questi uomini vogliono credere di poter domare il fuoco, ma immancabilmente finiscono per bruciarsi, quasi sempre lontano dai nostri sguardi. In quest’ottica la storia di Murdoch è stata unica solo perché si è svolta in pubblico, così come la sua eclisse. Quando morirà, il mondo non ci metterà molto a dimenticare il suo nome. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1531 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati