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Come funziona il diritto d’asilo in Europa

I paesi dell’Unione europea hanno legislazioni diverse e situazioni disomogenee rispetto al diritto d’asilo

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Come funziona il diritto d’asilo in Svizzera

Richiedenti asilo eritrei vicino all’abbazia territoriale di Einsiedeln nel Canton Svitto, il 15 ottobre 2014. (Fabrice Coffrini, Afp)

Il 3 settembre, in occasione di una visita ufficiale a Berna, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha elogiato la Svizzera per il suo sistema di gestione delle richieste d’asilo. Merkel ha detto: “La Svizzera ha sviluppato un procedimento che è costituzionale e genera trasparenza, per quanto sia svolto molto velocemente”. La cancelliera ha fatto riferimento alla regola delle “quarantott’ore” che prevede una velocizzazione di alcune pratiche di richiesta d’asilo.

Tuttavia il sistema svizzero suscita anche molte critiche da parte delle associazioni che si occupano dei diritti dei rifugiati. Il 20 settembre Anja Klug, responsabile dell’ufficio svizzero dell’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), in un’intervista al quotidiano Neue Zürcher Zeitung ha detto: “La Svizzera applica una politica troppo restrittiva nei confronti dei richiedenti asilo siriani”. Questo perché nei primi otto mesi del 2015, nei paesi europei la media di accettazione delle domande di asilo da parte dei siriani è pari al 72 per cento, contro il 35 per cento svizzero. Klug ha aggiunto: “Le persone ammesse soltanto provvisoriamente devono fare i conti con il rischio di farsi espellere dalla Svizzera in ogni momento”.

Céline Kohlprath, portavoce della segreteria di stato per le migrazioni (Sem), spiega come funziona il diritto d’asilo in Svizzera in sei punti.

Qual è la particolarità del sistema d’asilo svizzero?

Abbiamo una procedura breve per le persone che provengono da cinque paesi considerati “sicuri”: Serbia, Macedonia, Bosnia Erzegovina, Kosovo e Georgia. La chiamiamo procedura delle “quarantott’ore”, a volte può prendere più tempo, ma in genere è sbrigata in fretta. Queste persone ricevono un trattamento prioritario e sono subito informate del fatto che le loro richieste hanno meno possibilità di essere accolte. Se la loro domanda d’asilo è respinta, devono tornare nei loro paesi, non ricevono aiuto finanziario e non possono tornare in Svizzera. Le loro richieste sono prese in considerazione singolarmente, può essere che una singola persona sia effettivamente perseguitata, ma dato che si tratta di paesi sicuri le possibilità che sia davvero così sono molto basse.

Chi può beneficiare dell’asilo?

La Svizzera aderisce alla convenzione di Ginevra del 1951. Chi è perseguitato nel suo paese d’origine ha diritto all’asilo, che sia per ragioni politiche, religiose o di altro genere. La particolarità che contraddistingue la Svizzera rispetto ad altri paesi europei è che oltre allo status di rifugiato esiste un altro tipo di status, quello dell’ammissione provvisoria. Per chi non è direttamente perseguitato, ma non può tornare nel suo paese perché, per esempio, è in corso un conflitto armato, esiste questa accoglienza temporanea. Molti profughi ricevono questo trattamento. Nell’Unione europea uno status simile a questo è quello indicato con il nome di “protezione sussidiaria”. Per esempio circa un terzo dei siriani che fanno richiesta d’asilo è riconosciuto come rifugiato, mentre i restanti due terzi ottengono l’ammissione provvisoria. Se un richiedente asilo siriano è stato attivo in politica ed è perseguitato direttamente per le sue idee, gli verrà riconosciuto il diritto d’asilo. Invece, se non è mai stato coinvolto in attività politiche in opposizione al governo o ad altre forze, e sta semplicemente scappando dalla guerra, riceverà protezione nella forma dell’ammissione provvisoria: dovrà rientrare nel suo paese alla fine del conflitto. Durante la guerra nei Balcani sono arrivati in Svizzera molti kosovari: alla fine del conflitto sono tornati a casa e la Svizzera ha finanziato il rimpatrio

Il governo svizzero ha preso dei provvedimenti particolari per accogliere i profughi siriani?

Sono state adottate due misure nel corso del 2013 per i profughi siriani. Il consiglio federale ha deciso di accogliere, nell’ambito di un progetto pilota della durata di tre anni, 500 rifugiati siriani particolarmente bisognosi di protezione. A metà di settembre del 2015 il numero di profughi accolti è arrivato a 462, dunque il progetto pilota sarà presto ultimato. L’altro provvedimento è stato l’agevolazione del rilascio di visti ai cittadini siriani con parenti in Svizzera. Lo scopo di questa misura straordinaria, che è stata estesa da settembre a novembre del 2013, era di consentire a queste persone di entrare in Svizzera in vista di un soggiorno temporaneo. Più di quattromila persone sono entrate in Svizzera in questo modo.

Il 6 marzo 2015 il consiglio federale ha deciso di accogliere altre tremila persone in fuga dal conflitto nell’arco di tre anni. Da un lato s’intende offrire protezione a un certo numero di persone particolarmente vulnerabili nel quadro di un reinsediamento a lungo termine: tale programma pluriennale, parallelo al progetto pilota avviato nel 2013, si svolgerà in stretta collaborazione con l’Unhcr. A diverse centinaia di altre persone bisognose di protezione s’intende concedere un visto umanitario affinché possano entrare in Svizzera in modo sicuro: il programma si rivolge esplicitamente ai parenti stretti (coniugi e figli minorenni) di profughi già ammessi a titolo provvisorio.

Il 18 settembre 2015 è stata decisa la partecipazione della Svizzera al primo programma europeo di ricollocazione dei migranti riguardante 40mila persone, deciso nel mese di luglio dall’Unione europea. La Svizzera accoglierà fino a un massimo di 1.500 persone già registrate in Italia e in Grecia. Il numero di persone accolte nel quadro di questo programma sarà calcolato sul contingente di tremila persone bisognose di protezione che la Svizzera prevede di ammettere sul proprio territorio nell’arco di tre anni. Dall’inizio del conflitto in Siria nel 2011 alla fine di agosto 2015, la Svizzera ha accolto 9.199 siriani. Tra questi 2.307 hanno ricevuto il diritto d’asilo e 5.540 l’ammissione provvisoria. I restanti, circa 1.300 persone, sono ancora in attesa di una risposta.

Quanto deve aspettare un richiedente asilo per sapere se la sua domanda è stata accettata?

In media le procedure durano 314 giorni. Ma nell’80 per cento dei casi le procedure vengono sbrigate in 185 giorni.

Cosa offre la Svizzera ai richiedenti asilo?

In Svizzera ci sono due tipi di centri di accoglienza, quelli federali e quelli locali, la cui gestione è affidata ai singoli cantoni. Nei centri federali i richiedenti asilo possono restare per un periodo di tempo compreso tra i 25 e i 30 giorni, anche se si può arrivare a un massimo di 90 giorni. Successivamente i richiedenti asilo sono redistribuiti nei centri locali dove aspettano la conclusione delle procedure di presa in carico delle loro richieste.

Nei centri federali i richiedenti asilo ricevono cose da mangiare, vestiti e informazioni sulla loro situazione, che vengono fornite in varie lingue. Ci sono anche scuole dove i bambini possono imparare la lingua e programmi per favorire l’occupazione degli adulti, che sono invitati a lavorare anche se si tratta principalmente di attività d’integrazione. Per un giorno di lavoro ricevono 30 franchi svizzeri (equivalenti a circa 27 euro): si tratta per esempio di lavori all’interno della comunità o nei boschi. Grazie al lavoro i richiedenti asilo entrano in contatto con i cittadini svizzeri e di solito il programma funziona molto bene in termini di integrazione.

Come funziona l’asilo per i minori non accompagnati?

Le richieste d’asilo dei minori non accompagnati sono trattate con regime prioritario per farli rimanere nei centri il minor tempo possibile, al massimo per due settimane. I minori di solito vengono tenuti separati dagli adulti, anche se a volte è difficile, come in questo periodo, dato che i centri sono pieni. Inoltre, una volta che sono stati trasferiti in uno dei centri, a ogni minore viene assegnato un tutore che si occupi anche di aiutarlo nelle procedure burocratiche.

Questa scheda fa parte di una serie di Internazionale sul diritto d’asilo in Europa, all’interno del progetto #OpenEurope a cui la rivista aderisce insieme ad altri giornali europei e nordafricani.

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