P er i partiti nati da vecchi movimenti di liberazione dell’Africa australe il 2024 è stato un anno terribile. Il 30 ottobre il Botswana democratic party (Bdp) ha subìto un’imbarazzante sconfitta elettorale e ha dovuto cedere per la prima volta il potere dai tempi dell’indipendenza. Questo terremoto politico arriva dopo uno storico voto in Sudafrica, dove l’African national congress per la prima volta dalla fine dell’apartheid è sceso sotto il 50 per cento. In Mozambico il Frelimo, al potere dal 1975, ha davanti a sé un destino incerto dopo le elezioni del 9 ottobre, perché l’opposizione continua a chiedere al governo di fare un passo indietro. Anche se mantenesse le sue posizioni, la legittimità e l’autorità del partito potrebbero aver subìto un colpo fatale. Questa resistenza al dominio dei partiti nati da movimenti di liberazione anticoloniali è stata spettacolare, ma non inattesa perché da tempo queste formazioni perdono consensi. Tre fattori li hanno indeboliti: il rinnovo generazionale, la stagnazione economica e le divisioni interne.

Decenni dopo le indipendenze africane, con popolazioni in gran parte giovani e senza ricordi vividi delle lotte anticoloniali, alcuni leader non possono più rivendicare il potere sulla base del loro status di “padri fondatori”. I riflettori, perciò, si spostano sui risultati economici dei governi, evidentemente negativi: il loro dominio politico ha favorito la corruzione e l’inefficienza, complicando le relazioni con un sistema finanziario internazionale ostile e spesso ingiusto. Questi fallimenti hanno fatto nascere rivalità, divisioni etniche e ideologiche all’interno dei partiti, quasi inevitabili per formazioni politiche in origine unite più dall’opposizione al dominio coloniale che da valori condivisi.

All’inizio degli anni ottanta, in gran parte dell’Africa i partiti nazionalisti mantenevano il potere soprattutto grazie al sistema monopartitico, con cui si sottraevano a elezioni con più concorrenti. Ma negli anni novanta questi sistemi furono superati e per i governi nazionalisti cominciò il conto alla rovescia. Dove i governi e i leader erano più inclini al rispetto della volontà popolare, come in Benin e nello Zambia, quelle formazioni hanno perso in breve tempo le elezioni multipartitiche. Dove i leader manipolavano le elezioni o usavano la violenza per intimidire gli avversari, come in Kenya e in Togo, hanno resistito un po’ più a lungo.

Corruzione e scissioni

Anche oggi la popolarità di Anc, Bdp e Frelimo è indebolita dalla crisi economica. I cittadini tendono ad attribuire questi problemi ai fallimenti governativi più che alle tendenze globali, perché sono allarmati per la corruzione. Un recente rapporto di Afrobarometer ha rilevato un forte aumento del numero di africani che considerano corrotti il presidente e i ministri. In Botswana una delle preoccupazioni principali era il nepotismo, dopo che importanti contratti erano stati assegnati a un’azienda della sorella del presidente uscente Mokgweetsi Masisi. La corruzione è un problema ancora più grave in Mozambico e Sudafrica, dove sistemi cleptocratici radicati hanno indebolito gli stati.

Anche le scissioni interne ai partiti hanno un peso. Alle elezioni di quest’anno in Sudafrica i nuovi partiti formati da Jacob Zuma e Julius Malema, entrambi ex esponenti dell’Anc, hanno ottenuto il 24 per cento dei voti. Oltre a rafforzare l’opposizione, queste divisioni minano le pretese dei governi di incarnare i valori e le tradizioni del movimento di liberazione e antiapartheid.

Queste tendenze possono manifestarsi in modi diversi, ma complessivamente hanno incrinato la capacità di quasi tutti i partiti indipendentisti e di liberazione di restare al potere per vie democratiche.

Gli occhi sono ora puntati sulla Namibia, che andrà alle urne il 27 novembre. La recessione economica, l’aumento della disoccupazione e le accuse di corruzione hanno eroso il sostegno per l’ Organizzazione popolare dell’Africa del Sud-Ovest (Swapo). Se le elezioni saranno libere ed eque, alla fine del 2024 un altro ex movimento di liberazione potrebbe leccarsi le ferite. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1590 di Internazionale, a pagina 25. Compra questo numero | Abbonati