I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Michael Braun del quotidiano berlinese Die Tageszeitung.

Non è passato così tanto tempo da quando i malati psichiatrici erano rinchiusi in ospedali orrendi, legati ai letti, confinati con decine di altri pazienti in enormi cameroni dove conducevano una non-vita. In Italia l’abolizione di quegli ospedali-lager è legata a un nome: Franco Basaglia. Lo psichiatra veneto aveva un’idea fissa: il matto è un essere umano come tutti gli altri e gode della stessa dignità. Valentina Furlanetto ci racconta il suo tenace lavoro, cominciato nei primi anni sessanta a Gorizia e poi continuato nell’ospedale psichiatrico di Trieste, per trasformare e poi abolire quegli ospedali. Ma l’autrice fa molto di più: intreccia la storia di Basaglia con quella di una coetanea e conterranea del medico, Rosa, per decenni paziente psichiatrica, alla cui vita Furlanetto ha dedicato una profonda ricerca. E arricchisce il racconto dei due protagonisti con uno più generale di che cos’era la psichiatria fino agli anni sessanta e settanta, prima della rivoluzione portata avanti da Basaglia. Riesce così a disegnare un quadro a tutto tondo di quel grande sommovimento, seguendo il filo rosso che tiene insieme tutto il libro, come ha fatto nella vita e nell’opera di Basaglia: l’empatia verso i “matti” che come tutti gli altri hanno diritto a una vita piena. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1586 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati