Il presidente ivoriano Alassane Ouattara ottiene un secondo mandato
La commissione elettorale ivoriana ha annunciato il 28 ottobre che il presidente uscente, Alassane Ouattara, ha ottenuto una trionfale vittoria alle urne e quindi un secondo mandato di cinque anni, dopo un voto il cui principale obiettivo era voltare pagina dopo la guerra civile del 2011 e anni d’instabilità.
Ouattara ha ottenuto in tutto 2.118.229 voti, cioè l’83,66 per cento delle preferenze totali, ha annunciato nel corso di una conferenza stampa il presidente della Commissione elettorale indipendente (Cei), Youssouf Bakayoko. Al voto di domenica c’è stata un’affluenza del 54,63 per cento.
Ouattara, ex funzionario del Fondo monetario internazionale, la cui guida ha permesso al paese dell’Africa occidentale di tornare a essere una potenza economica emergente dopo la guerra civile del 2011, si è trovato di fronte un’opposizione estremamente divisa.
I risultati mostrano che il presidente ha ottenuto la maggioranza dei voti in trenta delle trentuno regioni del paese, oltre che nella città principale, Abidjan, e nella capitale Yamoussoukro. Nella sua circoscrizione natale, Kong, nel nord della Costa d’Avorio, in cui si sono recati alle urne più di 14mila elettori, solo 16 elettori non hanno votato per lui.
Opposizione divisa
Il voto di domenica è stato giudicato regolare e trasparente dagli osservatori, il che probabilmente ha rassicurato gli investitori che negli ultimi anni sono sbarcati nel paese che è il principale produttore di cacao del mondo, attirati da una crescita di circa il 9 per cento negli ultimi tre anni.
“Vorrei congratularmi con tutti gli ivoriani per la loro maturità e il loro esemplare comportamento”, ha dichiarato Outtara martedì sera, prima dell’annuncio dei risultati. “La Costa d’Avorio si è impegnata con decisione nella strada della stabilità e del rafforzamento della democrazia”.
Dei sei candidati in corsa per scalzare Ouattara, il principale rivale è risultato essere Pascal Affi N’Guessan, capo del Fronte popolare ivoriano (Fpi) dell’ex presidente Laurent Gbagbo, che ha ottenuto il 9,29 per cento dei voti.
I risultati annunciati dal Cei devono ora essere convalidati dalla corte costituzionale.
La strategia di Laurent Gbagbo
Nel 2010 il rifiuto da parte di Gbagbo di accettare la vittoria elettorale di Ouattara ha scatenato un conflitto in cui sono morte tremila persone. L’ex presidente è ora in attesa di giudizio da parte della Corte penale internazionale dell’Aja, con l’accusa di crimini contro l’umanità.
La candidatura di N’Guessan era il tentativo di riportare l’Fpi nell’arena politica principale dopo essere stato escluso dalle elezioni parlamentari e locali in seguito all’arresto di Gbagbo.
I falchi dell’Fpi, tuttavia, hanno sconfessato N’Guessan, invitando i loro sostenitori a disertare le urne. L’affluenza è stata quindi chiaramente più bassa nelle zone considerate roccaforti tradizionali di Gbagbo.
Di fronte a un parziale boicottaggio dell’opposizione, l’affluenza era fondamentale per legittimare un secondo mandato di Ouattara
Tre candidati si erano ritirati dalla corsa nei giorni precedenti le elezioni, sostenendo che erano state truccate e invitando gli elettori a rimanere a casa. La Cei ha respinto queste accuse come prive di fondamento.
Di fronte a un parziale boicottaggio dell’opposizione e alle preoccupazioni riguardo all’apatia degli elettori, l’affluenza era considerata fondamentale per legittimare un secondo mandato di Ouattara. Rispetto alle contestatissime elezioni del 2010, quando si registrò un tasso di partecipazione dell’80 per cento, il 25 ottobre l’affluenza è stata molto più bassa, ma comunque più alta che nelle precedenti presidenziali del 1995 e del 2000.
Almeno due candidati hanno comunque segnalato delle irregolarità. Siméon Konan Kouadio, uno dei sei candidati rimasti in corsa per scalzare Ouattara, ha dichiarato che ai membri della sua squadra elettorale sono stati denunciati gravi brogli, ma non ha offerto alcuna prova.
Tuttavia l’opposizione ha ammesso la sconfitta, congratulandosi con Ouattara lunedì, ancora prima che cominciassero a emergere i risultati ufficiali.
Le strade di Abidjan sono rimaste calme, senza grandi festeggiamenti dopo le dichiarazioni della Cei, arrivate il 28 ottobre prima dell’alba, al culmine di una maratona di annunci dei risultati parziali durata otto ore.
Abel Domahi, che fa il cameriere, ha dichiarato la sua gioia per la fine delle elezioni e la sua soddisfazione per la vittoria di Ouattara. “Il paese sarà in grado di portare avanti lo sviluppo che ha avviato”, ha dichiarato mentre si accingeva a tornare a casa dopo un turno di notte. “E speriamo davvero che questa possa avvenire in pace”.
(Traduzione di Federico Ferrone)