Nella settimana tra il primo e il secondo turno delle elezioni legislative molti avevano messo in dubbio la tenuta dell’argine repubblicano contro i candidati di estrema destra. E avevano ragione, considerato il comportamento poco chiaro di alcuni politici “repubblicani” che per settimane avevano accusato la sinistra di estremismo e antisemitismo. A leggere i risultati sembrerebbe che gli elettori siano stati più responsabili dei politici. Il primo indizio che non inganna è l’affluenza alle urne. Non è piacevole votare per chi di solito è il tuo avversario, ma tanti francesi si sono prestati al gioco. Da mezzogiorno del 7 luglio, osserva l’esperto di elezioni François Hublet, l’aumento dell’affluenza è stato più evidente nelle circoscrizioni in cui l’Rn aveva ottenuto i risultati migliori al primo turno.

Questo dato è stato confermato in serata, quando si è saputo che la partecipazione era stata da record. Come ha scritto il politologo Jean-Yves Dormagen sul sito Le Grand Continent, “un’alta affluenza genera una dinamica sfavorevole all’Rn, perché il partito non dispone di riserve di voti, se si esclude qualcosina da rosicchiare dal bacino degli astenuti”.

Al contrario, a causa del meccanismo dell’argine repubblicano e delle desistenze (i candidati arrivati terzi al primo turno che rinunciano al ballotaggio per favorire chi ha più probabilità di battere l’estrema destra), la sinistra, il centrodestra e la destra repubblicana avevano, almeno sulla carta, riserve di voti molto più consistenti a cui attingere. Anche se in teoria erano incerte, si sono rivelate molto concrete grazie alla mobilitazione di elettori ed elettrici. In questo “gioco” i cittadini di sinistra sono stati di gran lunga i più repubblicani. Secondo le stime dell’Ipsos, nei ballottaggi tra candidati di Ensemble (il partito di Emmanuel Macron) e dell’Rn hanno “partecipato al gioco” (scegliendo Ensemble) quasi tre quarti degli elettori che al primo turno avevano votato il Nuovo fronte popolare e la metà di quanti avevano scelto Les Républicains (Lr). Gli elettori di sinistra non hanno fatto gli schizzinosi.

Gli elettori di Ensemble hanno innalzato barricate più alla loro destra che alla loro sinistra. Nel caso di ballottaggi tra l’Rn e i candidati di sinistra – non appoggiati esclusivamente da La France insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon – solo il 54 per cento di loro ha votato a sinistra. Meglio però di quanto hanno fatto gli elettori di Lr, che hanno preferito l’estrema destra alla sinistra moderata. Non sorprende che questa reticenza a favorire la sinistra per fermare l’Rn sia stata ancora più forte quando a rappresentare la sinistra erano i candidati di Lfi. In questi casi solo il 43 per cento degli elettori di Ensemble e il 26 per cento di quelli di Lr hanno scelto di fare argine.

Quindi è soprattutto grazie alla sinistra, e in misura minore ai macroniani, che l’argine repubblicano ha retto. Ma quanto durerà? Qualsiasi manifestazione di stanchezza da parte degli elettori rispetto a questo meccanismo elettorale potrebbe essere fatale. Leggendo i risultati del secondo turno, il leader dell’Rn, Jordan Bardella, ha tuonato contro quella che ha chiamato“l’alleanza del disonore”, cioè i patti di desistenza tra candidati e il trasferimento di voti tra blocchi tradizionalmente rivali. Per chi è democratico, anche se contrario alle idee dell’Rn, dev’essere difficile accettare che il partito che ottiene più voti finisca per essere la terza forza in parlamento per numero di seggi. Per i partiti repubblicani la prossima sfida non sarà solo opporre un argine all’Rn in occasione di elezioni convocate con il preciso scopo di penalizzarlo, ma poterlo sconfiggere “in modo leale”, vincendo la battaglia delle idee e dei progetti. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1571 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati