Il 27 marzo c’è stata una sparatoria in una scuola elementare di Nashville, in Tennessee, in cui sono state uccise sei persone, fra cui tre bambini. Audrey Elizabeth Hale, una persona transgender che si identificava come maschio, ha aperto il fuoco intorno alle dieci di mattina e poco dopo è stata uccisa dalla polizia. “Aveva con sé una pistola e due fucili semiautomatici. Secondo le dichiarazioni degli agenti, almeno due di queste armi sarebbero state comprate legalmente”, scrive The Tennessean. “Dobbiamo fare di più per fermare la violenza delle armi”, ha detto il presidente Joe Biden, chiedendo per l’ennesima volta al congresso di approvare leggi restrittive. Nel 2023 negli Stati Uniti ci sono stati 129 mass shooting, cioè sparatorie con almeno quattro vittime tra feriti e morti. ◆
Elezione senza sorprese
Il 26 marzo circa otto milioni di cubani sono stati chiamati a rinnovare i 470 seggi al parlamento nazionale. I candidati erano tutti del Partito comunista, e sono stati eletti. Tra loro c’era anche l’ex leader Raúl Castro, 91 anni, e l’attuale presidente del paese Miguel Díaz-Canel. L’affluenza, scrive El País, è stata intorno al 75 per cento, dieci punti percentuali in meno rispetto alle elezioni legislative del 2018. Secondo il governo di Cuba il risultato è una vittoria, per l’opposizione in esilio il voto è stato una farsa.
Più vicino a Pechino
Il 25 marzo il governo dell’Honduras, guidato dalla presid ente di sinistra Xiomara Castro, ha annunciato che romperà tutte le relazioni diplomatiche con Taiwan. In un comunicato Tegucigalpa ha reso noto che riconosce una sola Cina e che il governo della Repubblica popolare cinese è l’unico legittimo. Il ministro degli esteri honduregno, Enrique Reina, ha detto all’agenzia di stampa Reuters che la decisione è dovuta “al pragmatismo, non all’ideologia”. Il sito Contracorriente spiega che la presenza economica della Cina in America Latina continua a crescere.
Un bilancio pesante
“Più di 65mila persone arrestate, un centinaio di morti in carcere, detenzioni arbitrarie, torture, sospensione dei diritti costituzionali, mancata diffusione di informazioni ufficiali, contratti pubblici e acquisti senza gara d’appalto: sono solo alcuni effetti dello stato d’emergenza decretato il 27 marzo 2022 dal governo del presidente Nayib Bukele e rinnovato per undici volte”, scrive il sito indipendente El Faro. La misura era stata adottata dopo un fine settimana particolarmente violento, con 87 omicidi in due giorni attribuiti all’organizzazione criminale Mara salvatrucha-13. Da quel momento nel paese centroamericano i detenuti sono passati da 37mila a circa centomila. Nonostante la costruzione di un megacarcere voluto dal governo, non c’è abbastanza spazio per tutti, continua El Faro. A un anno da quando è entrato in vigore lo stato d’eccezione, il governo di San Salvador ripete che durerà fino a quando sarà necessario, senza dare dettagli.
Incendio alla frontiera
La notte del 27 marzo un incendio divampato in un centro dell’Istituto nazionale di migrazione (Inm) a Ciudad Juárez ha provocato la morte di almeno quaranta persone, la maggior parte delle quali migranti che volevano entrare negli Stati Uniti. Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha detto in conferenza stampa che l’incendio è scoppiato dopo che i migranti hanno dato fuoco ai loro materassi in segno di protesta contro la loro espulsione dal paese. Ma secondo alcuni mezzi d’informazione locali, scrive il sito Aristegui Noticias, nel centro dell’Inm c’erano più di sessanta persone, alcune chiuse a chiave in una cella per ore senza neanche poter bere. La protesta sarebbe cominciata proprio per questo motivo.
Argentina L’ex presidente di centrodestra Mauricio Macri, al governo dal 2015 al 2019, il 26 marzo ha annunciato in un video pubblicato sui social network che non si candiderà alle elezioni presidenziali di ottobre.
Stati Uniti Il presidente statunitense Joe Biden e il primo ministro canadese Justin Trudeau hanno raggiunto un accordo per rafforzare i controlli al confine tra di due paesi. Negli ultimi mesi migliaia di immigrati sono entrati in Canada attraverso una strada rurale che collega lo stato di New York alla zona sud di Montréal, in Québec.
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