A fine settembre ad Atene fa ancora caldo. I turisti vagano per le vie del centro con marsupi e sandali costosi, osservando le vetrine dei negozi. Lungo la strada che sale verso l’Acropoli un vecchio suona la “danza di Zorba” con il suo bouzouki. A venti minuti di cammino, nel quartiere di Exarchia, la situazione è molto diversa. Tre cassonetti della spazzatura bruciano in mezzo alla strada. Almeno dieci poliziotti sono schierati in assetto antisommossa, armati di scudi e manganelli. Li oltrepasso con prudenza e da una strada vicina sento delle grida e il rumore di vetri rotti. Nell’aria c’è un odore acre che fa bruciare gli occhi e la gola: gas lacrimogeno.
Exarchia, roccaforte della sinistra ateniese, è legata alla lotta contro l’estrema destra fin dagli anni novanta dell’ottocento e spesso è indicata come il luogo di nascita del movimento Antifa. Nel 1973 una rivolta studentesca nel Politecnico di Atene contribuì a rovesciare il regime dei colonnelli. Durante il decennio di crisi economica cominciato nel 2008, la piazza centrale del quartiere è stata teatro di continue proteste. E dopo il 2015, quando in Grecia è arrivato quasi un milione di immigrati, decine di migliaia di loro si sono stabiliti nelle case occupate della zona.
Per decenni Exarchia è stata un posto dove la polizia entrava di rado. Ma di recente tutto è cambiato, soprattutto la scorsa estate. In seguito all’approvazione di due grandi progetti infrastrutturali – una nuova stazione della metropolitana nella piazza principale e la riqualificazione della vicina collina di Strefi – il quartiere è stato invaso dalla polizia. Molti abitanti sono scesi in piazza, convinti che il governo usi la gentrificazione come un’arma politica.
Alla manifestazione del 24 settembre circa 4.500 persone si sono ritrovate per protestare contro la stazione della metropolitana. Poco dopo le otto di sera la situazione è degenerata, con lanci di pietre e altri oggetti. La polizia ha risposto con candelotti di gas lacrimogeno e granate stordenti. Mi sono allontanata dalla piazza, ma la strada era sbarrata con dei cassonetti in fiamme. Percorrendo una via secondaria ho raggiunto il viale che porta al Museo archeologico, accanto al Politecnico. Alle inferriate dell’università erano appesi striscioni con scritte come “bruciate i ricchi, non le streghe” e “no alla metropolitana”.
Ad agosto i camion si sono presentati nella piazza di Exarchia una mattina all’alba e l’hanno trasformata in un cantiere circondato da barriere alte cinque metri. Da allora la piazza è costantemente presidiata da una cinquantina di agenti. Il progetto risale alla fine degli anni novanta: la stazione di Exarchia, sulla nuova linea 4 della metropolitana, dovrebbe collegare il centro della città con le periferie, tra cui Goudi a est e Galatsi a nord. Il piano è oggetto di polemiche da quando è stato autorizzato l’avvio dei lavori, nel 2017, ai tempi del governo di sinistra guidato da Syriza. Ma in estate la comparsa improvvisa del cantiere ha segnato una svolta.
Le aziende hanno comprato un palazzo dopo l’altro, gli affitti sono aumentati del 30 per cento e i bar alla moda sono spuntati come funghi
I lavori sono cominciati dopo quella che molti considerano una manovra del governo conservatore di Nuova democrazia per cancellare il carattere ribelle del quartiere. Durante la campagna elettorale del 2019 il suo leader Kyriakos Mitsotakis aveva promesso un giro di vite contro la criminalità, indicando Exarchia tra gli obiettivi principali. Mitsotakis si era impegnato a non permettere che il quartiere diventasse “un covo di illegalità, disturbo dell’ordine pubblico e spaccio di droga”. Quando Nuova democrazia è andata al governo, la polizia ha organizzato una serie di raid nel quartiere, chiudendo quasi tutti i centri occupati dagli anarchici e dai profughi. Da allora la presenza della polizia è aumentata di pari passo con le proteste, e sono aumentati anche i turisti.
Le aziende di affitti a breve termine hanno comprato un palazzo dopo l’altro, gli affitti sono aumentati del 30 per cento e i bar alla moda sono spuntati come funghi. Oggi Exarchia è uno dei quartieri di Atene con più annunci su Airbnb e Booking. Secondo Stefania, un’ex fotoreporter che vive a Exarchia da vent’anni, il quartiere ha una nuova colonna sonora: il rumore delle ruote dei trolley.
Una scelta politica
Poche settimane dopo la protesta di settembre sono tornata nella piazza di Exarchia. Nei bar le frasi in greco si mescolavano agli accenti statunitensi e britannici. Al centro della piazza c’era ancora una barriera di lastre di metallo e filo spinato, in parte coperta di murales. Ho contato almeno trenta poliziotti in un raggio di quaranta metri. Erano da poco passate le nove di mattina e c’era un’atmosfera di calma prudente.
Sono venuta a incontrare Hari, un’architetta di 33 anni che fa parte del collettivo contro la stazione. Circa dieci attivisti vengono qui ogni giorno per controllare cosa succede. “Altrimenti non ci direbbero nulla”, mi ha spiegato Hari, che è qui dalle sette. Alle dieci gli attivisti vanno a lavorare, poi tornano dopo cena per continuare la veglia fino alle undici. È una routine che si ripete ogni giorno da quando è comparso il cantiere. “Un tempo il quartiere era tosto. Accoglieva moltissime persone”, ha detto Hari. Non si riferiva solo agli anarchici, ma anche ai senzatetto, ai profughi, agli artisti e agli intellettuali. Ora, invece, si percepisce un clima di “ostilità e paura”, ha aggiunto.
Le proteste sono dovute anche a motivi ambientali. La piazza è uno dei pochi spazi verdi nel quartiere, e per far posto alle scale mobili, alle biglietterie e agli ascensori saranno abbattuti 72 alberi. Molti abitanti sostengono che sarebbe più logico costruire la stazione vicino al museo archeologico, perché lì c’è più spazio e perché è più distante dalle stazioni già esistenti. C’è un precedente: nel 2021 era stata proposta la costruzione di una stazione nel parco Rizari, nel quartiere di Evangelismos, che avrebbe provocato l’abbattimento di 88 alberi. Gli abitanti si erano opposti, e quando l’armatore Nikos Pateras aveva preso posizione contro il progetto la stazione era stata spostata.
A Exarchia però non vivono personaggi così importanti. Le autorità sostengono che la proposta del museo è irrealizzabile a causa di problemi tecnici e finanziari, ma Hari è convinta che la scelta della piazza principale sia dovuta a motivi politici. “Questo quartiere ha solo due spazi pubblici. Se decidi di costruire qualcosa in entrambi nello stesso momento significa che vuoi sottrarli agli abitanti”.
La comparsa del cantiere della metropolitana è coincisa con l’avvio di un altro discusso progetto nella vicina collina di Strefi, un’altura rocciosa che si affaccia sull’Acropoli. Appoggiata alla Scalinata di Exarchia, Strefi è nota per lo spaccio di droga, ma è anche uno spazio verde essenziale in un quartiere fin troppo cementificato: un posto dove i fidanzati si danno appuntamento, gli abitanti portano a spasso i cani e i turisti osservano il panorama. Ai piedi della collina ci sono una scuola elementare e un campo da basket.
Nel 2019 l’amministrazione comunale ha firmato un accordo con l’azienda immobiliare Prodea per finanziare il 49 per cento di un progetto da due milioni di euro sulla collina. Il piano prevede l’installazione di bagni pubblici e cassonetti della spazzatura, lampioni e sistemi contro le alluvioni, oltre al miglioramento dei marciapiedi. Molti residenti considerano l’accordo un affronto dopo che per anni hanno chiesto inutilmente interventi per migliorare lo stato dell’illuminazione e delle strade. Stefania mi spiega che gli abitanti del quartiere sono stati esclusi dal dibattito e non sanno cosa succederà di preciso a Strefi: “Abbiamo paura che la collina diventi inaccessibile per i residenti e si trasformi in un parco privato”. Prodea non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ho parlato al telefono con il sindaco di Atene Kostas Bakoyannis, che ha respinto le accuse: “Non vogliamo cambiare il carattere del quartiere. Vogliamo che le mamme possano spingere i passeggini sulla collina, che si sentano sicure e possano godersi la zona. Vogliamo che i ragazzi possano andare a Exarchia in metropolitana per bere un caffè o una birra”.
Ricordi dolorosi
Una settimana dopo le proteste ho partecipato a una manifestazione davanti al cantiere di Strefi. Anche stavolta la situazione è precipitata. Un video girato nel campo da basket è diventato virale: mostra un uomo picchiato dalla polizia davanti agli occhi della figlia di otto anni. Il giorno successivo, in occasione di un’altra protesta, il fotoreporter statunitense Ryan Thomas è stato attaccato dagli agenti mentre lavorava. Il pestaggio è stato ripreso dalla macchina fotografica di Thomas e da un altro giornalista che osservava la scena da un balcone. Quasi tutte le persone con cui ho parlato nel quartiere raccontano di aver assistito a violenze gratuite, molestie sessuali, insulti razzisti o atti di prepotenza da parte della polizia. Secondo il garante per i diritti civili le denunce di abusi sono aumentate del 75 per cento rispetto al 2020. La polizia non ha risposto alle nostre richieste di chiarimenti.
Ad Atene il tasso di criminalità non è particolarmente alto in confronto ad altre capitali europee, ma è in aumento. Il giro di vite a Exarchia riflette il rafforzamento delle misure di sicurezza in corso in tutto il paese. Mitsotakis intende mantenere la promessa di “dare la priorità all’ordine pubblico” fatta durante la campagna elettorale del 2019. Poco dopo l’insediamento il primo ministro ha abrogato una legge che vietava alla polizia di entrare nelle università. La norma era stata introdotta nel 1982, otto anni dopo la caduta del regime dei colonnelli, ed era considerata sacrosanta nel paese. Nel 2021 Mitsotakis ha creato un’unità speciale della polizia incaricata di pattugliare i campus universitari. Il governo sostiene che è indispensabile per contrastare le occupazioni degli anarchici e l’attività delle bande criminali, ma molti studenti lo considerano un tentativo di reprimere le proteste e chi simpatizza con la sinistra e i profughi.
Attualmente Exarchia è pattugliata da tre corpi della polizia, tra cui i Dias, un’unità di motociclisti reintrodotta dal governo conservatore. Gli agenti antisommossa del Mat indossano vistose uniformi verde militare, protezioni e anfibi. In un paese che fino a pochi decenni fa ha vissuto sotto una dittatura militare, l’enorme presenza di agenti armati riporta alla mente ricordi dolorosi. A settembre il popolare cantante Thanasis Papakonstantinou, 63 anni, ha organizzato un concerto per sostenere le proteste contro la presenza della polizia nelle università. Gli agenti sono arrivati e sono cominciati gli scontri. Sulla folla di cinquemila persone è stato usato il gas lacrimogeno.
Bakoyannis, il sindaco di Atene, è una figura di spicco nel partito Nuova democrazia, ed è un convinto sostenitore dei cambiamenti in corso a Exarchia. A settembre, durante un dibattito in diretta su Instagram, ha ribadito le sue posizioni ai suoi 127mila follower. “La collina di Strefi è bellissima, ma per molti anni è stata tagliata fuori dal quartiere e abbandonata alla delinquenza, all’illegalità e allo spaccio di droga. Vogliamo riprenderci questo spazio”. Su Instagram Bakoyannis cerca di mostrarsi rassicurante. Si definisce “padre, sognatore e uomo d’azione” e pubblica foto in cui accarezza cani e spinge un passeggino. Con le sue folte sopracciglia nere e la bocca leggermente incurvata, somiglia abbastanza a suo zio, il primo ministro Mitsotakis.
Crisi di fiducia
Gli eventi della scorsa estate hanno coinciso con un periodo particolarmente turbolento per Mitsotakis e il suo partito. Il primo ministro è stato lodato per aver risanato l’economia e migliorato l’immagine del paese dopo gli anni della crisi, ma un recente scandalo, definito il “Watergate greco”, ha intaccato la sua reputazione. A luglio Nikos Androulakis, leader del partito di opposizione Pasok, ha scoperto che sul suo telefono era stato installato il software spia Predator.
Le indagini hanno evidenziato le responsabilità dei servizi segreti, che fanno capo a Mitsotakis. Ulteriori ricerche hanno portato alla scoperta di un sistema di intercettazioni ai danni di politici dell’opposizione e giornalisti. Il primo ministro ha negato qualsiasi coinvolgimento. “Le spiegazioni non sono state sufficienti, quindi ho dovuto licenziare due persone”, ha dichiarato recentemente. Una delle persone licenziate era un altro nipote del primo ministro, Grigoris Dimitriadis.
In un paese dove la fiducia nei confronti del governo è già minima, lo scandalo delle intercettazioni è stato un disastro. Dato che il governo è sotto accusa anche per altri motivi, come la limitazione della libertà di stampa e i respingimenti illegali dei profughi, qualcuno pensa che le operazioni di polizia siano un tentativo di mostrare i muscoli in vista delle elezioni in programma a maggio del 2023. “I criminali di Atene sono felici”, scherza Ilias, cameriere in un bar sulla piazza di Exarchia. “Ora possono fare quello che vogliono, tanto i poliziotti sono tutti qui”.
