Europa

Vince la continuità

Le elezioni lettoni del 2 ottobre hanno premiato il premier uscente Arturs Krišjānis Kariņš, il cui partito Nuova unità (centrodestra) ha ottenuto 26 seggi sui cento del parlamento unicamerale. Armonia, il partito della minoranza russa e principale forza di opposizione nella scorsa legislatura, è crollato, rimanendo fuori dal parlamento, mentre una nuova forza vicina alla Russia, Per la stabilità!, ha raccolto 11 seggi. Secondo Neatkarīgā, la scelta di Armonia di condannare l’aggressione russa all’Ucraina non ha pagato: “Il partito non sa più cosa pensano i russi di Lettonia, che purtroppo continuano a sostenere Putin e la guerra”.

Lungo i confini dei Balcani

Lukas Kabon, Anadolu Agency/Getty

Con l’avvicinarsi della fine della pandemia, il numero di migranti che cercano di raggiungere l’Unione europea attraverso la cosiddetta rotta balcanica è tornato a crescere. E subito Repubblica Ceca e Austria hanno introdotto controlli al confine con la Slovacchia (nella foto). Secondo Der Standard, l’immigrazione va gestita, ma non con queste misure.

Nessuna svolta

Il 2 ottobre in Bosnia Erzegovina si è votato per la presidenza tripartita, per il parlamento federale, per le assemblee delle due entità che compongono il paese (Repubblica serba e Federazione croato-musulmana), per la presidenza di quella serba e per i dieci cantoni della Federazione. L’affluenza è stata del 50 per cento. Per la presidenza tripartita, il seggio bosniaco-musulmano va per la prima volta ai socialdemocratici, quello croato rimane al riformista Fronte democratico, mentre i serbi saranno ancora rappresentati dall’Alleanza dei socialdemocratici del leader nazionalista Milorad Dodik. Come dopo ogni voto, Dnevnik si chiede se la Bosnia abbia intrapreso la tanto attesa trasformazione da “un’amalgama di tre comunità etniche” in un vero stato unitario. E conclude: “Nonostante alcuni aggiustamenti minimi, neanche stavolta ci saranno i cambiamenti necessari”.

La crisi infinita

NIKOLAY DOYCHINOV, AFP/GETTY

In Bulgaria le quarte elezioni legislative in 18 mesi si sono concluse con un’affluenza del 39 per cento e la vittoria del Gerb, il partito del vecchio uomo forte di Sofia, Bojko Borisov (nella foto), che ha ottenuto il 25,4 per cento dei voti. Secondo, con il 20 per cento, il partito liberale Continuiamo il cambiamento, dell’ex premier Kiril Petkov, la cui coalizione europeista era crollata lo scorso agosto. Dal voto del 2 ottobre sono uscite rafforzate anche due forze euroscettiche, nazionaliste e filorusse: i neofascisti di Rinascita e i populisti di Ascesa bulgara. “In queste elezioni”, scrive il servizio bulgaro di Deutsche Welle, “i cittadini hanno votato sulla posizione da assumere verso Mosca. Ma non hanno preso una decisione definitiva. E non hanno nemmeno chiarito se hanno intenzione di abbandonare il modello feudal-criminale imposto al paese dal Gerb di Borisov”. ◆

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1481 - 7 ottobre 2022
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