Grand Budapest hotel secondo la stampa straniera
L’ultimo film di Wes Anderson Grand Budapest hotel ha vinto il Golden Globe come miglior commedia l’11 gennaio.
Grand Budapest hotel è ambientato nei primi del novecento e racconta la storia di Gustave H, il portiere di un lussuoso albergo nella Repubblica di Zubrowka, un paese immaginario in Europa, e della sua amicizia con il giovane aiutante Zero Moustafa. Dopo l’omicidio della duchessa Madame D, anziana amante di Gustave H, i due vengono coinvolti nelle indagini della polizia e nella lotta per aggiudicarsi l’eredità lasciata dalla ricchissima signora.
Nel cast ci sono Ralph Fiennes, Tony Revolori, Saoirse Ronan, Bill Murray, Edward Norton, Harvey Keitel, Jude Law e Tilda Swinton. Il film è stato girato nel 2013 in Germania, soprattutto a Görlitz e in altre parti della Sassonia.
Le recensioni della stampa straniera. Il film ha ricevuto un’accoglienza molto positiva dalla stampa internazionale. Rene Rodriguez sul Miami Herald ha dato alle pellicola tre stelle e mezzo su quattro e ha scritto: “Grand Budapest hotel è il primo film d’azione di Wes Anderson. È pieno di sparatorie, inseguimenti, fughe e colpi di scena. Non manca la solita cura meticolosa per i dettagli: dalle scatole rosa di amaretti, ai dettagli della giacca viola di Gustave H. I dialoghi sono così veloci che spesso ci vogliono un paio di secondi per capire le battute. I detrattori di Anderson, e sono tanti, punteranno ancora una volta il dito contro la sua pignoleria verso i particolari insignificanti. Ma Grand Budapest hotel è un film all’altezza, un viaggio nell’immaginazione di uno dei registi più creativi in circolazione”.
L’Atlantic commenta: “Nei titoli di coda Wes Anderson confessa di essersi ispirato alle opere di Stefan Zweig, lo scrittore ebreo austriaco suicidatosi nel 1942. Grand Budapest hotel non è un film storico: non ci sono nazisti o comunisti. Ma la solita frivolezza di Anderson resta come imbrigliata nell’atmosfera novecentesca che fa da sfondo. Quel senso di innocenza, centrale in gran parte della sua carriera, è come guastato. Forse Grand Budapest hotel non è il film migliore di Wes Anderson, anche se ci va vicino, ma è sicuramente il più maturo”.
Positiva anche la recensione di A.O. Scott sul New York Times: “L’ottavo lungometraggio di Wes Anderson delizierà i suoi fan. Ma potrebbe anche conquistare qualche suo detrattore. Da fan di lunga data, ma un po’ deluso dagli ultimi film, l’ho trovato un film riuscito e toccante. E sono arrivato a un nuovo livello di ammirazione verso il regista statunitense”.
Negativo invece il giudizio di Dana Stevens, la critica cinematografica di Slate. “Interpretato in modo magistrale da Ralph Fiennes, Gustave H è una delle creazioni migliori di Wes Anderson. Ma è intrappolato in un film che non ha una direzione chiara. Gioventù, vecchiaia, rivalità? Nostalgia per il passato? La crudeltà del ventesimo secolo europeo? Questi sono i temi importanti che il regista vorrebbe esplorare, però non riesce mai ad approfondirli”.
Positivo il parere di Didier Péron, critico del quotidiano francese Libération. “Dai film di Fellini è nato l’aggettivo ‘felliniano’. E il marchio di Wes Anderson ormai è così riconoscibile che dobbiamo parlare di un mondo ‘wesandersoniano’. Grand Budapest hotel dimostra ancora una volta come ogni dettaglio dei film di questo maniacale maestro del cinema sia diventato un piccolo oggetto di culto per gli spettatori”.