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Il Partito rivoluzionario istituzionale al governo nel paese ha vinto le elezioni in Messico

Malgrado le proteste avvenute durante la giornata elettorale e una campagna segnata dalla violenza dei cartelli della droga che hanno ucciso alcuni candidati, in particolare nello stato di Guerrero, il partito del presidente Enrique Peña Nieto ha preso tra il 29,8 e il 30,8 per cento dei voti, mantentendo tra i 196 e i 203 seggi alla camera dei deputati (500 seggi in totale)

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Vigilia elettorale violenta in Messico

Materiale elettorale in fiamme fuori dall’ufficio dell’Istituto nazionale elettorale a Juchitán, nello stato di Oaxaca, il 1 giugno 2015.

Un candidato alla camera dei deputati messicana è stato ucciso nella sua casa di campagna a Valle de Chalco, a sudest della capitale. Miguel Ángel Luna, 45 anni, del Partito della rivoluzione democratica (Prd, sinistra), era stato sindaco di Valle de Chalco. Si tratta del quarto candidato ucciso in vista delle elezioni del 7 giugno, in cui i messicani sono chiamati a eleggere cinquecento deputati della camera federale, nove governatori, sedici assemblee legislative statali e i sindaci di diverse città.

In un incidente separato nello stato di Guerrero, un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione in alcuni uffici elettorali della città di Tlapa e ha dato alle fiamme più di 116mila schede elettorali. Un simile attacco era già avvenuto il 1 giugno nel vicino stato di Oaxaca. Alcuni gruppi della società civile, in particolare uno dei maggiori sindacati degli insegnanti, hanno minacciato di boicottare le elezioni per protestare contro un provvedimento che prevede test per valutare l’insegnamento. Le autorità hanno promesso di sostituire le schede.

Il 7 giugno sono chiamati a votare 83,5 milioni di messicani. Il Partito rivoluzionario istituzionale (Pri, al potere), ha perso molto terreno nei sondaggi a causa delle proteste sul modo in cui il governo di Enrique Peña Nieto ha gestito la sparizione di 43 studenti della scuola di Ayotzinapa, avvenuta il 26 settembre nello stato di Guerrero. Ma l’insoddisfazione dell’elettorato riguarda tutti i partiti e il processo democratico in generale. Secondo uno studio condotto dall’Istituto messicano per la concorrenza, il 91 per cento dei messicani non ha fiducia nei partiti politici, l’81 per cento non si fida dei politici, mentre solo il 27 per cento di loro è soddisfatto della democrazia.

Negli ultimi anni è stato registrato un drastico incremento della violenza e della criminalità in tutto il paese. La sicurezza è quindi una delle sfide principali di questa tornata elettorale, con sette dei 31 stati messicani in allerta e settanta incidenti violenti registrati finora nel corso della campagna elettorale. Una parte della violenza è legata al crimine organizzato, altri episodi sono legati ai dissidi tra i sostenitori dei diversi partiti. Il 28 maggio è stato ucciso Israel Hernández Fabela, coordinatore della campagna elettorale di una candidata del Pri ad Azcapotzalco. Qualche giorno prima era toccato a Enrique Hernández Salcedo, candidato al comune di Yurécuaro. Il 1 maggio è stato ucciso Ulises Fabián Quiroz, candidato sindaco del Pri a Chilapa, nello stato di Guerrero.

La situazione nel paese è complicata anche dal problema radicato della povertà e della disuguaglianza, con il 51 per cento della popolazione che vive sotto la soglia del benessere di base e il 20 per cento che soffre di insicurezza alimentare. Secondo le previsioni, l’affluenza non supererà il 50 per cento, considerato anche che nel 2003 e nel 2009 si è fermata al 42 e al 45 per cento.

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