Quando Steve Edsel era bambino, i suoi genitori adottivi tenevano un album di ritagli di giornale nell’armadio della loro camera da letto. A volte Steve gli chiedeva di prenderlo per leggere gli articoli sulla sua nascita, con titoli come questo, uscito sul Winston-Salem Journal il 30 dicembre 1973: “Madre abbandona il figlio e fugge dall’ospedale”. La madre in questione aveva quattordici anni, era “alta un metro e settanta, aveva capelli castani tendenti al rosso”. Era arrivata in ospedale una mattina presto con i genitori. Avevano dato dei nomi che si erano rivelati tutti falsi. Alle otto di sera, poche ore dopo il parto, erano spariti. In un ritratto a matita della madre, ricostruito sulla base dei ricordi delle infermiere, la ragazza porta occhiali tondi e la frangia da un lato. Le labbra sono serrate in un’espressione cupa.

Il neonato abbandonato è stato dato in affidamento a una coppia del posto, gli Edsel, che poi l’ha adottato. Steve ha sempre saputo tutto, fin da piccolo. I genitori non hanno mai cercato di nascondere le sue origini e gli mettevano a disposizione l’album ogni volta che lui lo chiedeva. Tuttavia, quando ha compiuto quattordici anni, ha cominciato a farsi delle domande sulla sua madre biologica. “Ho quattordici anni”, si era detto. “Gli stessi che aveva lei quando mi ha messo al mondo”.

Verso i vent’anni Steve ha cominciato a cercarla, ma dai documenti non è riuscito a scoprire niente. Quando ha compiuto quarant’anni ha detto a sua moglie Michelle che voleva fare un ultimo tentativo. Era il 2013. L’anno prima l’azienda AncestryDna aveva cominciato a vendere kit di test del dna che venivano recapitati a casa con la posta, così lui ne aveva comprato uno. All’inizio le corrispondenze con i dna di altre persone non sembravano promettenti – solo parenti lontani – ma quando è entrato in un gruppo Facebook dedicato a persone che cercano la propria famiglia biologica ha preso contatto con CeCe Moore, un’esperta di genealogia genetica. Moore è specializzata nel cercare persone attraverso lontane corrispondenze del dna, una tecnica di cui si è cominciato a parlare molto nel 2018, quando ha portato alla cattura di un serial killer in California. Al tempo, però, la genealogia genetica era ancora una novità e Moore era una pioniera. Si è offerta di aiutare Steve gratuitamente.

Nel giro di un paio di settimane ha ristretto la ricerca a due donne, cugine della stessa età. Su Facebook Steve ha visto che una delle due aveva quattro figli e pubblicava regolarmente le loro foto. Sembravano benestanti, una vita perfetta, “come in un libro di fiabe”, dice Steve. L’altra donna non era sposata e non aveva figli. Non era amica di nessun familiare su Facebook e si era trasferita dall’altra parte degli Stati Uniti. Una sera – un sabato, ricorda perfettamente Steve – Moore gli ha chiesto se potevano parlare per telefono e ha confermato ciò che lui già sospettava: la sua madre biologica era la seconda donna. Moore aveva anche un’altra notizia: aveva inaspettatamente scoperto qualcosa sul padre biologico.

“Sembra che i tuoi genitori siano parenti”, gli aveva detto. Steve non sapeva cosa rispondere. “Capisci cosa intendo?”. Steve lo intuiva. “Ci sono due possibilità: tuo padre è il padre di tua madre o il fratello di tua madre”.

Steve ha cominciato a provare tante emozioni tutte insieme: rabbia, dolore, impotenza, disgusto, vergogna e devastazione. Pensando alla sua nascita non aveva mai preso in considerazione la possibilità di un incesto. Perché avrebbe dovuto? Che probabilità c’era?

Numeri da rivedere

Nel 1975, quando Steve aveva circa due anni, un manuale di psichiatria sosteneva che la frequenza dell’incesto fosse di uno su un milione. Ma quel dato era quasi sicuramente molto sottostimato. Lo stigma e il silenzio sull’incesto, che spesso implica abusi sessuali su minori, hanno per tanto tempo impedito di esaminare approfonditamente il problema. Negli anni ottanta alcune studiose femministe hanno sostenuto, sulla base delle testimonianze delle vittime, che l’incesto è molto più comune di quanto si pensi, e negli ultimi anni le analisi del dna hanno offerto nuove evidenze biologiche. La diffusione dei test genetici sta portando alla luce molti casi di bambini nati da genitori strettamente consanguinei, fornendo una panoramica senza precedenti sull’incesto nella società moderna.

Il genetista Jim Wilson, dell’università di Edimburgo, è rimasto scioccato dalla quantità di casi emersi dalla Uk Biobank, una banca dati anonima del Regno Unito. Secondo la sua stima non pubblicata, una persona su settemila è nata da genitori che sono parenti di primo grado, cioè un fratello e una sorella, o un genitore e un figlio. “È molto di più di quanto molti possano immaginare”, mi ha detto. E questo numero è un punto di partenza: rappresenta solo i casi che hanno causato una gravidanza, che non si è conclusa con un aborto spontaneo o indotto, e da cui è nato un bambino che, da adulto, si è offerto volontario per uno studio scientifico.

La maggior parte delle persone coinvolte potrebbe non conoscere mai le proprie origini, ma in questi giorni molti stanno scoprendo la verità attraverso i test di AncestryDna e 23andMe. Il caso di Steve è stato uno dei primi di cui Moore si è occupata, in cui erano coinvolti genitori consanguinei di primo grado. La studiosa è a conoscenza di più di mille altri casi di persone nate da un incesto, in gran parte da genitori con parentela di primo grado e il resto da parenti di secondo grado (fratellastri, zio-nipote, zia-nipote, nonni-nipoti). Il fenomeno riguarda ogni classe sociale, con qualsiasi livello di reddito.

AncestryDna e 23andMe non informano i loro clienti dell’incesto, quindi i più di mille casi raccolti da Moore provengono dalla piccola percentuale di persone che, fatto il test, hanno approfondito l’indagine. Questo significa, per esempio, caricare il proprio profilo genetico su un altro sito di genealogia per analizzare le cosiddette “regioni di omozigosi” (Roh): lunghi segmenti in cui il dna ereditato dalla madre e dal padre sono identici. Per qualche tempo un noto sito di genealogia ha chiesto a chiunque avesse riscontrato delle lunghe Roh di contattare Moore. Lei li ha chiamati, uno per uno, per spiegare il significato della scoperta. Senza volerlo, è diventata la custode di quello che potrebbe essere il più grande database al mondo di persone nate da un incesto. Nella maggioranza dei casi, mi ha detto Moore, i genitori sono un padre e una figlia, o un fratello maggiore e una sorella minore, quindi l’esistenza di un figlio è in sostanza la prova di un abuso sessuale. Non sapeva bene dove indirizzare le persone turbate da simili rivelazioni, e lei stessa non è una terapeuta. Ma dopo essersi imbattuta in tanti casi, voleva che le persone sapessero di non essere sole. Nel 2016 ha creato un gruppo privato di sostegno su Facebook e ne ha affidato la gestione a Steve e poi a sua moglie Michelle. I tre si erano avvicinati negli anni successivi alla ricerca della madre naturale di Steve, mentre affrontavano insieme le conseguenze emotive di quella scoperta.

Preparativi per il corteo della giornata internazionale della donna a Parigi, in Francia, 8 marzo 2020 (Richard Kalvar, Magnum/Contrasto)

Sentirsi soli

Un giorno del gennaio 2024 Michelle, che lavora anche come assistente part-time di Moore, mi ha detto che quella settimana aveva parlato con quattro nuove persone, tutte con Roh abbastanza lunghe da avere genitori che erano parenti di primo grado. In passato temeva queste telefonate. “Mi impappinavo”, mi ha detto. Ma ora non più. Alla persona che chiama, scossa dalla notizia, dice che può unirsi a un gruppo di sostegno, fatto di persone che hanno vissuto la stessa esperienza. Come Steve.

Quando Steve ha scoperto la verità sui suoi genitori biologici, una decina d’anni fa, non aveva un gruppo di sostegno a cui rivolgersi e non sapeva cosa fare con quello strano miscuglio di emozioni. Era sinceramente felice di aver trovato la madre naturale. Steve non somiglia per niente ai genitori adottivi, ma nelle foto di lei e della sua famiglia riusciva a vedere i suoi occhi, il mento e perfino il mezzo sorriso compiaciuto che gli viene tanto spontaneo. Ma provava rabbia per quello che era successo alla madre. Non poteva conoscere le circostanze esatte del concepimento, e il solo test del dna non era in grado di stabilire se il responsabile fosse il fratello maggiore o il padre. Vista l’età della madre, faceva fatica a pensare che fosse stata consenziente. La ragazzina con gli occhiali scappata dall’ospedale è rimasta nella sua mente congelata nel tempo, anche mentre lui cresceva. Si sentiva protettivo nei suoi confronti.

Quando Steve ha scoperto la verità sui suoi genitori biologici, una decina di anni fa, non aveva un gruppo di sostegno a cui rivolgersi

Voleva conoscerla ma temeva che lei non volesse conoscere lui. La sua improvvisa ricomparsa avrebbe fatto riaffiorare ricordi traumatici, memorie che forse lei aveva cercato di evitare per tutta la vita adulta, considerando quanto poco fosse legata alla famiglia. Alla fine Steve ha deciso di scriverle una lettera, con un paio di paragrafi sulla sua vita, alcune foto e un messaggio in cui diceva di volerle bene. Ha tralasciato ciò che sapeva sulla paternità. Si è premurato di inviarla per raccomandata, per essere sicuro che l’avrebbe ricevuta e che non finisse accidentalmente nelle mani di altri.

Fantasie rivoltanti

Lei non ha mai risposto. Ma Steve sa che la lettera era arrivata: l’ufficio postale gli ha inviato il foglietto verde della ricevuta di ritorno. Lui ha esaminato la firma: il suo vero nome, scritto dalla sua mano. A quarant’anni, per la prima volta ha tenuto in mano qualcosa che anche sua madre aveva toccato. Ha infilato il foglietto tra le pagine della sua Bibbia. Steve non ha mai biasimato la madre per averlo abbandonato in ospedale e la scoperta dell’incesto l’ha reso ancora più comprensivo. Ma la rivelazione l’ha costretto a confrontarsi anche con la sua vera natura. Significava forse che c’era qualcosa di sbagliato in lui, scritto nel suo dna, fin dal momento del concepimento?

Intervistato in un podcast, tempo dopo, ha ammesso di essersi sentito un rifiuto, “come qualcosa che è stato semplicemente buttato via”. I primi sei mesi dopo la scoperta sono stati i più difficili della sua vita. In tutte le culture umane, l’incesto è uno dei tabù più universali e più profondamente radicati. Una spiegazione comune è di tipo biologico: i bambini nati da genitori consanguinei hanno una maggiore probabilità di sviluppare complicazioni di salute, perché è più facile che i genitori siano portatori delle stesse mutazioni recessive. Tra gli anni sessanta e gli anni ottanta, gli studi su alcune decine di bambini nati da incesto hanno accertato alti tassi di mortalità infantile e di patologie congenite.

