“Gli studenti hanno occupato le università di Belgrado, Novi Sad, Niš e Kragujevac e, con il passare delle settimane, anche molti ragazzi e ragazze delle scuole secondarie si sono uniti alle manifestazioni. Secondo diversi commentatori, quella in corso è una delle più significative azioni di resistenza contro il presidente Vučić e il Partito progressista serbo (Sns, nazionalista e populista), che governa il paese dal 2012. La più grande manifestazione da quando Vučić è in carica è stata quella che il 22 dicembre 2024 ha raccolto in piazza Slavija, a Belgrado, circa centomila persone, più di quelle che scesero in piazza nell’ottobre del 2000 per mettere fine al regime di Slobodan Milošević (leader serbo dal 1989 al 2000 e tra i protagonisti delle guerre balcaniche degli anni novanta, fu processato per genocidio e crimini di guerra dal Tribunale penale internazionale dell’Aja per la ex Jugoslavia e si suicidò in carcere nel 2006).“

“Penso che le cose stiano andando nella direzione giusta. Stiamo assistendo a qualcosa di nuovo”, dice Cicvarić, prima di sottolineare la determinazione di chi continua a protestare, settimana dopo settimana: “Questa mobilitazione è diversa da quelle precedenti perché stavolta quello che conta davvero è la determinazione dei manifestanti più che il loro numero”.

Tuttavia, per ottenere un vero cambiamento, gli studenti hanno bisogno di maggiore sostegno da parte dell’intera società: “Per i grandi cambiamenti sociali non bastano gli studenti. La crisi in cui viviamo dura da anni, e l’unico modo per uscirne è mobilitare il maggior numero possibile di gruppi e classi sociali”. Gli studenti chiedono che le istituzioni serbe rendano pubblica tutta la documentazione relativa alla ristrutturazione della stazione ferroviaria di Novi Sad, dove il crollo della pensilina è avvenuto solo pochi mesi dopo che l’amministrazione locale aveva dichiarato che la stazione era stata ricostruita “secondo gli standard europei”. I manifestanti chiedono inoltre che i poliziotti responsabili di attacchi a studenti e professori durante le manifestazioni siano identificati e perseguiti, pretendono il ritiro delle accuse contro i giovani arrestati durante i cortei e l’aumento dei finanziamenti pubblici per l’università.

Finora il governo serbo ha reso pubblici centinaia di documenti sulla ristrutturazione della linea ferroviaria Belgrado-Budapest, che includeva la stazione di Novi Sad, ma gli studenti sostengono che mancano ancora alcune carte importanti, come i registri di costruzione e gli atti di rendicontazione. Il 30 dicembre 2024, la procura di Novi Sad ha annunciato di aver cominciato a pubblicare nuovi documenti e ha formalizzato le accuse contro tredici persone sospettate di essere coinvolte nella vicenda, tra cui l’ex ministro delle infrastrutture.

Dopo il disastro il presidente Vučić e il suo governo hanno insistito sul fatto che la tettoia crollata non rientrava nella ristrutturazione della stazione, completata alla metà del 2024 da un gruppo di appaltatori cinesi. Tuttavia una parte dei documenti pubblicati suggerisce che alcuni lavori dovevano essere svolti anche sulla pensilina esterna.

Nessuna tolleranza

“Le nostre richieste sono chiare, vogliamo un paese dove sia in vigore lo stato di diritto”, dice Irina Sekulić, una studente di 18 anni iscritta al primo anno di biologia a Belgrado. “Se muoiono delle persone a causa della corruzione, qualcuno dovrebbe essere ritenuto responsabile di quelle morti”. Le fa eco una studente al quarto anno della scuola di ingegneria elettrica di Belgrado, convinta che i giovani manifestanti porteranno avanti la protesta fino a quando tutte le richieste saranno soddisfatte. Preferisce restare anonima perché i suoi genitori hanno ricevuto minacce a causa del suo attivismo. “Oggi chiunque rilasci pubblicamente una dichiarazione o partecipi ad azioni di protesta riceve minacce”, spiega. Spesso questi “amichevoli avvisi”, come li definisce sarcasticamente la ragazza, sono dei veri e propri messaggi minatori, che informano i destinatari della presenza di gruppi di uomini pronti ad attaccarli o del fatto che qualcuno li controlla. Alcuni studenti hanno raccontato a giornali e tv di essere stati convocati e interrogati dai servizi di sicurezza. L’agenzia d’intelligence serba, Bia, e il ministero dell’interno non hanno risposto alle nostre domande sul tema.

Secondo la studente d’ingegneria, i giovani della sua generazione hanno sofferto molto per la disillusione politica dei genitori, maturata negli anni successivi alla caduta di Milosević. I governi che si sono susseguiti dopo l’assassinio del primo ministro democratico Zoran Đinđić nel 2003 sono riusciti a cambiare ben poco. E alla fine, nel 2012, è arrivato Vučić.

“Fin da piccoli ci dicono cose del tipo: ‘Va’ all’estero finché sei in tempo’, ‘Qui le cose non miglioreranno mai’, ‘Questo paese è gestito dai servizi segreti’. In questo modo è difficile trovare un senso e mantenere vivo lo spirito di ribellione, anche perché intorno a noi tante cose confermano le frasi che ho appena ricordato”, aggiunge la studente. Poi dice di non essere d’accordo con chi sostiene che i giovani in Serbia si siano “finalmente svegliati”, perché – spiega – “la verità è che non hanno mai potuto dormire sonni tranquilli”.

Irina Sekulić è della stessa opinione: “Le ragazze e i ragazzi serbi sono percepiti come una massa apolitica senza interessi, incapace di cambiare le cose e destinata a lasciare il paese. Ma non è vero. Con le attuali proteste scatenate dal disastro di Novi Sad la rabbia accumulata è traboccata in modo improvviso”.

Sekulić fa notare che in Serbia le persone anziane guardano molta tv e s’informano attraverso i mezzi d’informazione tradizionali, spesso controllati o influenzati dal governo. Anche sua nonna era vittima di questo tipo di manipolazione, ma sta cominciando a cambiare posizione proprio grazie al coinvolgimento della nipote nelle proteste. “Mia nonna ora ha più fiducia in me che nel presidente Vučić. Le persone anziane, che prima credevano ciecamente al governo, hanno cominciato a fidarsi delle loro famiglie invece che della tv. E questo è fondamentale”.

Gli studenti decidono le strategie da adottare e le dichiarazioni pubbliche da diffondere in lunghe assemblee che chiamano plenum, perché sono aperte a tutti i ragazzi e le ragazze. “Tra noi c’è una grande diversità. I plenum durano ore, discutiamo a lungo di tutte le questioni, ma alla fine troviamo un accordo sulle decisioni da prendere attraverso i meccanismi della democrazia diretta”, dice la studente che vuole restare anonima.

Appalti e corruzione

◆ La modernizzazione della linea ferroviaria Belgrado-Budapest, realizzata da aziende cinesi e russe come sezione del collegamento tra il porto greco del Pireo e l’Ungheria, prevedeva anche la realizzazione della tratta ad alta velocità tra Novi Sad e Belgrado. Dopo diversi rinvii, la tratta serba è stata inaugurata il 19 marzo 2022, alla presenza del presidente serbo Aleksandar Vučić e del primo ministro ungherese Viktor Orbán. Il treno veloce doveva essere il simbolo dei successi economici e politici della Serbia. Nell’ambito dei lavori di ammodernamento della linea era prevista anche la ristrutturazione della stazione ferroviaria di Novi Sad, terminata il 5 luglio 2024. Quattro mesi dopo, il 1 novembre 2024, alle 11.52, la pensilina esterna della stazione, costruita negli anni sessanta in stile modernista-socialista, è crollata improvvisamente, uccidendo quindici persone. “Il progetto è costato 65 milioni di euro, una cifra elevatissima per un lavoro simile”, spiega il politologo dell’università di Belgrado Dejan Bursač. “In Serbia i costi degli investimenti infrastrutturali sono così alti per la corruzione e la presenza di numerosi intermediari. I progetti sono realizzati senza adeguata supervisione, la qualità del lavoro è discutibile, la documentazione è segreta e le aziende ottengono gli appalti solo grazie ai legami politici”. Marta Szpala, Tygodnyk Powszechny, Polonia