La scorsa estate ha segnato un nuovo record di presenze di turisti. Secondo le stime alla fine del 2022 il settore dovrebbe chiudersi con venti miliardi di euro di ricavi. L’appetito per nuovi progetti immobiliari è forte, e alcuni commercianti di Exarchia sono favorevoli agli ultimi cambiamenti. Christos (il nome è stato cambiato) ha 44 anni e gestisce una tipografia nei pressi della piazza. È convinto che la metropolitana garantirà buoni collegamenti. Vive fuori dal quartiere e si lamenta del prezzo elevato dei parcheggi (5 euro al giorno, mentre il biglietto della metropolitana ne costa 1.50). Christos fa anche il musicista e sente una profonda affinità con il quartiere, dove ha vissuto da giovane, ma crede che l’arrivo di nuovi clienti sarebbe positivo. “È il momento di crescere”, spiega. Cita come esempio le metropolitane di Parigi e Londra e pensa che i nuovi progetti, compresa la riqualificazione di Strefi, siano l’occasione di avvicinare la città al resto d’Europa.
Qualcuno pensa che le operazioni di polizia siano un tentativo di mostrare i muscoli in vista delle elezioni in programma a maggio del 2023
Il paragone con le altre città europee è un tema ricorrente. Un fruttivendolo di 42 anni che ha sempre vissuto nel quartiere mi dice che in Europa è normale costruire le stazioni della metropolitana nelle piazze. In linea di massima non è ostile al progetto della nuova stazione e ritiene che le tesi di chi si oppone siano “un po’ contraddittorie”. Sottolinea che il quartiere è popolato soprattutto da studenti, quindi la metropolitana migliorerà l’accesso all’università per chi vive nei quartieri settentrionali della città e deve farsi un’ora di macchina al giorno a causa del traffico: “Exarchia è già gentrificata, non è certo un quartiere povero. I prezzi sono già alti. È lo stesso in tutto il centro di Atene”.
Il commerciante è convinto che i manifestanti stiano “facendo un casino inutile. Spero che finisca presto”. Ma sembra improbabile. I lavori dovrebbero durare almeno sette anni, e l’apertura è prevista per il 2029 o il 2030. Fino ad allora la polizia resterà sul posto. Le proteste non danno segno di calare.
Alla metà di ottobre è stato organizzato un torneo nel campo da basket di Exarchia dove un uomo era stato picchiato dalla polizia davanti alla figlia. Un attivista mi spiega che l’obiettivo è “riprendersi” quello spazio. Alle sette di sera l’atmosfera è allegra, le persone siedono attorno al campo con i loro cani mentre i bambini giocano. Un gruppo di madri mette in scena uno spettacolo femminista. Periodicamente la polizia antisommossa pattuglia la zona. Squadrano la folla e osservano con sospetto il mio registratore. Circa mezz’ora dopo arrivano le moto dei Dias, ognuna delle quali porta due agenti con il casco e la divisa blu. La canzone Sound of da police del rapper
Krs-One risuona dagli altoparlanti piazzati intorno al campo. La gente urla “Exo!”, andate via. Le partite di basket continuano.
A pochi metri
In cima alla collina di Strefi la situazione è più tranquilla. Le persone bevono birra e ammirano il tramonto. Mi avvicino a una coppia. Alexandra, 29 anni, vive poco lontano dalla piazza e mi racconta che non avrebbe nulla contro la stazione della metro se fosse costruita accanto al museo. In passato si era sempre sentita al sicuro nel quartiere, ma a luglio è rimasta chiusa in casa per tre giorni dopo che un uomo è stato picchiato dalla polizia davanti alla sua porta. “Non uso il termine ‘occupazione’ alla leggera, perché so cosa significa. Ma è quello che i poliziotti stanno facendo”.
Ogni tanto guarda oltre le mie spalle, dove due agenti sono in piedi a pochi metri di distanza. Ci osservano da quando abbiamo cominciato a parlare. Il fine settimana precedente centinaia di bambini e adulti hanno formato una catena umana intorno al cantiere della metropolitana, gridando “liberate la piazza”. Nei volantini sparsi sull’asfalto c’era scritto: “Se abbatterete anche un solo albero, il centro di Atene brucerà”.
Una delle mie ultime sere ad Atene uscendo dal ristorante passo davanti all’unico centro sociale rimasto a Exarchia. Due poliziotti parlano con un gruppo di turisti. Uno di loro, un uomo biondo dall’aria affabile con una camicia hawaiana, si avvicina e mi dice che vengono dalla Slovenia. Alloggiano vicino al museo. Sono arrivati un’ora fa e quando hanno visto tutti quei poliziotti si sono preoccupati. In Slovenia, dice, succede solo agli eventi sportivi o se c’è qualcuno d’importante. “C’è qualcosa da temere? Vogliamo solo divertirci”. Chiama un suo amico, che però lo ignora e continua a parlare mezzo ubriaco con gli agenti. Mentre mi allontano è ancora lì che chiacchiera e sorride. I poliziotti annuiscono e rispondono, e ogni tanto ricambiano il sorriso. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1488 di Internazionale, a pagina 53. Compra questo numero | Abbonati