Un ex presidente brasiliano indagato nello scandalo Petrobras
Il senatore ed ex presidente del Brasile Fernando Collor de Mello è indagato per corruzione nell’indagine sull’azienda petrolifera nazionale Petrobras. Secondo gli inquirenti, si è appropriato di almeno 26 milioni di real (circa sette milioni di euro), partecipando al sistema di tangenti che in dieci anni ha deviato due miliardi di dollari dalla principale industria del paese e per cui sono sotto inchiesta una ventina di imprese e più di 50 politici, soprattutto dei partiti che appoggiano l’attuale presidente Dilma Rousseff.
Collor de Mello è stato presidente dal 1990 al 1992 e ora è senatore del Partito laborista brasileño (Ptb), che fa parte della coalizione di governo.
I documenti della procura diffusi ieri sostengono che ha ricevuto questi soldi dal 2010 al 2014 attraverso un “sofisticato sistema di riciclaggio di capitali”: avrebbe aperto delle aziende fittizie che servivano per “lavare” il denaro ricavato gonfiando gli appalti della Petrobras. Il 14 luglio, la polizia ha perquisito gli uffici e le residenze del senatore, ricavando le prove per formalizzare l’accusa. In particolare, nella Casa da Dinda, una lussuosa residenza di Collor de Mello a Brasilia, sono state sequestrate una Ferrari, una Lamborghini e una Porsche del valore complessivo di sei milioni di real, che sarebbero state comprate con i proventi della corruzione.
Collor de Mello, di 65 anni, ha cominciato a fare politica nel 1979, come deputato del partito Arena, che oggi non esiste più ma che fu creato nel 1964 [per appoggiare la dittatura militare](https://es.wikipedia.org/wiki/Alianza_Renovadora_Nacional_(Brasil). In seguito, è entrato nel Partito laborista brasileño (Ptb) e nel 1990 era stato eletto presidente.
Due anni più tardi, è stato coinvolto in un primo scandalo di corruzione. Il Partido dei lavoratori (Pt), di Luiz Inácio Lula da Silva, ha guidato il fronte delle proteste che l’hanno costretto a dimettersi. Eppure, quando nel 2006 Collor de Mello fu eletto senatore, è stato apertamente appoggiato da Lula che ha fatto entrare il Ptb nell’ampia maggioranza che sosteneva il suo governo e che ora supporta quello di Rousseff che l’ha seguito.
Sempre per il caso di Petrobras, questa settimana è tornato in carcere José Dirceu, ex ministro e uomo forte del governo nel primo mandato di Lula. Dirceu, di 69 anni, era già agli arresti domiciliari per una condanna a 11 anni e dieci mesi di reclusione per un caso di tangenti in parlamento nel 2005. Dopo 12 mesi di carcere, il giudice gli aveva concesso i domiciliari da scontare nella sua casa di Brasilia. Questo beneficio gli è stato revocato ora perché da lì ha continuato a ricevere commissioni illegali dall’azienda petrolifera.
Uno filone dell’inchiesta su Petrobras tenta di verificare se parte del denaro illecito fu impiegato per finanziare la campagna elettorale di Rousseff dell’anno scorso, al termine della quale è stata rieletta ed è tornata alla guida del Brasile il primo gennaio del 2015. Uno degli arrestati è proprio Joao Vaccari, tesoriere del Pt, il partito di Lula e Rousseff.
Nel paese cresce l’indignazione e la popolarità della presidente è addirittura più bassa di quella di Collor de Mello appena prima delle dimissioni del 1992.