Come da tradizione, Nature si sofferma sui grandi temi scientifici dell’anno appena cominciato. Al primo posto ci sono le ricerche sulla variante omicron del virus sars-cov-2 e su altre che potrebbero arrivare in futuro, oltre agli studi sugli effetti a lungo termine dell’infezione. È previsto l’arrivo di vaccini a
mRna specifici per la omicron e di nuovi vaccini proteici e a dna, ma la vera sfida sarà vaccinare l’intera popolazione mondiale. Nel campo della fisica delle particelle, i riflettori sono puntati sui quattro rilevatori di onde gravitazionali e sulla riattivazione dell’acceleratore di particelle del Cern di Ginevra, che raccoglierà i dati su quaranta milioni di collisioni tra protoni al secondo. Poi ci sono i piani per riportare gli esseri umani sulla Luna, la costruzione di una stazione spaziale nell’orbita lunare e le missioni europea e russa su Marte. Infine, saranno definiti nuovi obiettivi contro la perdita della biodiversità e a Sharm el Sheikh, in Egitto, si terrà la conferenza Cop27 sul clima.
Tutte le sfide del 2022
Telemedicina sotto esame
Secondo un sondaggio condotto nel Regno Unito, la telemedicina, a cui si ricorre di più dopo la pandemia, potrebbe aggravare le disuguaglianze nell’accesso alle cure. Alcuni ricercatori hanno chiesto a medici e pazienti di valutare le visite effettuate in remoto nel campo della reumatologia. Secondo l’indagine, la telemedicina ha molti aspetti positivi: riduce i costi, è comoda e aiuta a sopperire alla carenza di specialisti. Tuttavia, presenta anche dei problemi. Il 93 per cento dei medici ammette di non aver potuto valutare a fondo le condizioni dei pazienti, ed è aumentato quindi il rischio di diagnosi sbagliate. La visita a distanza, inoltre, rende più difficile stabilire un rapporto di fiducia. Ancora, l’accesso alla telemedicina può essere un problema per le fasce di popolazione svantaggiate. Per esempio, chi abita nelle zone rurali e soffre della mancanza di centri specialistici, difficilmente ha una connessione internet ad alta velocità. La telemedicina può anche ostacolare l’accesso alle cure di chi non conosce bene la lingua o non ha familiarità con i sistemi informatici. In conclusione, i servizi di telemedicina dovrebbero essere estesi con cautela. ◆
La colla dei pidocchi
Nella sostanza prodotta dai pidocchi per tenere le uova attaccate ai capelli degli esseri umani sono state trovate tracce di dna dei nostri antenati. La scoperta è stata fatta studiando i resti di otto mummie risalenti a 1.500-2.000 anni fa, scrive Molecular Biology and Evolution. Da questa specie di colla è stato estratto dna umano di alta qualità e in quantità maggiori rispetto a quello trovato nelle ossa del cranio. L’analisi genetica ha rivelato che i resti appartengono a una popolazione migrata dall’Amazzonia alle Ande.
Un ittiosauro gigante
Alcuni ricercatori hanno descritto il fossile di un ittiosauro comparso 244 milioni di anni fa. L’animale, chiamato Cymbospondylus youngorum, era un rettile marino gigantesco, con la testa lunga due metri, scrive Science. Si è evoluto tre milioni di anni dopo la comparsa degli ittiosauri, un tempo molto breve rispetto a quello impiegato dai cetacei per assumere dimensioni gigantesche. Non è chiaro perché gli ittiosauri abbiano avuto un’evoluzione così rapida verso il gigantismo. Nella foto: un cranio di Cymbospondylus youngorum
Storia del litchi
È stato analizzato il dna del litchi (Litchi chinensis), un albero originario del sudovest della Cina. Secondo lo studio, pubblicato su Nature Genetics, la pianta è stata coltivata in modo indipendente nella provincia dello Yunnan e sull’isola di Hainan. La divisione tra queste due linee potrebbe essere avvenuta circa diciottomila anni fa, prima della domesticazione del litchi. La ricerca potrebbe aiutare a migliorare la qualità della pianta e dei suoi frutti.
Biologia I ricci comuni ospitavano batteri resistenti agli antibiotici molto prima che questi farmaci fossero messi a punto. All’inizio dell’ottocento in questi animali erano presenti batteri Staphylococcus aureus resistenti alla meticillina. I batteri coabitavano con un fungo che produce due antibiotici. Batteri resistenti agli antibiotici sono quindi presenti in natura, scrive Nature. Un uso medico inappropriato degli antibiotici può portare alla diffusione di questi batteri, rendendo più difficile il controllo delle infezioni.
Coronavirus Uno studio preliminare pubblicato su medRxiv conferma che la vaccinazione contro il covid-19 protegge dalla variante omicron. Le mutazioni della variante riducono l’azione degli anticorpi, ma l’immunità prodotta dalle cellule T rimane efficace, e protegge dalle forme più gravi della malattia.
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