La diffusione dei test del dna ha portato alla luce diversi casi. È diventato evidente che molte di queste persone sono perfettamente sane

Tuttavia in passato i medici non venivano mai a sapere di bambini sani nati da incesto. A mano a mano che la diffusione dei test del dna ha portato alla luce diversi casi, è diventato anche evidente che molte di queste persone sono perfettamente sane. Secondo Wilson, “c’è un grande elemento di casualità nel determinare gli effetti biologici dell’incesto”. Dipende dalla presenza o meno di mutazioni recessive responsabili di malattie nelle regioni di omozigosi. Tutti abbiamo alcune di queste regioni nel nostro dna – di solito meno dell’1 per cento del genoma nelle popolazioni occidentali, più alto nelle culture in cui è diffuso il matrimonio tra cugini. Ma, spiega Wilson, questa percentuale è del 25 per cento nelle persone nate da genitori con parentela di primo grado. Anche se la probabilità di avere una malattia genetica è molto più alta, l’esito è tutt’altro che predeterminato. Steve è nato con un soffio al cuore, che ha richiesto un intervento a cuore aperto all’età di tredici anni e un altro a diciotto, ma non se ne conosce con certezza la causa. Le malformazioni cardiache sono tra i difetti congeniti più comuni tra la popolazione. Inoltre, lui e Michelle non hanno mai potuto concepire. Altre persone del gruppo Facebook hanno parlato delle loro battaglie con malattie autoimmuni, fibromialgia, problemi alla vista e così via, anche se spesso è difficile fare un collegamento certo con l’incesto. I problemi di salute derivanti dall’incesto possono manifestarsi in diversi modi, a seconda delle mutazioni ereditate. “Quando vado dal medico e mi chiedono la mia storia familiare, mi domando: quanto devo entrare nel dettaglio?”, racconta Mandy, anche lei nel gruppo (per permettergli di parlare liberamente della loro storia familiare, nell’articolo ho citato alcune persone solo con il nome). Ma che esperienza può avere un medico generico dell’incesto?

Dopo aver saputo che suo padre era lo zio di sua madre, Mandy ha cercato storie di altre persone come lei. Tutto ciò che è riuscita a trovare sono “fantasie erotiche rivoltanti” online e articoli di riviste mediche sui problemi di salute correlati. Si è sentita molto sola. “Non ho nessuno con cui parlarne”, ricorda di aver pensato. “Nessuno sa cosa dire”. Quando ha trovato il gruppo su Facebook, ha capito di non essere l’unica. Non sa esattamente cosa sia successo tra i suoi genitori biologici, ma sua madre aveva diciassette anni e lo zio trenta. La scoperta, per quanto dolorosa, ha aiutato Mandy a fare pace con alcune esperienze dell’infanzia. A differenza di Steve, è stata cresciuta dalla madre biologica e credeva che il marito della madre fosse anche suo padre biologico. Lui per lo più la ignorava, mentre sua madre era crudele. Trattava Mandy in modo diverso rispetto ai fratelli più piccoli. “Almeno ora mi è chiaro il motivo”, mi ha detto Mandy. “Non ero una bambina cattiva e che non meritava affetto”.

Anche Kathy è stata cresciuta dalla madre, ma ha intuito presto che il padre non era il suo padre biologico. I loro gruppi sanguigni erano incompatibili e aveva sentito delle voci sulla madre e il nonno. La famiglia di sua madre era violenta e rumorosa, e lei era molto legata a quella del padre, in particolare alla nonna. “Sono stati la mia roccia”, mi ha detto. Quando Kathy ha fatto il test del dna che ha confermato la sua ipotesi sul padre biologico, aveva già passato una vita a prendere le distanze dai suoi familiari consanguinei per abbracciare una famiglia con cui non condivideva il dna.

Per certi versi ha fatto un percorso inverso rispetto a persone come Steve, che era stato adottato e voleva a tutti i costi conoscere la sua famiglia biologica. I due sono diventati amici. Kathy ricorda quanto lui fosse arrabbiato per la madre. Gli ha detto che anche lei era piena di rabbia, ma ha dovuto lasciarsela alle spalle. “Non mi porterà pace. Non porterà pace a mia madre”, ha ricordato. E non avrebbe cancellato ciò che era stato fatto alla madre di Steve dal padre o dal fratello tanti anni prima. Alla fine, Steve è riuscito a identificare il padre biologico, anche se non attraverso una particolare prodezza di ricerca genetica. Un giorno, due anni e mezzo dopo il test del dna, si è collegato ad AncestryDna e ha visto una corrispondenza con un genitore. Si trattava del fratello maggiore di sua madre. Dal sito ha visto che lo zio-padre si era collegato una volta, presumibilmente aveva visto che Steve era suo figlio. Dopo che Steve gli ha inviato un messaggio, non si è più collegato.

I numeri in Francia

◆ In Francia una persona su dieci ha dichiarato di essere sopravvissuta a un incesto. Lo racconta un sondaggio Ipsos commissionato nel novembre 2023 dall’associazione Face à l’inceste, che ha preso in considerazione un campione di mille adulti. Si può stimare quindi che le persone vittime di incesto in Francia siano 6,7 milioni, contro i due milioni di un sondaggio del 2009. L’Ipsos sostiene che l’aumento dei casi denunciati sia legato anche a una maggiore libertà di espressione favorita dal movimento #MeToo. Il 17 per cento degli intervistati ha detto di conoscere una persona che si è ritrovata in una situazione incestuosa, come aver subì­to aggressioni o attenzioni indesiderate, stupri, molestie, atti di esibizionismo o di aver dovuto posare per immagini erotiche o pornografiche. Secondo lo stesso sondaggio gli aggressori sono in grandissima parte uomini: all’interno delle famiglie il responsabile di una violenza su tre è il padre o il padre acquisito. Elle


Con grande affetto

A quel punto la sua rabbia iniziale ha cominciato a dissiparsi. Provava ancora un affetto profondo per la madre biologica. Michelle dice che suo marito è sempre stato un uomo sensibile – lei lo prende in giro perché si commuove al cinema – ma è diventato ancora più empatico dopo le sue scoperte. La sensazione di essere una nullità ha lasciato il posto alla consapevolezza di avere uno scopo; lui e Michelle oggi passano ore al telefono con le altre persone del gruppo di sostegno.

Steve non ha ancora parlato con la madre naturale. Ha provato a scriverle una seconda volta, inviandole un diario sulla sua vita, ma lei l’ha restituito senza aprirlo. A volte le scrive su Facebook, inviandole le foto dei nipoti e dei cuccioli che ha cresciuto. Ogni anno le manda gli auguri di compleanno. Quando il diario è tornato indietro, Steve ha deciso di provare a scrivere alla cugina della madre, l’altra donna che era stata individuata da Moore. Desiderava un legame con qualcuno della sua famiglia biologica. Ha scritto alla cugina a proposito della madre, ma non del padre, e lei ha risposto. Gli ha detto che lei e sua madre erano state vicine da bambine, ha raccontato Steve, ma non sapeva di una gravidanza. Le era sembrato che la cugina un giorno fosse “sparita dalla faccia della Terra”, ha detto. Lei ha accettato di leggere il suo diario e presto i due hanno cominciato a parlare al telefono delle rispettive famiglie.

Mesi dopo, Steve ha sentito di poter finalmente condividere la verità sul padre biologico, e la cugina ancora una volta l’ha accettato per quello che era. Si sono incontrati per la prima volta nel 2017, quando lei era in visita in una città vicina, e in seguito ha invitato Steve e Michelle per la festa del ringraziamento. L’anno scorso ha esteso a loro un altro invito a una grande riunione familiare. La famiglia biologica di Steve non era presente, ma quella di lei sì, e tutti sapevano di lui, della madre e del padre. L’hanno accolto a braccia aperte e hanno scattato foto insieme, come in una vera famiglia. Mi ha detto che era stato “un sollievo”, come se gli fosse stato tolto un peso. In questa famiglia lui non era un segreto. ◆svb

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Questo articolo è uscito sul numero 1570 di Internazionale, a pagina 62. Compra questo numero | Abbonati