Giorgia Meloni ha una strana idea di come calmare le preoccupazioni degli altri paesi. La leader dei postfascisti italiani, favorita alle elezioni del 25 settembre, da qualche tempo ripete che se andrà al potere l’Italia resterà fedele alla Nato, continuerà a sostenere l’Ucraina e non uscirà dall’euro. Le accuse di nostalgia per il fascismo? Tutte sciocchezze. La destra italiana si è liberata del fascismo da decenni, ha detto in un videomessaggio. Era la prima volta che parlava così.
Ma c’è da fidarsi? Fratelli d’Italia è un partito moderato solo a parole: tra le altre cose, vuole un blocco navale contro i migranti. La presa di distanza dal fascismo, arrivata giusto in tempo per le elezioni, sembra opportunistica. Poi ha presentato il suo simbolo e, guarda un po’, è lo stesso di prima: la fiamma tricolore sulla barra nera. Il fuoco rappresenta lo spirito di Benito Mussolini, la barra la tomba del duce. Almeno è così che l’immagine viene interpretata in Italia fin dal 1946. Pare che Meloni non abbia voluto alienarsi i nostalgici tra il suo elettorato. Ha anche detto di essere fiera di questo simbolo.
Nessuno sostiene che Meloni sia fascista. Ma gioca con l’eredità del fascismo, perché purtroppo ha un mercato. A ogni elezione cerca un discendente di Mussolini per sfruttarne il nome: l’ultima è stata Rachele, e prima di lei Caio Giulio Cesare. Non festeggia mai il 25 aprile, festa della liberazione dai nazifascisti, e ci tiene a farlo sapere. E quando dice di essere fiera del simbolo con la fiamma, anche le più belle parole di conciliazione svaniscono. ◆ gac
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Questo articolo è uscito sul numero 1474 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati