Il 12 dicembre un tribunale di Nagasaki ha stabilito che i figli degli hibakusha, i sopravvissuti alla bomba nucleare, non hanno diritto a essere risarciti perché, anche se la pericolosità delle radiazioni per la salute è stata dimostrata, “per quanto l’ipotesi sia probabile, non esistono prove sufficienti per dimostrare l’ereditarietà dei danni causati dalla radioattività”, scrive l’Asahi Shimbun. Nel 2017 ventotto persone avevano fatto causa al governo chiedendo un risarcimento per le spese mediche. Due di loro, malate di cancro, sono morte prima della sentenza .
Danni non ereditari
Niente vertice con Putin
L’8 dicembre New Delhi ha annunciato la cancellazione del consueto vertice di dicembre tra il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente russo Vladimir Putin. In ventidue anni l’incontro era stato annullato solo nel 2020 a causa della pandemia di covid-19. “Secondo gli osservatori, la decisione è stata presa dopo le ripetute allusioni di Putin all’uso di armi nucleari nel conflitto ucraino”, scrive Bloomberg. “Le relazioni tra i due paesi restano forti, l’India non ha mai condannato apertamente l’invasione russa e da febbraio è tra i maggiori importatori del suo petrolio”. Ma in questo momento a Modi non conviene sbandierare questo legame: l’aumento dei prezzi delle materie prime minaccia la stabilità interna, e il paese ha bisogno degli Stati Uniti per contrastare la Cina sul confine himalaiano.
In piazza a oltranza
Dal 5 dicembre ogni giorno migliaia di mongoli hanno sfidato le rigide temperature della regione, che in questo periodo raggiungono i trenta gradi sottozero, e sono scesi nelle piazze della capitale Ulan Bator per protestare contro la corruzione della cosiddetta mafia del carbone. Secondo la tv TenGer, i manifestanti chiedono che il governo del primo ministro Oyun-Erdene Luvsannamsrai riveli i nomi dei funzionari che si sono arricchiti grazie al traffico illegale di carbone con la Cina. Dall’inizio del conflitto ucraino l’inflazione ha raggiunto il 15,2 per cento, ma l’economia mongola risente soprattutto della chiusura delle frontiere decisa da Pechino: in Cina finisce l’86 per cento delle esportazioni del paese, la metà delle quali è costituita dal carbone. I primi a manifestare sono stati gli studenti, insoddisfatti per la mancanza di prospettive, ma nel giro di pochi giorni si sono unite a loro anche altre fasce della popolazione. ◆
Le notizie
7-9 dicembre Durante la visita del presidente cinese Xi Jinping ( nella foto ) in Arabia Saudita, i due paesi hanno firmato accordi per cinquanta miliardi di dollari, incluso un memorandum per lo sviluppo tecnologico con la Huawei.
11 dicembre L’editore e attivista per la democrazia di Hong Kong Jimmy Lai è stato condannato per frode a cinque anni e nove mesi di carcere.
13 dicembre Il governo cinese ha disattivato l’app usata per tracciare i cittadini durante i tre anni della pandemia di covid-19.
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