Johana Foenzalida fuma una sigaretta e guarda verso il basso: siamo in uno degli aridi altipiani che circondano la città di Neuquén. In lontananza, su un terreno che un tempo era una discarica, c’è la sua casa. È stata costruita appena due anni fa: ha due camere da letto, un bagno, una cucina, una sala da pranzo e un altro piccolo bagno per gli ospiti. Lei ha dipinto le pareti color lavanda, azzurro e giallo. E fuori ha piantato tre alberi.

Ogni dettaglio è importante, perché racconta una lunga lotta per chiudere un ciclo di violenza e curarne le ferite. È difficile farle rimarginare del tutto, ma Foen­zalida sa di non essere più sola, e ora lavora affinché altre donne possano seguire il suo stesso percorso. “Mi ha cambiato la vita”, dice. “Dopo che ho ricevuto la casa, tutto si è sistemato”.

Nella casa di Johana Foenzalida. Neuquén, 2024 -
Nella casa di Johana Foenzalida. Neuquén, 2024

Foenzalida ha ottenuto la casa grazie all’impegno di un’organizzazione di Neuquén, Movimiento para un techo digno, movimento per un tetto dignitoso (Mtd). L’associazione è nata nel 2003 dopo la grave crisi economica argentina del 2001 con l’obiettivo di ridurre la disoccupazione nel paese. All’inizio l’Mtd si occupava degli uomini, ma poi è diventata uno strumento di emancipazione femminile. Ora sono le donne a dirigere e a gestire le iniziative contro la violenza di genere e per il lavoro, la salute e il sostegno reciproco.

E sono sempre le donne a denunciare l’impatto negativo delle politiche nazionali che hanno bloccato la costruzione di alloggi nel quartiere Z1 di Neuquén, colpendo uno degli strumenti per rispondere alla violenza di genere in una provincia che nel 2024 ha registrato il numero più alto di femminicidi di tutto il paese.

Grazie a fondi nazionali e provinciali, nella zona di Z1 sono state costruite duemila case. Da anni gli alloggi sono intestati alle donne di ciascuna famiglia, per proteggerle in caso di un’eventuale separazione. Ma con l’interruzione dei lavori pubblici imposta dal presidente Milei, le ultime 180 abitazioni sono rimaste a metà. “Non pensiamo che sia compito del governo costruire alloggi”, ha dichiarato in una recente intervista il ministro della deregolamentazione Federico Sturzenegger. A febbraio l’esecutivo ha pubblicato in gazzetta ufficiale la notizia dello scioglimento del ministero per la casa.

Johana Foenzalida nella sua casa. Neuquén, 2024 -
Johana Foenzalida nella sua casa. Neuquén, 2024

Lo slogan del presidente “non ci sono soldi” riguarda ogni angolo dell’Argentina e ha conseguenze su tutti gli aspetti della vita quotidiana. Colpisce ovviamente anche le vittime della violenza di genere, perché i tagli di bilancio riducono gli aiuti economici, i programmi di sostegno psicologico e di assistenza sociale. “Se una donna che per vivere fa le pulizie ha bisogno immediato di uscire da una situazione di violenza, come le troviamo una casa in affitto?”, chiede Foenzalida. “Sotto i 500mila pesos (430 euro circa) non c’è niente. E parlo di monolocali”.

Attratti dal petrolio

Le azioni del governo rientrano nella logica di interventi statali ridotti al minimo. Secondo il ministro Sturzenegger, il punto non è essere più efficienti, ma porsi “una domanda più profonda” sul ruolo del governo. Sono decisioni che nascono dall’ideologia di Milei: a gennaio, parlando al Forum economico mondiale di Davos, in Svizzera, ha definito “il femminismo, la diversità, l’inclusione, l’equità, l’immigrazione, l’aborto, l’ambientalismo e l’ideologia di genere” come istituzioni progettate per “criminalizzare il dissenso” e “giustificare il peso dello stato attraverso l’appropriazione e la distorsione di nobili cause”.

Il governo vuole eliminare dal codice penale l’aggravante del femminicidio, considerata ingiusta e iniqua. Secondo gli esperti questo potrebbe portare al rilascio anticipato delle persone condannate per violenza di genere. Chi si occupa di donne in situazioni di vulnerabilità crede che queste decisioni prese dall’alto le lasceranno più indifese.

“I tagli colpiscono prima di tutto le donne”, afferma María José Vázquez, ex coordinatrice a Neuquén di un programma governativo nazionale chiamato Acercando derechos, avvicinando diritti.

Neuquén è una città in ebollizione. Le pompe petrolifere che estraggono il greggio segnano un ritmo di crescita e cambiamento che scuote il deserto. Il giacimento di Vaca Muerta è una grande calamita per gli argentini di tutta la regione in cerca di lavoro in un contesto economico sempre più difficile. Un uomo originario della provincia del Chaco, che lavorava per Uber, ha fatto cinque colloqui nella sua prima settimana a Neuquén per avere un lavoro come meccanico. Gli hanno offerto il doppio o perfino il triplo di quanto guadagnava nella sua città.

Un altro uomo di Santiago del Estero, nel nord, che per trent’anni ha gestito una macelleria insieme alla moglie, è arrivato a Neuquén per tentare la fortuna. Il figlio e la nuora hanno trovato subito lavoro. I salari del petrolio gonfiano l’economia locale e aggravano il divario salariale. Gli affitti diventano inaccessibili per molti, soprattutto per le donne che subiscono violenza domestica ma non saprebbero dove andare se uscissero di casa.

“Quando lo stato non c’è, cosa resta?”, chiede Vázquez.

Il programma Acercando derechos, in passato sostenuto dall’ex ministero delle donne, del genere e della diversità, è nato per aiutare le donne in situazione di violenza. Nella provincia di Neuquén ha una squadra interdisciplinare composta da avvocate, assistenti sociali che si occupano dei problemi abitativi, alimentari e di istruzione e offrono sostegno psicologico. Secondo i calcoli di Vázquez, dal 2021 al giugno 2024 i 59 gruppi del programma attivi nel paese hanno aiutato quasi quarantamila donne. Il gruppo di Neuquén ha accompagnato 820 persone. Dopo i licenziamenti nella pubblica amministrazione imposti dalla politica di austerità di Milei sono rimaste in quattro, compresa Vázquez. Prima erano in dieci. I tagli hanno colpito anche Acompañar, un programma statale considerato in tutto il paese uno strumento importante contro la violenza di genere. Era stato lanciato nel 2020 durante la presidenza del peronista Alberto Fernández. Garantiva per sei mesi l’equivalente del salario minimo alle persone vittime di violenza di genere per facilitare il loro allontanamento dalla situazione di rischio. Dalla sua creazione fino alla fine del 2023 più di 334mila persone hanno beneficiato del programma.

Manifesti del collettivo La revuelta. Neuquén, 2024 - Anita Pouchard Serra
Manifesti del collettivo La revuelta. Neuquén, 2024 (Anita Pouchard Serra)

Tra queste c’è Odra González Trías, sopravvissuta a un tentativo di femminicidio nel 2022 da parte del suo ex compagno, José Gregorio Montaño. Trías è un’immigrata venezuelana, che era arrivata in Argentina per ricongiungersi con i figli. Aveva denunciato più volte il compagno, ma lui non lo sapeva. “Senza l’aiuto economico, non so come farei”, dice.

Con l’elezione di Milei a novembre del 2023, l’assistenza è stata ridotta a un periodo di tre mesi. Ora chi chiede il sostegno economico deve presentare una denuncia presso il tribunale o la polizia. Il governo ha sottolineato che è “una priorità del governo adottare i meccanismi necessari affinché le risorse a disposizione dello stato nazionale siano gestite secondo criteri di efficacia, efficienza e risparmio”. Nel 2024 l’ufficio di Vázquez ha ricevuto le telefonate di molte donne che chiedevano notizie sui pagamenti, ma non era possibile dare una risposta perché non c’erano informazioni precise. “Ora non ci chiamano più”, dice. Da ottobre la linea telefonica ha smesso di funzionare. I pochi contatti adesso sono via WhatsApp.

Più empatia

“Le persone del programma mi hanno sostenuto tanto dopo la fine del processo”, dice González Trías, seduta nel salotto dell’appartamento che divide con i suoi due figli. “Sei intrappolata in una situazione e uscirne è difficile. Bisogna viverlo per capirlo davvero. Quindici giorni dopo quello che è successo a me, a Córdo­ba un uomo ha ucciso la moglie con diciassette coltellate. Esattamente le stesse che ho ricevuto io”. Non ricorda tutti i dettagli. Era inverno ed era ben coperta, forse per questo non si è accorta subito che Montaño la stava accoltellando per strada. Stava rincasando dopo aver accompagnato i figli a scuola. Diciassette coltellate. Le più gravi sono state al diaframma, per questo oggi fatica a respirare quando sale le scale. Ha anche cicatrici visibili sulla mano sinistra. Ha alzato le braccia per proteggersi il viso e Montaño le ha reciso cinque tendini di un polso. Ha subìto due operazioni e sta a poco a poco recuperando la mobilità della mano, ma alcuni movimenti non potrà farli mai più.

Ruth Zurbriggen e Carla Núñez. Neuquén, 2024 - Anita Pouchard Serra
Ruth Zurbriggen e Carla Núñez. Neuquén, 2024 (Anita Pouchard Serra)

“Non voglio dire che lo supererò”, afferma Trías. “Certe cose non si superano del tutto”. Ma sta rimettendo in sesto la sua vita: lavora in alcuni alberghi come cameriera e centralinista. L’aiuto economico di Acompañar è stato fondamentale, ma ora è stato interrotto. Fortunatamente Trías continua a ricevere 320mila pesos al mese dal programma Fortalecimiento familiar, rafforzamento familiare, di Neuquén. Il suo stipendio di base è di circa 400mila pesos, non abbastanza per pagare l’affitto di 500mila pesos che presto arriverà a 650mila. Con l’assegno di novantamila pesos per i figli copre le spese per la scuola.

Al di là degli equilibrismi per arrivare alla fine del mese, Trías vive abbastanza tranquilla. A Neuquén sta bene, i suoi figli si sono adattati e lei non ha voglia di andarsene. Ma è “preoccupata per quando uscirà”, dice parlando del suo aggressore, che deve ancora scontare dieci anni di carcere. “Avrei sempre paura di incontrarlo. L’ha già fatto una volta, perché non dovrebbe riprovarci?”, chiede.

A Neuquén Mariana Sarín accompagna come volontaria da anni le persone in situazioni di violenza. Il metodo consiste nell’essere “una donna in più” al fianco della donna maltrattata, per darle informazioni sulle pratiche amministrative, agendo per suo conto se non riceve risposta e denunciando la situazione sui mezzi d’informazione se necessario.

Secondo lei, il programma dell’ultimo governo chiamato Tejiendo matria, tessendo la matria (luogo fisico e metaforico d’accoglienza, al di là delle appartenenze nazionali, etniche, religiose, sociali e di genere) è stato un importante passo avanti, perché ha creato una rete di “promotrici” di genere come lei, con la formazione e le conoscenze necessarie per chiedere una risposta alle autorità.

Ogni giorno le scriveva su WhatsApp mandandole il conto alla rovescia di quanto le restava da vivere con l’emoticon di una clessidra

Il patrocinio di Acercando derechos ha fatto un’enorme differenza, fornendo un’assistenza legale che, secondo Sarín, è più efficace di quella dei difensori d’ufficio, che hanno meno tempo da dedicare ai casi. “Le persone dell’associazione hanno un approccio diverso, più empatico”, dice. In ogni caso, “quello che avevamo era a malapena sufficiente”. Il clima di oggi con Milei al governo aumenta la sensazione che non ci sia nessuno a cui rivolgersi se si ha bisogno di aiuto.

“La provincia ha fatto qualcosa. Sappiamo per esempio che ha assunto tre avvocate, grazie a un’inserzione pubblicata in un giornale. Ma non pubblicizzano il servizio”, dice, “e da nessuna parte si trova scritto ‘se sei vittima di violenza puoi avere un’avvocata gratuitamente chiamando a questo numero’”.

Commenti e pressioni

Le donne dell’Mtd continuano a lavorare. Hanno un gruppo WhatsApp chiamato Codice rosso (il rosso è il colore del gruppo) e quando ricevono un messaggio da una donna che ha bisogno di aiuto si mobilitano e vanno a casa sua. Se necessario, cercano di allontanare la persona violenta. Ogni donna dell’associazione ha una sua storia e la racconta un po’ alla volta, a mano a mano che aumenta la fiducia nelle compagne. Claudia Seguel dirige il gruppo e tutte le considerano una madre.

“Continuiamo a spiegare alle donne che quello che gli succede non è una coincidenza, non è normale”, dice Seguel (l’ex presidente Alberto Fernández, che aveva visitato la sede dell’organizzazione quando era in carica, oggi è sotto processo per aggressione e minacce alla sua ex compagna Fabiola Yáñez). Quasi tutte le donne del gruppo hanno incontrato almeno una volta Seguel, che le spinge a essere forti e a rifarsi una vita.

Belén Ilarragorry è arrivata alle porte dell’Mtd dopo aver ricevuto minacce di morte dal suo compagno. Ogni giorno le scriveva su WhatsApp mandandole il conto alla rovescia di quanto le restava da vivere con l’emoticon di una clessidra. Aveva segni di bruciature di sigaretta sulla pelle.“Mi vergognavo di dire cosa mi stava succedendo, perché c’erano un sacco di donne forti e io mi sentivo un pulcino bagnato”, racconta. Oggi Ilarragorry è la responsabile di un capannone che era stato costruito per funzionare come ambulatorio durante la pandemia. Ora lo gestisce l’associazione per organizzare corsi di studio di genere, laboratori di cucito e di altri mestieri.

Politica di austerità

Javier Milei, un ultraliberista di estrema destra, è stato eletto presidente dell’Argentina nel novembre 2023 battendo il candidato rivale Sergio Massa, ministro dell’economia nel governo del peronista Alberto Fernández (2019-2023). Nella campagna elettorale Milei aveva promesso di tagliare i costi dell’amministrazione statale e la spesa pubblica per combattere la corruzione e risolvere la crisi economica. Nei primi mesi di governo ha chiuso molti servizi sociali, ha fermato le opere pubbliche, ha licenziato trentamila impiegati e ha ridotto i fondi per l’istruzione e la sanità. L’inflazione alla fine del 2024 è stata del 117,8 per cento, la più bassa degli ultimi quattro anni. Secondo i dati ufficiali, nel 2024 sarebbe calata anche la povertà, in cui si trovano diciotto milioni di persone. Bbc, Afp


“Ci prendiamo cura l’una dell’altra”, dice Belén Durán, 36 anni, madre di due bambine, nella casa dove vive con le figlie nel quartiere Z1. La più piccola, di cinque anni, tira fuori dei pennarelli mentre racconta di un giorno in cui è andata con la mamma a visitare il giardino botanico di Buenos Aires.

“Ho comprato un biglietto aereo e abbiamo visto il cielo”, dice Durán, guardando la figlia. “Non avrei mai immaginato che sarei stata in grado, da sola, di portare le mie figlie in viaggio”, aggiunge. Durán è stata sposata per quattordici anni. Ma il suo impegno nella cooperativa non piaceva all’ex marito, che ha cominciato a controllarla, facendo commenti e pressioni. Durán, però, ha continuato a seguire i corsi di studi di genere. “È stato lì che ho cominciato ad ascoltare certi discorsi. Non sapevo che quella che subivo fosse violenza”. Alcuni workshop erano a cura del collettivo femminista La revuelta, un’organizzazione di Neuquén molto nota nel paese, perché ha promosso un programma di consulenza per aiutare le donne che volevano abortire prima che il parlamento approvasse l’interruzione volontaria di gravidanza, nel dicembre 2020. Sedute nell’accogliente sede dell’associazione, sotto una frase della femminista Sarah Ahmed dipinta sul muro, Ruth Zurbriggen e Carla Núñez parlano dell’impatto delle politiche di Milei sul territorio.

Núñez è un’avvocata e una delle sette componenti di Socorro Violeta, una sezione del collettivo La revuelta che assiste le donne in situazioni di violenza. Ricevono di persona ogni giovedì e al telefono il martedì. Da quando Milei è al potere, le chiamate sono aumentate soprattutto perché il versamento dei sussidi è un problema ricorrente. “Nessuno pensava che avremmo fatto così tanti passi indietro”, dice Zurbriggen, ricercatrice e figura di spicco del femminismo argentino. “Come facciamo a fermare questa retromarcia?. Che tipo di iniziative possiamo prendere per evitare che le parole di Milei alimentino la violenza?”, si domanda.

I colori preferiti

Nel frattempo, sull’altopiano, Johana Foenzalida racconta come è riuscita a incanalare un dolore profondo, soprattutto grazie alle donne che continuano a sostenerla. Quando aveva 13 anni la madre fu vittima di femminicidio in un’aula di tribunale. Dopo quell’episodio lei era entrata in un circolo vizioso di rabbia: andò via di casa, cercò rifugio presso il padre, che aveva lasciato la famiglia, ebbe una serie di relazioni violente e tossiche e alla fine arrivò all’Mtd.

“Mia figlia era molto piccola, la stavo ancora allattando”, racconta. Aveva perso i contatti con il figlio maggiore, che viveva con il padre. Il tribunale le aveva negato di vederlo da sola, ma lei ha lottato per riavvicinarsi e ora vivono tutti e tre insieme nella casa che ha dipinto con i suoi colori preferiti. Sul braccio ha il tatuaggio di una bambina che abbraccia una donna: è lei che abbraccia la madre. Per ricordarsi, nei giorni difficili, che non sono sole. E che è possibile farcela.◆ fr

Il testo e le foto che accompagnano questo articolo sono stati realizzati con il sostegno del Pulitzer center.

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Questo articolo è uscito sul numero 1608 di Internazionale, a pagina 54. Compra questo numero | Abbonati