Nel 2017, quando Paddy Scott cominciò a soffrire di fortissimi dolori allo stomaco, il sospetto che potesse avere un tumore non lo sfiorò neppure. Britannico, cineasta e fotografo, viaggiava spesso per lavoro in luoghi estremi e pericolosi. Aveva 34 anni ed era orgoglioso della sua forma fisica.

Quando la medica di base lo mandò in ospedale per fare una colonscopia, lo specialista gli chiese se voleva partecipare alla sperimentazione per un nuovo esame del sangue che serviva a individuare i tumori. “Ricordo di aver pensato ‘va bene, ma tanto risulterà tutto negativo’”, racconta. Invece ricevette la notizia sconvolgente di avere un tumore all’intestino in fase avanzata, che si era diffuso al fegato.

L’esperienza di Scott non è più un’anomalia come in passato. Negli ultimi trent’anni c’è stata una crescita improvvisa dei cosiddetti tumori a insorgenza precoce nelle persone sotto i cinquant’anni. Alcuni autorevoli epidemiologi parlano di un’epidemia.

Dieta e stile di vita

L’analisi fatta dal Financial Times sui dati dell’Istituto per la metrica e la valutazione sanitaria della facoltà di medicina dell’università di Washington, negli Stati Uniti, mostra che negli ultimi trent’anni l’incidenza del cancro nei paesi industrializzati del G20 è cresciuta più rapidamente fra le persone tra i 25 e i 29 anni, rispetto a qualunque altra fascia di età: il 22 per cento dal 1990 al 2019. In questi paesi l’incidenza per chi ha tra i 20 e i 34 anni è la più alta degli ultimi trent’anni.

Viceversa, i casi tra chi ha più di 75 anni sono diminuiti rispetto al picco raggiunto intorno al 2005. In più di sei anni di estenuanti terapie fornite dal servizio sanitario nazionale britannico, Scott si è accorto di questo cambiamento: “Nel reparto prima mi conoscevano tutti perché ero il più giovane. Ma l’altro giorno ho fatto la chemioterapia insieme a un ragazzo che avrà avuto meno di trent’anni”, dice.

Paddy Scott con il figlio. Regno Unito, 30 maggio 2023 (Jon Super )

I ricercatori non hanno una spiegazione definitiva sui motivi per cui tante persone così giovani sembrano essere più vulnerabili al cancro rispetto ai loro coetanei delle generazioni passate. Alcuni indizi si potrebbero trovare nei tipi di tumore che li colpiscono. Nei paesi del G20, tra il 1990 e il 2019 i casi di tumore al colon-retto nella fascia d’età tra i 15 e i 39 anni sono cresciuti del 70 per cento rispetto a un aumento del 24 per cento di tutti i tipi di cancro.

Un’analisi condotta dall’American cancer society, con i dati nazionali sull’incidenza e la mortalità dei tumori, suggerisce che quest’anno il 13 per cento dei casi di cancro al colon-retto e il 7 per cento dei decessi riguardano pazienti sotto i cinquant’anni. Michelle Mitchell, direttrice generale del Cancer research Uk (CrUk) sottolinea che l’età rimane il principale fattore predittivo del rischio di tumore, con il 90 per cento di tutte le neo­plasie che colpisce chi ha più di cinquant’anni e la metà chi ne ha più di 75. Ma l’incremento nei più giovani è comunque “un cambiamento importante, e dobbiamo capirlo”, dice.

Insieme al National cancer institute (Nci)degli Stati Uniti, il CrUk ha lanciato una ricerca per approfondire le cause dei tumori a insorgenza precoce.

Questa tendenza ha implicazioni economiche, mediche e sociali. Per gli oncologi in prima linea, l’aumento dei casi di cancro tra i giovani sta diventando un aspetto inevitabile e preoccupante della professione.

Il consumo di alimenti con un alto contenuto di grassi saturi e zuccheri può alterare il microbiota, danneggiando la salute umana

Shahnawaz Rasheed, il chirurgo responsabile delle terapie di Scott al Royal Marsden, un importante ospedale oncologico di Londra, ricorda che un paio d’anni fa ha operato quattro donne con meno di quarant’anni nel giro di due settimane. Di recente ha avuto come paziente un’atleta di livello internazionale, in straordinaria forma fisica, poco più che trentenne. “Sono persone che dovrebbero avere una vita normale, costruirsi una carriera, crescere dei figli”, afferma. “Mi si spezza il cuore”.

Gli scienziati sono sempre più convinti che i cambiamenti nell’alimentazione e nello stile di vita, cominciati alla metà del secolo scorso, nascondano almeno in parte la chiave del mistero. Il dottor Frank Sinicrope, un oncologo e gastroenterologo della clinica Mayo, negli Stati Uniti, particolarmente interessato al tumore del colon-retto a insorgenza precoce, sottolinea che l’incidenza di questa malattia è cresciuta soprattutto tra le persone nate a partire dagli anni sessanta del novecento. Negli ultimi anni l’aumento tra i pazienti più giovani è stato “piuttosto allarmante”, ammette.

Con ogni probabilità l’alimentazione e lo stile di vita a cui sono esposti i bambini nella prima infanzia sono un fattore che spiega questo incremento, dice. Poi sottolinea che l’obesità infantile è “diventata più diffusa e problematica negli ultimi trent’anni”. Ma non c’è un unico fattore in grado di spiegare il fenomeno, aggiunge Sinicrope.

Mentre studiano le relazioni con la dieta, i ricercatori si stanno concentrando anche sulla possibilità che i cambiamenti del microbiota – i circa centomila miliardi di microbi che vivono dentro di noi, per lo più nell’intestino – aumentino la predisposizione al cancro. Oltre a svolgere un ruolo fondamentale nella salute generale, compresa la digestione e la regolazione del sistema immunitario, il microbiota ci protegge dai batteri patogeni e favorisce la produzione di vitamine essenziali.

Vari colpevoli

Il consumo di alimenti con un alto contenuto di grassi saturi e zuccheri potrebbe alterare la composizione del microbiota, danneggiando la salute umana. Queste alterazioni riguardano le persone di tutte le età, ma i ricercatori considerano molto significativo che i casi di tumore a insorgenza precoce siano cominciati ad aumentare intorno al 1990. I nati negli anni sessanta appartengono alla prima generazione esposta fin dall’infanzia a diete moderne e a cambiamenti ambientali e nello stile di vita che nel mondo ricco sono diventati la norma negli anni cinquanta.

I tumori spesso impiegano decenni a svilupparsi, è possibile covare un tumore a crescita lenta per anni. Quindi chi riceve la diagnosi tra i venti e i cinquant’anni “potrebbe essere stato esposto a fattori di rischio quando era piccolissimo o addirittura ancora nell’utero”, spiega il professor Shuji Ogino, un epidemiologo della Harvard T.H. Chan school of public health che partecipa all’iniziativa di ricerca del CrUk e dell’Nci. Il fatto che i tumori del tratto gastrointestinale – colon-retto ma anche esofago, stomaco, pancreas, dotto biliare e cistifellea – siano i più diffusi tra i giovani rafforza l’ipotesi di un legame con la dieta.

Alcuni altri tipi di tumore diagnosticati sempre più spesso a pazienti giovani, come quelli al seno, ai reni e il carcinoma all’endometrio, più il mieloma, un tumore del sangue, possono essere influenzati sia dall’obesità sia dalle condizioni del microbiota, anche se non c’è un rapporto evidente con l’apparato digerente, sostiene Ogino.

Le diagnosi tardive possono dipendere anche dalla mancanza di consapevolezza tra i giovani sui sintomi che dovrebbero preoccuparli

Inoltre, anche l’uso di antibiotici e più in generale di farmaci può influire sul microbiota di una persona, noto come la sua “impronta batterica”. Ogino osserva che durante la seconda metà del novecento, il ventaglio di farmaci disponibili per trattare varie patologie è fortemente aumentato. Le nuove medicine contro l’obesità sono un esempio recente. “Il loro effetto a lungo termine in realtà resta sconosciuto”, aggiunge. Il rapporto con il microbiota è ancora da dimostrare, sottolinea, e ricorda altri cambiamenti, avvenuti dagli anni cinquanta in poi, che possono influire sui ritmi circadiani e sul metabolismo: stili di vita più sedentari, alterazione dei modelli del sonno e ripetute esposizioni notturne a una luce intensa. “Sono tutti mutamenti che succedono simultaneamente, perciò è difficile individuare il colpevole. Probabilmente sono più colpevoli che lavorano insieme”, dice. L’aumento dei casi nei paesi occidentali più ricchi è destinato a trovare un’eco tardiva ma clamorosa in quelli più poveri, in cui questi mutamenti sociali sono cominciati a distanza di decenni rispetto agli Stati Uniti o al Regno Unito.

La ricerca del Financial Times ha rilevato che tra il 1990 e il 2019 l’incidenza di tumori nella fascia d’età tra i 15 e i 39 anni è aumentata molto più rapidamente nei paesi a reddito medio-alto, come Brasile, Russia, Cina e Sudafrica, rispetto a quelli a reddito alto. Parliamo del 53 per cento contro il 19 per cento.

Conseguenze economiche

Secondo Valerie McCormack, un’epidemiologa che ha studiato gli schemi tipici del tumore nei paesi a basso e medio reddito, in cui per molto tempo le patologie infettive rappresentavano il rischio più grave per la salute, la maggiore incidenza delle malattie non trasmissibili, tra cui il cancro, dipende da diversi fattori.

