Al via il processo per Mafia capitale
Il 20 ottobre è cominciato a Roma il primo procedimento legato all’inchiesta Mondo di mezzo, nella quale sono state indagate 59 persone con varie accuse, tra cui quella per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Il comune di Roma si è costituito parte civile nel processo, ma il sindaco dimissionario Ignazio Marino non si è presentato in aula e al suo posto è intervenuto l’assessore alla legalità Alfonso Sabella. Alle 11 si è aperto il procedimento contro Giovanni Fiscon, ex amministratore delegato di Ama (l’azienda romana per lo smaltimento dei rifiuti), e altre quattro persone. Fiscon, imputato per corruzione, ha chiesto il rito abbreviato, ma la sua richiesta è stata respinta. L’amministratore delegato di Ama andrà a processo il 5 novembre con altri 40 imputati.
È stato accordato il rito abbreviato per gli altri quattro imputati per corruzione: Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi, che rispondono di uno specifico episodio di usura, e Emanuela Salvatori, ex responsabile del coordinamento amministrativo per l’attuazione del piano per l’accoglienza dei nomadi, ed Emilio Gammuto, collaboratore di Salvatore Buzzi nella gestione delle cooperative.
L’inchiesta Mondo di mezzo
Il 2 dicembre del 2014 a Roma vengono arrestate 37 persone, tra cui l’ex terrorista dei Nar Massimo Carminati e il presidente della cooperativa 29 giugno Salvatore Buzzi, accusati di essere a capo di “un’associazione a delinquere di stampo mafioso. Il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, parla di un “ramificato sistema corruttivo” per l’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal comune di Roma e dalle aziende municipalizzate con interessi, in particolare, anche nella gestione dei rifiuti, dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo e campi rom e nella manutenzione del verde pubblico.
Le accuse sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati. “Nella capitale non c’è un’unica organizzazione mafiosa a controllare la città, ma ce ne sono diverse. Oggi abbiamo individuato quella che abbiamo chiamato Mafia capitale, romana e originale, senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso”, ha dichiarato Pignatone.
Nello specifico, ha riferito il procuratore, “alcuni uomini vicini all’ex sindaco Alemanno sono componenti a pieno titolo dell’organizzazione mafiosa e protagonisti di episodi di corruzione. Tra gli indagati anche lo stesso Gianni Alemanno, l’ex capo della segreteria del sindaco, Antonio Lucarelli, e l’assessore alla casa Daniele Ozzimo. Indagati anche il consigliere regionale del Partito democratico Eugenio Patanè, quello di Forza Italia Luca Gramazio e il presidente del consiglio comunale di Roma Mirko Coratti.
La seconda fase dell’inchiesta
Il 4 giugno vengono arrestate altre 44 persone. Al centro della seconda fase delle indagini Luca Odevaine, vicecapo di gabinetto della giunta di Walter Veltroni, arrestato già a dicembre del 2015. Secondo l’accusa, Odevaine tra le altre cose ha ricevuto tangenti per influenzare l’assegnazione della gestione del Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo.
Tra gli indagati anche il sottosegretario all’agricoltura del Nuovo centrodestra Giuseppe Castiglione, sotto inchiesta da parte della procura di Catania per turbativa d’asta in relazione all’appalto per la gestione del centro di Mineo. Il 9 giugno la guardia di finanza ha arrestato cinque persone accusate di aver truccato gli appalti: tra le gare truccate anche quella relativa al restauro dell’aula Giulio Cesare del Campidoglio, dove si riunisce il consiglio comunale. La gara sarebbe stata affidata a Fabrizio Amore, imprenditore coinvolto nell’inchiesta Mafia capitale.
Le conseguenze politiche dell’inchiesta
Dopo gli arresti di giugno nell’ambito dell’inchiesta Mafia capitale, l’opposizione ha cominciato a chiedere le dimissioni del sindaco Ignazio Marino e lo scioglimento per mafia del comune di Roma. Il consiglio comunale è stato travolto dall’inchiesta, anche se le indagini riguardano fatti accaduti intorno al 2008, quando la giunta era guidata da Gianni Alemanno, iscritto nella lista degli indagati.
- Dopo l’inchiesta Mondo di mezzo, che ha portato all’arresto di quattro consiglieri comunali, l’assemblea capitolina ha approvato la sostituzione dei quattro funzionari: Massimo Caprari (Centro democratico), Mirko Coratti (Partito democratico), Pierpaolo Pedetti (Partito democratico) e Giordano Tredicine (Forza Italia) con affidamento della supplenza per delle funzioni a Daniele Parrucci (Centro democratico), Liliana Mannocchi (Partito democratico), Cecilia Fannunza (Partito democratico) e Alessandro Cochi (Forza Italia).
- Si è dimesso, inoltre, Marco Vincenzi, capogruppo del Partito democratico alla regione Lazio. Il 26 giugno seguono le dimissioni del consigliere comunale del Partito democratico Francesco D’Ausilio.
- Il 14 luglio è stata la volta del vicesindaco Luigi Nieri, di Sinistra ecologia libertà. Nieri non era indagato, ma il suo nome appariva in diverse intercettazioni.
- Il 28 agosto il governo ha sciolto per mafia il municipio romano di Ostia e ha nominato commissario straordinario per il Giubileo, il prefetto di Roma Franco Gabrielli per “interventi di risanamento in otto ambiti”. L’amministrazione comunale non è, però, stata commissariata.
Rito abbreviato per Buzzi e Carminati
Il 19 agosto, la giudice per le indagini preliminari di Roma, Flavia Costantini, ha accolto la richiesta della procura e ha disposto il processo con rito immediato per 34 persone coinvolte nella seconda parte dell’inchiesta su Mafia capitale. Il prossimo 5 novembre andranno a giudizio Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, insieme ad altri 32 politici e imprenditori locali. E a settembre è stata respinta la richiesta di patteggiamento di Salvatore Buzzi. Gli avvocati di Buzzi avevano proposto una pena di 3 anni e 9 mesi, ma hanno ricevuto il parere negativo della procura. Una precedente domanda di patteggiamento era già stata bocciata a giugno.