L’11 aprile Vladimir Putin ha ricevuto la visita del cancelliere austriaco Karl Nehammer, il primo leader occidentale a incontrare personalmente il presidente russo dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Dopo il viaggio, Nehammer si è mostrato molto pessimista sulle prospettive di pace, e ha espresso il timore che Mosca voglia intensificare drasticamente le operazioni militari. Dopo aver sottolineato l’indifferenza esibita da Putin sulle atrocità commesse dai russi in Ucraina, Nehammer si è anche detto convinto che le forze russe si stiano mobilitando per un attacco su vasta scala nella regione orientale del Donbass.
Mentre Nehammer era a Mosca, le forze russe hanno continuato a bombardare le città ucraine. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha dichiarato che “decine di migliaia di persone sono morte” a Mariupol, la città ucraina che ha subìto le devastazioni peggiori in questo conflitto.
Nonostante i fallimenti militari della Russia e gli sforzi dell’occidente per mettere in difficoltà il regime russo, Putin sembra ancora avere il controllo della situazione. Il presidente russo ha stroncato qualsiasi forma di dissenso e oggi può contare su un diffuso sostegno sul fronte interno, sulle entrate che derivano dalla vendita di petrolio e gas all’Europa, sull’appoggio implicito della Cina e sul rifiuto di gran parte del mondo di partecipare alle sanzioni contro Mosca.
Molti opinionisti occidentali hanno criticato l’incontro del cancelliere austriaco (l’Austria fa parte dell’Unione europea ma non della Nato) con Putin, perché sostengono che sarà usato dal Cremlino per difendere la tesi secondo cui le manovre degli Stati Uniti per isolare la Russia si concluderanno con un fallimento.
Dopo la visita, Nehammer ha detto ai giornalisti di aver sollevato la questione dei crimini che le forze russe sono accusate di aver commesso a Buča e in altre cittadine ucraine. Secondo il cancelliere, Putin ha negato le accuse, denunciando una messa in scena organizzata dagli ucraini.
Il nodo di Mariupol
Alla fine dell’incontro Putin ha confessato a Nehammer: “Sarebbe meglio se la guerra finisse presto”. Il significato di queste parole tuttavia non è chiaro: il presidente russo potrebbe essere pronto a riprendere i colloqui di pace ma intanto sembra preparare un attacco brutale e fulmineo in Donbass, dove i separatisti sostenuti da Mosca combattono l’esercito ucraino dal 2014. “Non dobbiamo farci illusioni: Putin ha adottato in pieno la logica della guerra e si sta comportando di conseguenza”, ha dichiarato Nehammer.
La possibile escalation del conflitto emerge anche da un’intervista rilasciata dal comandante dei separatisti filorussi Eduard Basurin e trasmessa dalla tv di stato russa. Basurin ha dichiarato che a Mariupol le ultime forze ucraine sono asserragliate nei sotterranei di un’acciaieria. Invece di assalire l’edificio, ha spiegato, le forze russe dovrebbero bloccare le uscite della struttura per poi aspettare che “gli esperti chimici trovino il modo di stanare i soldati ucraini rimasti all’interno”.
L’invasione dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio, è stata ripetutamente descritta da Putin come un’operazione diretta non contro l’Ucraina ma contro l’occidente, e nello specifico contro gli Stati Uniti, accusati di essere i burattinai del governo di Zelenskyj e di aver alimentato il suo desiderio di sottrarre l’ex repubblica sovietica alla sfera d’influenza di Mosca.
In occasione di un’intervista trasmessa l’11 aprile dalla tv russa, il ministro degli esteri di Mosca, Sergej Lavrov, ha spiegato che l’“operazione speciale” in Ucraina ha l’obiettivo di respingere l’influenza americana, che secondo il Cremlino è all’origine di tutti i problemi del mondo: “La nostra operazione militare speciale è progettata per mettere fine alla sconsiderata espansione degli Stati Uniti e al loro sconsiderato progetto di dominio globale”.
Intanto, gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno imposto sanzioni economiche sempre più severe alla Russia e stanno inviando grandi quantità d’armi all’esercito ucraino. Tuttavia non vogliono lasciarsi trascinare in una guerra con Mosca. L’Unione, inoltre, è ancora scettica sull’idea d’interrompere del tutto l’acquisto del petrolio e del gas russi, risorse fondamentali per l’economia dei paesi europei.
I ministri degli esteri dell’Unione si sono incontrati sempre l’11 aprile in Lussemburgo, dove il capo della diplomazia europea Josep Borrell ha dichiarato che “nessuna ipotesi è esclusa, compresa quella dell’embargo sul petrolio e sul gas”. I ministri hanno discusso un possibile allontanamento graduale dal petrolio russo, che è più facile da sostituire rispetto al gas, ma l’incontro ha evidenziato anche le profonde divisioni interne al blocco europeo. Austria, Ungheria e Germania si sono opposte a qualsiasi tentativo di limitare le importazioni di gas dalla Russia.
I leader dell’Unione europea dovrebbero comunque approvare un altro finanziamento da 500 milioni di euro per rimborsare gli stati che stanno inviando armi all’Ucraina, portando così a 1,5 miliardi la cifra complessiva finora stanziata, quasi equivalente agli 1,7 miliardi di dollari spesi dagli Stati Uniti.
I soldati russi, dopo essersi ritirati dall’Ucraina del nord in seguito al fallimentare tentativo di raggiungere Kiev, si sono riorganizzati in Russia e Bielorussia, dove hanno ricevuto rifornimenti e mezzi per poter riprendere i combattimenti nella parte orientale del paese. Da giorni le autorità ucraine stanno invitando i civili rimasti nell’est dell’Ucraina a fuggire, finché ne hanno la possibilità. Zelenskyj ha dichiarato che decine di migliaia di soldati russi si stanno preparando a un nuovo assalto.
Secondo Mathieu Boulègue, un esperto di questioni militari russe dell’istituto di ricerca londinese Chatham house, quando Mariupol cadrà definitivamente i soldati russi potranno spostarsi a nord per incontrare i loro commilitoni che procedono verso sud dalla città di Izjum, nella regione di Charkiv, e cercheranno di accerchiare il grosso dell’esercito ucraino, concentrato ancora più a est. Secondo Boulègue, la manovra non sarà semplice, perché le truppe russe sono allo stremo e in attesa di rinforzi. Gli ucraini, aggiunge l’analista, stanno cercando di bloccare l’avanzata e di organizzare un contrattacco, che però potrebbe rivelarsi più complicato rispetto alla battaglia per la difesa di Kiev, che alla fine ha costretto i russi alla ritirata.
Recessione e repressione
Alla luce dei resoconti sulle atrocità commesse dai russi a Buča, Kramatorsk, Mariupol e in altre città, il negoziato tra ucraini e russi per ora è sospeso.
In realtà pochi ritengono che Mosca e Kiev siano realmente disposte a trattare. Ivo Daalder, ex ambasciatore degli Stati Uniti presso la Nato, sottolinea che Putin ha bisogno di successi militari più significativi, mentre gli ucraini sono ormai convinti di poter respingere l’invasore.
“Gli ucraini pensano di avere l’occasione non solo di evitare che la Russia conquisti altri territori nell’est, ma anche di ricacciare i soldati russi dalle aree occupate. Putin, invece, vuole dei risultati da poter vendere come una vittoria ai cittadini russi”, spiega Daalder. “Per questo la diplomazia è bloccata”. François Heisbourg, esperto di difesa francese, ricorda che se e quando finalmente si arriverà a un accordo, Putin ne farà inevitabilmente parte. I diplomatici trattano con i capi di governo a prescindere da quanto siano sgradevoli, spiega.
L’occidente, intanto, spera che il peggioramento della situazione economica convinca il Cremlino a ridimensionare o addirittura a mettere fine al conflitto. La Russia è già in una “profonda recessione”: secondo la Banca mondiale nel 2022 la sua economia dovrebbe contrarsi dell’11 per cento.
Ma l’impatto della guerra è devastante anche per l’Ucraina. Sempre la Banca mondiale prevede che quest’anno il pil ucraino diminuirà del 45 per cento a causa dell’invasione russa e della crisi umanitaria.
All’inizio del conflitto Putin aveva dichiarato che l’obiettivo era la “denazificazione” dell’Ucraina, e aveva bollato come nazisti tutti quelli che si oppongono al dominio russo. L’11 aprile un articolo pubblicato sul quotidiano di stato Parlamentskaja Gazeta e firmato da un consulente del presidente della duma, la camera bassa del parlamento russo, ha ampliato il concetto, indicando il “neonazismo ucraino-americano” come il nemico da sconfiggere. Secondo l’articolo la battaglia include anche una “guerra fredda” contro i nemici dello stato all’interno della Russia. “La denazificazione dell’Ucraina è impossibile senza una parallela denazificazione della Russia”.
È stato l’ultimo segnale che Putin, nonostante la guerra in corso, sta incaricando il suo apparato di sicurezza di applicare una durissima repressione del dissenso. Questa manovra si è intensificata nelle ultime settimane. Ci sono stati casi di cittadini favorevoli alla guerra che hanno denunciato insegnanti e vicini di casa critici verso il conflitto. L’8 aprile sono state chiuse alcune tra le ultime organizzazioni indipendenti della società civile, tra cui il Carnegie Moscow center e gli uffici moscoviti di Human rights watch e Amnesty international. E la pratica di definire “agenti stranieri” tutti gli oppositori del governo è sempre più comune. Per la prima volta alla lista nera è stato aggiunto anche un musicista famoso, il rapper Ivan Drëmin, 25 anni, conosciuto con lo pseudonimo di Face. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1456 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati