Il 1 dicembre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha deciso di concedere la grazia al figlio Hunter, sotto processo per detenzione illegale di arma da fuoco ed evasione fiscale. Per Biden, che lascerà la Casa Bianca il prossimo 20 gennaio, la famiglia ha un’importanza enorme, soprattutto dopo la morte della prima moglie e della figlia in un incidente stradale, e del figlio Beau per un tumore al cervello.
Biden era spaventato dal fatto che Hunter diventasse una vittima delle vendette giudiziarie di Donald Trump. Ma da presidente rispettoso delle istituzioni, aveva promesso di ripristinare l’indipendenza del potere giudiziario. Invece ha sacrificato l’interesse del paese sull’altare della famiglia. E ha sbagliato.
La decisione avrà delle conseguenze pesanti. Prima di tutto scagiona indirettamente Trump, che durante il suo primo mandato aveva concesso la grazia a persone meno raccomandabili di Hunter Biden, come Steve Bannon e i suoi ex collaboratori Roger Stone, Paul Manafort o Charles Kushner. Inoltre, la scelta di Biden permette a Trump di giustificare il suo assalto al sistema giudiziario statunitense, con la nomina di funzionari per lo più incompetenti ma disposti a servire fedelmente un presidente che vuole ribaltare le istituzioni del paese.
La grazia a Hunter Biden apre anche un altro capitolo preoccupante: il futuro presidente repubblicano si sentirà autorizzato a graziare tutti i rivoltosi del 6 gennaio 2021, che avevano cercato di prendere con la forza il controllo del congresso per ribaltare il risultato delle elezioni vinte dai democratici. Scegliendo di non seguire il comportamentio etico richiesto dalla più alta carica del paese, Biden ha ceduto alle minacce di Trump. I danni potenzialmente considerevoli di questa decisione si misureranno nel tempo. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1592 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati