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Nuove proteste contro la giunta militare in Burkina Faso

Proteste contro il colpo di stato nelle strade di Ouagadougou, in Burkina Faso, 17 settembre del 2015. (Theo Renaut, Ap/Ansa)

La giunta militare responsabile del colpo di stato in Burkina Faso ha liberato il presidente ad interim Michel Kafando e i due ministri del governo di transizione presi in ostaggio il 16 settembre. Il premier Yacouba Isaac Zida, invece, è rimasto agli arresti domiciliari. Alcuni manifestanti sono scesi in piazza per due giorni consecutivi, per chiedere la liberazione degli ostaggi e l’organizzazione delle elezioni politiche e presidenziali previste per l’11 ottobre. Ma le proteste sono state sedate e ieri ci sono stati scontri e vittime. Le frontiere aeree e terrestri sono state riaperte dai militari.

Le proteste della società civile. Il portavoce dell’associazione Balai citoyen, Me Guy-Hervé Kam, ha detto a un giornalista dell’Agenzia France-Presse che “la società civile, i sindacati e i partiti politici formeranno fronte comune per resistere” alla giunta militare. I cittadini chiedono che il generale Gilbert Diendéré, messo a capo del Consiglio nazionale per la democrazia istituito dai golpisti, si ritiri. Il generale ha promesso che le elezioni avranno luogo e ha detto: “Non abbiamo intenzione di restare al potere per sempre”.

Stamattina la circolazione delle auto nelle strade della capitale Ouagadougou è ripresa, anche se molti negozi sono rimasti chiusi. Le manifestazioni di protesta sono continuate in diverse città, tra cui Bobo-Dioulasso, nell’ovest del paese, e Fada N’gourma, nell’est. In queste località non ci sono stati scontri con le forze di sicurezza, mentre ieri a Ouagadougou l’intervento della guardia presidenziale ha causato almeno tre morti e sessanta feriti, come riportato da un medico del principale ospedale della città.

La visita dei capi di stato africani. Oggi, a Ouagadougou, Diendéré ha ricevuto la visita di due capi di stato dell’Africa occidentale: il presidente senegalese Macky Sall, che attualmente dirige anche la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cédéao), e il presidente del Benin, Thomas Boni Yayi. I due capi di stato dovrebbero fare da mediatori tra i golpisti e la comunità internazionale che ha condannato il colpo di stato e chiesto un ritorno alla transizione democratica cominciata dopo la fine del regime trentennale di Blaise Compaoré nell’ottobre del 2014. Boni Yayi era il mediatore incaricato dalla Cédéao di vigilare sullo svolgimento delle elezioni dell’11 ottobre.

La liberazione di Kafando e Zida era stata chiesta dal rappresentante speciale dell’Onu per l’Africa occidentale Mohamed Ibn Chambas, che ieri ha incontrato Diendéré. Il consiglio di sicurezza dell’Onu e gli Stati Uniti hanno minacciato di imporre sanzioni al Burkina Faso. La Francia dispone di un contingente di 220 soldati delle forze speciali a Ouagadougou impegnato nella missione antiterroristica Barkhane, ma ha assicurato che non interverrà militarmente.

( Un tweet del giornalista francese Gaël Cogné)

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