Cresce il rischio di una crisi umanitaria nello Yemen
S’intensificano gli scontri per il controllo di Aden: i ribelli houthi cercano di conquistare la città, roccaforte del governo fuggito dalla capitale, e dal 26 marzo la coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita bombarda le postazioni dei guerriglieri sciiti, accusati di essere appoggiati dall’Iran.
Mentre il presidente yemenita Abdrabbuh Mansour Hadi è in esilio a Riyadh, il ministro degli esteri saudita ha dichiarato che l’operazione continuerà finché il legittimo governo non sarà tornato al suo posto, ma sull’intervento militare crescono i dubbi vista la crisi umanitaria ormai in corso: almeno 35 civili sono morti nell’attacco contro un caseificio a Hodeida sospettato di essere usato dai ribelli come un deposito di munizioni, l’Unicef denuncia che 62 bambini sono morti nei bombardamenti di questa settimana e secondo Medici senza frontiere nell’ospedale di Aden sono state ricoverate più di 500 persone ferite nelle violenze.
Intanto la marina egiziana e quella saudita hanno inviato delle navi militari per controllare lo stretto di Bab al Mandab, che separa il mar Rosso dal golfo di Aden. Il 2 aprile lo sbarco ad Aden di alcune truppe non identificate ha fatto pensare proprio a militari di Riyadh, che però finora aveva sempre escluso un intervento via terra.