La prima accusa che gli studenti rivolgono al governo è di non essersi assunto nessuna responsabilità per la tragedia della stazione di Novi Sad. Ci sono stati perfino degli scontri tra alcuni teppisti filogovernativi e gli studenti della facoltà di arti drammatiche dell’università di Novi Sad “che erano usciti dall’aula per tenere quindici minuti di silenzio in memoria delle vittime”, racconta Cicvarić. “È inconcepibile che qualcuno possa comportarsi come quei teppisti mentre tutta la società serba è in lutto”. Poi afferma che di fronte a certe cose – come il crollo di Novi Sad – l’opinione pubblica non dovrebbe mai mostrarsi tollerante: “Se noi, come società, chiudiamo un occhio su fatti simili, poi dobbiamo necessariamente chiederci fino a dove siamo disposti a tollerare. Se sopportiamo senza fiatare atti di ingiustizia e omicidi, diventeremo insensibili a tutte le forme di violenza”.

Secondo Cicvarić, è questo il motore principale delle proteste: “Le persone hanno semplicemente preso una posizione, vogliono far sentire il loro dissenso rispetto a una situazione che non ha più niente di normale”.

Quale futuro

Le mobilitazioni cominciate alla fine del 2024 sono state subito paragonate a quelle di 28 anni prima, quando nel 1996 gli studenti scesero in piazza in massa contro il regime di Milosević. La carica simbolica della mobilitazione è diventata ancora più forte quando ci si è accorti che un’altra grande ondata di proteste era avvenuta nel 1968, 28 anni prima dei cortei contro Milosević. I manifestanti hanno giocato con questo parallelismo , portando in piazza uno striscione con lo slogan “Belgrado è di nuovo il mondo”, in omaggio a uno degli slogan chiave del 1968, “Belgrado è il mondo”.

Sekulić, Cicvarić e la studente d’ingegneria elettrica sono nati tutti dopo il 2000, ma sono in gran parte figli di persone che parteciparono alle proteste del 1996-1997. Secondo loro è “sconfortante” il fatto che alcune delle figure al potere negli anni di Milosević occupino ancora ruoli di governo, nonostante la rivolta dell’ottobre 2000. Lo stesso presidente Vučić è stato ministro dell’informazione alla fine degli anni novanta. “È tutto davvero triste, ma in qualche modo è anche motivo di ottimismo: se li abbiamo sconfitti una volta, possiamo farlo di nuovo”, dice Cicvarić.

Il punto è che gli studenti stanno cercando di gettare le basi per il tipo di società in cui vogliono vivere. “Il nostro obiettivo”, spiega Sekulić, “non è rovesciare il governo, ma ridare vita alle istituzioni e creare uno stato normale. Questo significa che l’attuale esecutivo dev’essere sciolto? Non lo so. Ma ormai in Serbia siamo arrivati al punto in cui ‘stato’ e ‘partito di governo’ ci vengono presentati come sinonimi. Se qualcuno critica il partito al potere, diventa improvvisamente un nemico dello stato”.

Cicvarić spiega che “discutere di ciò che noi ragazzi e ragazze vorremmo diventare è del tutto inutile in un paese dove conta solo avere la tessera del partito di governo”.

Oggi Irina Sekulić studia biologia molecolare, ma c’è stato un periodo in cui aveva pensato di lasciare il paese. Poi però sono cominciate le proteste. “Non ero sicura di voler rimanere”, racconta, “ma quello che si è messo in moto mi ha dato una speranza. E sono rimasta”. ◆ ab

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Questo articolo è uscito sul numero 1597 di Internazionale, a pagina 64. Compra questo numero | Abbonati