L’opposizione abbandona la camera per protesta
La diretta dalla camera
È ricominciata alla camera dei deputati la discussione delle riforme costituzionali previste dal disegno di legge del governo e dal titolo “Superamento del bicameralismo paritario e revisione del titolo V della parte seconda della costituzione”.
L’assemblea della camera sta esaminando il disegno di legge di riforma costituzionale, già approvato dal senato, che dispone, in particolare, il superamento dell’attuale sistema di bicameralismo paritario, riformando il senato che diviene organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali. Al contempo, il progetto di riforma modifica la disciplina del procedimento legislativo e interviene sul Titolo V della Parte seconda della costituzione, eliminando la competenza legislativa concorrente e sopprimendo ogni riferimento costituzionale alle province nella costituzione
Il governo vorrebbe trovare un accordo entro sabato. Alla discussione per protesta non partecipano i partiti di opposizione Lega nord, Sinistra ecologia libertà (Sel) e Movimento 5 stelle (M5s).
Durante la seduta fiume convocata per la scorsa notte, in aula era scoppiata una rissa in seguito all’ostruzionismo messo in atto dall’M5s, che ha portato alla sospensione dei lavori e all’espulsione di alcuni deputati cinque stelle. In seguito, con il crescere della tensione sulle possibili concessioni da fare all’opposizione, la lite si è spostata tra i deputati del Partito democratico e quelli di Sel, che sono passati alle mani.
Ora anche la minoranza del Pd prova a far sentire il proprio peso e chiede alla maggioranza di cercare un compromesso con il Movimento 5 stelle e “di non approvare da soli il riordino costituzionale”. La minoranza del Pd è pronta a chiedere a Renzi una pausa di riflessione.
Ma il presidente del consiglio Matteo Renzi non ci sta e ha spiegato ai parlamentari democratici: “Il tentativo è di bloccare il governo, non le riforme. Ora siamo a un bivio. Non mi faccio certamente ricattare da Grillo. Non consentiremo a nessuno di bloccare il percorso della riforma costituzionale”.