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I migliori film del 2015 scelti da Internazionale

Abbiamo chiesto a cinque giornalisti e collaboratori di Internazionale i loro cinque film preferiti del 2015. Ecco le loro scelte.

Non essere cattivo
Di Claudio Caligari
Nella Ostia di oggi gli emarginati sono dimenticati quanto i profughi e le interpretazioni degli attori sono un urlo contro questo oblio. Uno straordinario film testamento.


Francophonia
Di Alexander Sokurov
La sperimentazione più libera e potente si coniuga alla leggerezza poetica, l’opposto di quello che potrebbe far temere un film sul museo Louvre. E la storia dell’uomo, qui fantomatica, illumina il presente.

Timbuktu
Di Abderrahmane Sissako
Un intenso film di poesia su un grande vuoto. Quello di popolazioni povere e tradizionaliste sopraffatte dai banditi: le prime vittime del fondamentalismo sono loro.

Bella e perduta
Di Pietro Marcello
Un’elegia poetica per ritrovare la spiritualità e le radici del “belpaese”, prima che vada perduto per sempre. Un’ibridazione potente tra documentario e trasfigurazione pittorica.

Kreuzweg – Le stazioni della fede
Di Dietrich Brüggemann
Film d’esordio premiato a Berlino, è preciso nell’esaminare il fondamentalismo cattolico. Chi è implacabile, dio o noi?

Mad Max: Fury road
Di George Miller
Da troppo tempo non usciva un film d’avventura senza quel dettaglio scarso su cui devi chiudere un occhio. Questo episodio della saga di Mad Max funziona da ogni punto di vista: in anni di grafica computerizzata e battutine sciocche ovunque, un settantenne spiega come si fa un grande film artigianale, avventuroso, epico, meravigliosamente sporco di terra.


The lobster
Di Yorgos Lanthimos
Lanthimos è uno dei migliori autori del cinema europeo. Qui racconta cosa siano l’amore, l’attaccamento e il desiderio, con una storia che ribalta ognuno di questi concetti trasformandoli in ossessioni sociali. Non c’è una sola inquadratura sciatta in tutto il film. Il romanticismo non è mai stato così forte e nascosto bene.

Star wars: Il risveglio della Forza
Di J.J. Abrams
Il film testimonia il desiderio di scollegare la saga di fantascienza più grande di tutti i tempi da quella deriva tecnica e ricreativa in cui un Lucas anziano l’aveva precipitata. Il risveglio della Forza è insieme un’opera d’arte pop e una promessa mantenuta.

Suburra
Di Stefano Sollima
Il cinema italiano ha bisogno di ritrovare il coraggio di mettere il paese sullo sfondo e trattarlo così: come fondale per storie e personaggi che prescindono dalla sociologia. Stefano Sollima racconta il marcio di Roma ricostruendolo, martellandolo con la pioggia scura, dandogli una voce che non vuole essere vera e per questo è verosimile.

The Jinx
Di Andrew Jarecki
Un documentario in sei puntate, opera di Andrew Jarecki, che racconta una storia vera talmente da vicino da diventare esso stesso parte degli eventi. Uno dei film più inquietanti degli ultimi anni, e senza bisogno di trame creative e colpi di scena costruiti a priori. Un film decisamente più grande di sé stesso, con un vero cattivo contemporaneo come protagonista.

“La vita è così breve e l’arte è così lunga”, dicevano già gli antichi maestri. Nonostante la mutazione, nonostante l’ossessione della comunicazione, una parola che è oggi sinonimo di mercato, si continuano a scrivere buoni libri e a dirigere buoni film.

Da non specializzato, vedo molto e leggo molto, ma sono troppe le cose che mi sfuggono per poter dire con sicurezza: questi, nell’anno di grazia 2015, sono i film migliori. Due certezze però ci sono, e vanno ribadite: il cinema migliore non è quello istituzionale, in nessuna parte del mondo; anch’esso può riservare belle sorprese, ma la novità è altrove, ovvero, come dicevano gli antichi maestri, la verità (e anche la bellezza) non sta al centro, ma ai margini.

Dei cinque film più belli dell’anno secondo me, due sono del sistema, e cioè di autori che sanno raggirarlo ai propri fini, e tre no:

  • Bella e perduta, di Pietro Marcello
  • Louisiana, di Roberto Minervini
  • Non essere cattivo, di Claudio Caligari
  • Turner, di Mike Leigh
  • Vizio di forma, di Paul Thomas Anderson


Carol
Di Todd Haynes
I guanti, i cappelli, i cocktail, i riti sociali della borghesia statunitense come coperchio di una pentola a pressione in questa storia di amore tra due donne (interpretate abilmente da Cate Blanchett e Rooney Mara) di diversa estrazione sociale nella New York del 1952. Un esercizio di stile, ma mai fine a se stesso.


The assassin
Di Hou Hsiao Hsien
Cinema allo stato puro. Il nuovo film del regista taiwanese Hou è la Cappella Sistina del wuxia (i film d’epoca di arti marziali). Lento, stilizzato, sospeso tra rituale, passione e aldilà.

Behemoth
Di Zhao Liang
Documentario poetico, onirico, polemico, sulla devastazione dei paesaggi e la schiavizzazione degli abitanti della Mongolia Interna sotto il rullo compressore del progresso industriale cinese. Passato in concorso a Venezia, ma ancora senza distribuzione italiana.

Anomalisa
Di Charlie Kaufman, Duke Johnson
Un film d’animazione sulla vita mediocre di un uomo senza qualità che spezza il cuore, quando non inorridisce, per lo sguardo fermo che getta sulla debolezza umana. Il fatto che i personaggi principali siano dei burattini, raffigurati con la tecnica dello stop motion, aggiunge un tocco di pathos in più.

Le mille e una notte
Di Miguel Gomes
Dopo tanti film perfetti, un affresco di più di sei ore che fa dell’imperfezione, la permeabilità, l’intrecciarsi di storie aperte la sua ragion d’essere, innestando la crisi portoghese sul tronco dell’affabulazione infinita di Sharazade.

Timbuktu
Di Abderrahmane Sissako
Un’occhiata nel mondo dell’estremismo islamico. La stupidità umana ci strangola, i campi lunghi sul deserto ci lasciano respirare. Ma chi vincerà alla fine?


Foxcatcher
Di Bennett Miller
I soldi non fanno la felicità. Un meraviglioso terzetto di attori con Steve Carell, che è il vero birdman dell’anno.

Leviathan
Di Andrej Zvjagincev
Neanche i poveri se la passano bene. La vodka non aiuta e neanche la chiesa ortodossa. Molti dei mali della nostra società condensati in riva al nulla.

Mad Max: Fury road
Di George Miller
Ancora deserto, ma stavolta le malattie non sono estremismo e stupidità. Oppure sì? Charlize Theron si dimostra sempre più credibile in ogni ruolo.

Non essere cattivo
Di Claudio Caligari
Ogni tanto ci sono film per cui si parteggia anche se è difficile difenderli. Non è questo il caso. Per Non essere cattivo si parteggia perché è un bel film, ben scritto, ben recitato, attuale e universale come sanno esserlo i classici. E poi perché è un film di Claudio Caligari.

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