Un gruppo di donne sale faticosamente dei gradini di pietra, formando una fila tortuosa. Sotto di loro c’è una vallata coperta dai campi verdi della campagna britannica. L’escursione, partita alle prime luci dell’alba, le ha portate in alto, fino a sovrastare una linea ferroviaria soprelevata. Sono in quindici e tengono lo sguardo fisso sulla vetta, avvolta dalla nebbia. È una delle tre cime che affronteranno in questa giornata estiva dedicata a un’escursione nelle Yorkshire Dales, un parco nazionale situato nel nord dell’Inghilterra.
Quasi in fondo alla fila, Rhiane Fatinikun incoraggia continuamente le compagne mentre arrancano verso l’alto. Fatinikun è il motivo per cui si trovano tutte lì, pronte a cimentarsi con questo percorso impegnativo.
Nel 2019, spinta dalla evidente disparità razziale tra gli escursionisti britannici, Fatinikun ha fondato l’associazione Black girls hike, con l’obiettivo di far scoprire l’attività all’aria aperta a persone che sembravano invisibili nella campagna britannica, superando la percezione secondo cui gli spazi naturali fuori dalla città sarebbero riservati ai bianchi della classe media o alta. “A volte è davvero triste, perché ti rendi conto di cosa significa vivere senza essere viste e senza poter essere se stesse”, spiega Fatinikun, 37 anni, riferendosi all’esperienza di alcune donne nere che si sono sentite escluse da questi spazi naturali. “Ma sono felice che qui possano essere tutto quello che vogliono”.
Nei cinque anni trascorsi dalla sua nascita, Black girls hike è diventata un’organizzazione di respiro nazionale, che ha accolto centinaia di donne nere desiderose di esplorare la natura, dedicando a questa attività un fine settimana o anche solo una giornata.
Diversi studi indicano che nel Regno Unito chi appartiene alle minoranze vive per lo più nelle città e lontano dagli spazi verdi. Corinne Fowler, docente dell’università di Leicester che studia il colonialismo e la sua eredità, sottolinea che le campagne britanniche sono tradizionalmente appannaggio della popolazione bianca, facendo sentire inadeguato chiunque provenga da altri contesti.
Fowler ricorda che il legame tra le persone non bianche e le aree rurali del Regno Unito risale a secoli fa, ma è stato spesso trascurato o ridimensionato. “Tutti ripetono che in campagna non c’è razzismo”, sottolinea, aggiungendo però che le sue ricerche indicano il contrario. “È importante che le campagne diventino più inclusive”, spiega la docente.
Fatinikun viene da Manchester, nel nord dell’Inghilterra, dove si trovano molti parchi nazionali. Eppure, anche se è sempre stata una persona attiva, non si era mai considerata un’appassionata delle escursioni all’aria aperta.
Le cose sono cambiate nel 2019, quando per la prima volta ha fatto una passeggiata di gruppo insieme ad altre donne. Mentre viaggiava su un treno che stava attraversando il Peak district national park, tra Manchester e Sheffield, all’improvviso Fatinikun ha sentito il desiderio di dedicarsi alle escursioni.
Effetto domino
Quando ha cominciato a esplorare le campagne inglesi, però, Fatinikun è rimasta davvero sorpresa di vedere solo persone bianche. Così ha deciso di organizzare una serie di escursioni riservate alle donne nere. In seguito ha allargato l’attività ad altre aree del paese. “È stato un effetto domino molto veloce”, racconta. Oggi ha alle spalle decine di gite in tutto il Regno Unito e nel resto del mondo, anche in paesi come il Ghana, il Marocco e la Norvegia.
Tante persone nuove si sono viste durante la pandemia, quando in generale l’interesse per le attività all’aria aperta è aumentato, perché si cercava un modo per migliorare la propria salute mentale e creare un legame con la natura. Fatinikun ha lasciato il suo lavoro d’ufficio nell’amministrazione locale per dedicarsi a tempo pieno a Black girls hike.
All’inizio aveva parecchio da imparare, ma nel corso del tempo ha colmato le lacune e ha acquisito conoscenze importanti, dalla capacità di leggere le mappe topografiche al modo di scegliere l’attrezzatura adatta per un clima imprevedibile. La comunità degli escursionisti britannici ha risposto bene alla sua iniziativa, ma in alcuni casi ha ricevuto insulti razzisti, soprattutto su internet. La situazione è peggiorata dopo la sua partecipazione a Countryfile, un programma della Bbc dedicato alla vita rurale. “All’inizio la prendevo sul personale”, racconta a proposito di quegli attacchi. “Oggi invece li ignoro. Non voglio permettere a queste persone di rubare la mia energia”.
L’amore di Fatinikun per la natura non nasce dal desiderio di conquistarla, ma dalla voglia di godere del suo potere rigenerante. Nel contesto di Black girls hike questi effetti benefici si abbinano alla possibilità di stabilire relazioni umane. La più grande ricompensa per il suo lavoro sono proprio le amicizie tra persone di età diverse e il sostegno reciproco che ha trovato grazie alle escursioni.
Quest’anno ha ricevuto l’onorificenza dell’Ordine dell’impero britannico, assegnata a chi fa un servizio alla comunità. A luglio ha pubblicato un libro intitolato Finding your feet (Bloomsbury 2024), una guida all’escursionismo e all’avventura.
Alla vigilia della passeggiata nelle Yorkshire Dales, le 14 partecipanti arrivate da tutta l’Inghilterra si incontrano in una struttura ricettiva situata appena fuori Ingleton, una cittadina non lontana dalle pendici della prima vetta. Il gruppo è molto vario: ci sono ventenni ma anche sessantenni. Alcune donne si sono già conosciute in escursioni precedenti, mentre altre, come Natalie Hurst-Knight, partecipano per la prima volta.
“Tutte le mie amiche sono nere e non amano le escursioni”, spiega Hurst-Knight, 33 anni, che vive a sudovest di Londra. “Ma in realtà questa esperienza è fantastica. Ti senti in uno spazio accogliente. Io vengo dalla città, ma il fatto che queste iniziative siano aperte anche a ragazze poco esperte mi fa sentire a mio agio”.
Pauline Pennant, 55 anni, ha già partecipato ad altre quattro escursioni. Ha scoperto Black girls hike alla fine della pandemia. “Veniamo da luoghi diversi, eppure abbiamo la possibilità di vivere queste esperienze insieme”.
Accanto a Pennant è seduta Ann Illston, 63 anni, che annuisce in silenzio. “Mi piace incontrare queste persone. In altri gruppi spesso sono l’unica nera, ma qui non è solo una questione razziale. Condividiamo un legame culturale”.
La mattina successiva, prima d’incamminarsi, le donne sono nella sala comune per ascoltare due guide locali che le informano sulle condizioni climatiche e sulle precauzioni da seguire.
Durante il cammino, Fatinikun scatta alcune fotografie per i social network e spiega che condividere le immagini è importante, perché permette ad altri appassionati di vedere rappresentate le persone di colore. Le foto hanno anche un altro scopo: mostrare l’attrezzatura regalata dagli sponsor. Fatinikun, infatti, collabora con diversi marchi specializzati, e anche Black girls hike può contare sul sostegno di aziende e organizzazioni.
Durante il percorso nelle Yorkshire Dales, a tratti molto faticoso, il tono di Fatinikun è sempre incoraggiante, quasi da sorella maggiore e il suo entusiasmo è contagioso.
“Amo tutto questo, e anche loro”, mi ha confessato durante la discesa dalla prima vetta. “Sono entusiaste di scoprire un mondo nuovo. La settimana scorsa una ragazza mi ha detto: ‘Ora sento di poter fare qualsiasi cosa’” . ◆ fdl
◆ 1987 Nasce a Manchester, nel Regno Unito.
◆ 2019 Partecipa per la prima volta a un’escursione di gruppo insieme ad altre tredici donne.
◆ 2022 Lascia il suo lavoro nella pubblica amministrazione e fonda l’associazione Black girls hike, per promuovere una maggiore inclusività nelle campagne britanniche.
◆ 2024 Pubblica il suo primo libro, intitolato Finding your feet, una guida all’escursionismo, e riceve l’onorificenza dell’Ordine dell’impero britannico.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1590 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati