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Fespaco, il festival del cinema africano in Burkina Faso

La folla davanti al cinema Burkina di Ouagadougou il 5 marzo 2015.

Emigrazione irregolare, bambini soldato, rivolte, disoccupazione. Sono i temi principali affrontati nei film in competizione nella 24˚ edizione del più importante festival africano del cinema e della televisione, il Fespaco, in corso nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, dal 28 febbraio al 7 marzo. Sono state 134 le opere selezionate, sulle 720 ricevute, e suddivise in cinque sezioni. Tra queste, venti sono in competizione per il prestigioso premio Stallone d’oro di Yennenga. A decidere sarà la giuria presieduta dal regista ghaneano Kwaw Ansah.

La cerimonia di apertura della 24˚ edizione del Fespaco.


Il film favorito è Timbuktu, del mauritano Abderramane Sissoko, vincitore del premio César in Francia e candidato all’Oscar come miglior film straniero. Alla proiezione al cinema Burkina, il 5 marzo, si sono presentati centinaia di spettatori e molti sono rimasti fuori. La proiezione del film, che racconta la vita nella città del nord del Mali sotto il controllo jihadista, aveva sollevato preoccupazioni legate alla sicurezza e il governo ha aumentato i controlli a Ouagadougou.

Il trailer del film Timbuktu in italiano.


Tra gli altri film in competizione ci sono Rapt a Bamako, dell’ex ministro della cultura maliano e figura storica del cinema africano Cheick Oumar Sissoko; Four corners di Zola Maseko, sul Sudafrica post apartheid; Des étoiles, della senegalese Dyana Gaye, che affronta il tema dell’emigrazione irregolare; C’est eux les chiens, del marocchino Hicham Lasri, sulle contraddizioni interne al paese nordafricano.

Secondo il direttore del festival Ardiouma Soma, “tutti questi film sono il riflesso di un’Africa dinamica. Sono film che mostrano l’Africa nella sua evoluzione e nel suo progresso. Questa selezione illustra anche l’importanza e il ruolo degli artisti in generale e dei cineasti in particolare. Hanno deciso di impegnarsi nella vita della loro nazione, nel progresso dei loro paesi e di mettersi al fianco dei loro compatrioti per raccontare l’Africa attuale e tramandarla a tutte le generazioni future”.

L’edizione di quest’anno è la prima aperta alla diaspora e alle produzioni con tecnologia digitale. Ed è anche il primo appuntamento dopo la fine del regime di Blaise Compaoré, destituito dopo un mese di proteste l’ottobre scorso. Segno della nuova epoca è la celebrazione nell’ambito del festival della memoria dell’ex presidente Thomas Sankara, ucciso nel 1987 durante il colpo di stato che ha portato al governo Blaise Compaoré. Rfi, Le Point

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