In questi paesi le donne hanno complessivamente meno figli e in età più avanzata, con la conseguenza che passano un periodo più breve della loro vita allattando al seno rispetto alle generazioni precedenti. Avere una famiglia più numerosa, e quindi di regola allattare per più tempo, oltre a partorire per la prima volta in giovane età, sono fattori che proteggono contro il tumore al seno.

“Questi cambiamenti comportano molti benefici per le donne, ma le espongono a un rischio maggiore di sviluppare un cancro al seno”, dice McCormack, che oggi è viceresponsabile della sezione epidemiologia dell’ambiente e dello stile di vita all’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che fa parte dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Allo stesso tempo l’aumento del fumo e del consumo di alcol in alcune economie in via di sviluppo, soprattutto tra gli uomini, “sta riducendo il divario nel rischio di cancro” tra paesi ricchi e poveri, mentre l’adozione di una dieta più occidentalizzata, l’obesità e la minore attività fisica vanno messe in relazione con l’aumento dei casi di tumore al colon-retto, aggiunge McCormack. Secondo lei, “sono cambiamenti epidemiologici e nello stile di vita che contribuiranno a una maggiore incidenza di certi tumori”, ma è improbabile che possano raccontare l’intera storia. “L’aumento di alcuni tipi di cancro è così recente che non sono state condotte ricerche per individuare con precisione tutti i fattori scatenanti”, dice.

L’incremento dei tumori a insorgenza precoce è un problema non solo per i sistemi sanitari, ma anche per le economie dei vari paesi. Chi sopravvive a un tumore è esposto a un rischio maggiore di avere problemi a lungo termine come infertilità, malattie cardiovascolari e tumori secondari, dicono i ricercatori. Questo implica la concreta possibilità di maggiori costi per l’assistenza sanitaria in futuro.

Simiao Chen, direttrice dell’unità di ricerca per la salute della popolazione e l’economia all’Istituto di sanità globale di Heidelberg, in Germania, e professoressa aggiunta all’Union medical college di Pechino, in Cina, ha guidato un’équipe che nei primi mesi del 2023 ha stimato che il costo globale del cancro tra il 2020 e il 2050 potrebbe essere di 25,2 milioni di miliardi di dollari ai prezzi costanti del 2017. Questo, hanno concluso i ricercatori, “equivale a una tassa annua dello 0,55 per cento sul prodotto interno lordo globale”.

“Se la tendenza è di ammalarsi sempre prima, allora i costi saranno molto più alti, perché perderemo persone in età lavorativa che potrebbero contribuire alla crescita economica”, afferma Chen. Chi sopravvive a un tumore potrebbe non recuperare i suoi precedenti livelli di produttività, aggiunge, “perciò si ridurranno la quantità e la qualità della forza lavoro”.

Salute
I tumori che aumentano di più
Variazione dell’incidenza del cancro nella fascia d’età tra i 15 e i 39 anni nei paesi del G20, dal 1990 al 2019, percentuale (fonte: ihme/financial times)

Prendendo atto che i tumori a insorgenza precoce stanno diventando più frequenti, alcuni medici chiedono di abbassare l’età per inserire le persone nei programmi di screening, che nella maggioranza dei casi sono destinati a chi ha più di cinquant’anni. In Inghilterra, per esempio, i kit del test per il tumore all’intestino sono inviati a domicilio quando i pazienti compiono sessant’anni. A maggio del 2023 il gruppo di lavoro dei servizi preventivi statunitensi, un organismo indipendente composto da esperti di tutto il paese, ha dichiarato che l’età per lo screening al seno dovrebbe scendere a quarant’anni.

Nel 2021 lo stesso gruppo ha affermato che lo screening colon-rettale dovrebbe cominciare quando le persone compiono 45 anni. Oggi che i sistemi sanitari di tutto il mondo sono in affanno per lo scarto tra domanda e risorse, ulteriormente aggravato dalla pandemia di covid-19, dimostrare l’urgenza di spese necessarie può essere difficile. Considerando la percentuale crescente di persone sotto i cinquant’anni che sviluppano un cancro, sarebbe opportuno un “dialogo nazionale” su quali sono le priorità, dice Rasheed, il chirurgo del Royal Marsden di Londra.

Salute
Il reddito conta
Variazione dell’incidenza del cancro tra il 1990 e il 2019, per reddito ed età, percentuale (Fonte: Ihme/Banca mondiale/Financial Times)

Campanello d’allarme

Alcuni scienziati affermano di aver individuato delle differenze nella struttura molecolare dei tumori che colpiscono i più giovani, sottolineando la potenziale esigenza di trattamenti specifici per questo gruppo di pazienti. Tomotaka Ugai, un professore della Harvard medical school, negli Stati Uniti, ha diretto uno studio sulla maggiore incidenza dei tumori a esordio precoce. La sua ricerca nel 2021 ha attirato l’attenzione internazionale su questa tendenza. Secondo lui, per molti tipi di cancro, come quelli al seno, al colon-retto, all’endometrio, al pancreas, alla prostata e per il mieloma multiplo “i casi a insorgenza precoce hanno caratteristiche cliniche più aggressive”.

Un’altra domanda che ci si fa è se i tumori a esordio precoce hanno cause diverse da quelli diagnosticati in età più matura. “Pensiamo che nel caso d’insorgenza precoce o tardiva molti fattori di rischio coincidano, ma non sappiamo se coincidono completamente, quindi dobbiamo fare altre ricerche”.

Secondo alcuni medici è importante anche il fatto che nei giovani spesso i tumori raggiungono uno stadio avanzato prima di essere diagnosticati. Quindi bisogna essere più attenti ai tumori tra i pazienti di venti e trent’anni, riconoscendo che oggi questa malattia non può più essere considerata un’eventualità remota. Rasheed, che tiene regolarmente conferenze per i medici di base sull’importanza di riconoscere tempestivamente i segnali della “bandiera rossa” del cancro, afferma che gli studi hanno mostrato come i giovani “a volte sono stati visitati da cinque o sei medici diversi prima di essere sottoposti a indagini specialistiche, diagnosi e cure”.

Gli stessi sintomi in un paziente con trent’anni di più avrebbero probabilmente fatto risuonare subito il campanello d’allarme. Le diagnosi tardive possono dipendere anche dalla mancanza di consapevolezza tra i più giovani sui sintomi che dovrebbero preoccuparli, suggerisce Rasheed.

Salute
L’età protegge meno
Variazione dell’incidenza del cancro nei paesi del G20, percentuale (fonte: ihme/financial times)

“Ho visto e sentito molte storie orribili di ragazzi che quando finalmente arrivano in ospedale hanno una malattia localmente avanzata o metastatica. Invece avrebbe potuto esserci una possibilità per scoprire e curare il tumore precocemente”, dice.

Scott ricorda che quando la dottoressa di base lo segnalò a un ospedale del centro di Londra per fare delle analisi “sembra che le abbiano risposto: ‘Non è urgente, ha 34 anni ed è chiaramente in ottima salute’. Lei però continuò a insistere e alla fine riuscì a farmi ricoverare”.

La questione che più preoccupa medici e ricercatori è la possibilità che l’aumento dei casi di tumore negli ultimi decenni sia solo la punta di un iceberg epidemiologico più grande. Nel loro studio, Ugai e i ricercatori che hanno collaborato con lui sottolineano la possibilità che i bambini, gli adolescenti e i giovani adulti di oggi possano essere esposti a un maggiore rischio di tumore per tutta la durata della loro vita rispetto alle generazioni precedenti.

Il problema non è solo il cancro. Gli stessi fattori di rischio possono predisporli a sviluppare patologie come il diabete e le malattie infiammatorie croniche intestinali, dicono gli scienziati. Se non si prenderanno iniziative per incoraggiare uno stile di vita e una dieta più sani, e per cambiare il modo in cui gli alimenti sono prodotti e distribuiti, in futuro le patologie croniche potrebbero aumentare.

Mentre negli ultimi decenni la diffusione del fumo – una delle principali cause di tumore – è diminuita in molte zone del mondo, l’obesità, la sedentarietà e altri fattori di rischio sono aumentati, osserva Ugai. “Si potrebbe parlare di una sorta di scambio, ma possiamo ipotizzare che nel prossimo futuro i casi di tumore a insorgenza precoce continueranno a crescere”, dice.

Per i giovani uomini come Scott, che erano sani e in forma, il tumore può sembrare la più grande delle sfortune. Mentre lotta contro la malattia, Scott resiste alla tentazione di chiedersi “perché proprio io?”. Si è iscritto a un master in politiche ambientali e l’anno scorso la sua compagna, Hen, ha partorito un bambino, Osprey, facendolo diventare papà. Ma inevitabilmente Scott pensa a come sarebbero potute andare le cose: “Per dieci anni avevo cercato di entrare nel settore dei documentari sulla natura. Poi, proprio mentre stavo cominciando la terapia oncologica, ho ricevuto varie offerte di lavoro e ho dovuto rifiutarle. Non posso fare a meno di chiedermi: ‘Come sarebbe la mia vita se non mi fossi ammalato?’”. ◆ gc

Questo articolo è stato modificato il 19 settembre 2023 per correggere il grafico “L’età protegge meno”, che indica la variazione dell’incidenza del cancro, non l’incidenza.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1528 di Internazionale, a pagina 50. Compra questo numero | Abbonati